Se Darwin fosse uno scienziato contemporaneo interessato a eventuali altre forme di vita al di fuori del nostro pianeta,
andrebbe probabilmente alla ricerca di ambienti simili a quelli della Terra primordiale in cui si sono sviluppate le prime,
semplicissime, forme di vita. Probabilmente la prima tappa di questo viaggio contemporaneo di Darwin, sarebbe in Antartide
e più in particolare presso la stazione americana Mc Murdo, localizzata a una latitudine di 77° 50' sud e a una longitudine di 166° 40' ovest, nei pressi
dell'omonimo stretto. Questa stazione, non lontana dalla base italiana Mario Zucchelli, stabilita nel 1985 nella Terra Vittoria, si trova in una zona di
“laghi secchi”: bacini che, come il più grande lago Vostok, si trovano sul terreno antartico, ricoperti da migliaia di metri di calotta polare, e nei quali,
protette da questa coltre di ghiaccio, riescono a sopravvivere alcune forme di vita batterica.
Come gli astrobiologi contemporanei, Darwin penserebbe che studiare gli esseri viventi di questi ambienti poveri ed estremi e le loro strategie di
resistenza, potrebbe aiutarci a immaginare eventuali forme di vita di ambienti altrettanto difficili come quelli di alcuni pianeti e satelliti del sistema solare.
In particolare una situazione simile ai laghi secchi antartici sembrerebbe potersi ritrovare su alcuni dei satelliti di Giove, la tappa successiva del viaggio del
grande naturalista.
Il viaggio nello spazio alla ricerca di conferme all'universalità della teoria darwiniana, però, non potrebbe essere effettuato a bordo di un Beagle 2 , poiché è
già esistita una navicella spaziale con questo nome: un lander, per la precisione, che nel 2003 un gruppo britannico in collaborazione con l'Agenzia Spaziale
Europea (ESA), ha inviato su Marte per raccogliere informazioni sulla superficie del pianeta rosso. Purtroppo, il viaggio ha fallito nel suo avvicinamento al
pianeta e del lander si è persa ogni traccia dopo la separazione dalla sonda Mars Express che lo aveva portato in orbita .
Diversamente da quello del Beagle 2 il viaggio del Darwin astronauta non si fermerebbe su Marte ma si spingerebbe oltre, magari vicino Encelado, satellite di
Saturno. Su questo piccolo satellite è stata identificata una fonte visibile d'acqua che potrebbe essere l'elemento base di un'evoluzione biologica,
ancora per noi sconosciuta. Ma un altro satellite di Saturno potrebbe attrarre l'attenzione del nuovo Darwin: Titano, un corpo roccioso ancora più
grande del pianeta Mercurio. Anche su Titano Darwin troverebbe delle condizioni adatte allo sviluppo di una vita fuori dalla Terra, probabilmente vita
basata sul metano che, oltre a trovarsi in superficie in forma liquida, costituisce il 99% della densa atmosfera gassosa che circonda questo satellite.
Dopo un giro attorno a Saturno, Darwin punterebbe forse su Europa, l’affascinante satellite del pianeta Giove scoperto da Galileo, grazia al cannocchiale, nel
lontano 1610: Europa è simile per dimensione alla Luna. Quello che Darwin troverebbe senza dubbio interessante sarebbe l'oceano di Europa, dieci volte
più profondo degli oceani terrestri, rivestito da uno spesso strato di ghiaccio: sul fondo di questo oceano potrebbero svilupparsi forme di vita simili a quelle
delle sorgenti idrotermali degli abissi oceanici terrestri, mentre subito sotto il ghiaccio, altre forme simili a quelle dei laghi secchi in Antartide.
Purtroppo penetrare con un sommergibile questo strato di ghiaccio, come si era ipotizzato alla fine del secolo scorso, non sarà fattibile nel futuro prossimo.
Possiamo dire, dunque, che le Galapagos dei nostri giorni invece di essere nell'oceano Pacifico, potrebbero trovarsi sul secondo satellite ghiacciato di Giove.
Quello che Darwin cercherebbe nelle sue nuove Galapagos sarebbero gli elementi chimici che già la missione Galileo aveva rilevato nella decade 1995-2003:
sulla superficie ghiacciata di Europa, Darwin cercherebbe tracce di elementi potenzialmente biogenici, cioè che potrebbero permettere lo sviluppo di forme di vita.
La navicella Galileo ha già effettuato una mappatura delle zone dove dovremmo cercare i primi segni di vita fuori della Terra, a questo punto bisogna solo attendere
il ritorno sulla superficie di Europa per verificarne la presenza, cosa che potrebbe accadere nel 2022-2023 con una nuova missione. Ma Darwin non solo parteciperebbe
anche ad un'altra missione, già in programma per il 2020, la Missione Sistema Europa-Giove (EJSM), ma probabilmente sarebbe proprio a capo del team delle agenzie europea,
americana, giapponese e russa che collaboreranno alla spedizione.
L'EJSM è la proposta iniziale per una missione spaziale congiunta dell'Agenzia Spaziale statunitense (NASA) e di quella europea (ESA), che prevede l'utilizzo di due sonde
robotiche per l'esplorazione del sistema gioviano. L’uso dei metodi robotici è giustificato dalla presenza di radiazioni provenienti dal Sole e dalla magnetosfera di Giove.
Dai primi documenti rilasciati dall'ESA il nome della missione sembra essere Laplace, in onore del matematico e astronomo francese del '700.
Ma in attesa della missione EJSM, Darwin potrebbe partecipare ad un'altra missione, la Jupiter Icy moon Explorer (JUICE), che ha come obiettivo sempre il satellite ghiacciato
di Giove, per il momento un'iniziativa soltanto dell'ESA.
Darwin sarebbe probabilmente molto emozionato di poter vivere in un momento storico in cui tutti gli scienziati sono perlopiù d'accordo sul fatto che la sua teoria evolutiva.
sia il più importante contributo alla scienza di tutti i tempi, tanto da volerne cercare ulteriori conferme anche aldilà dei confini del pianeta
Ma la sete di conoscenza e l'istinto di esplorazione dell'uomo portarono in breve tempo al susseguirsi di una serie di spedizioni
volte alla scoperta del continente ghiacciato. I risultati più rilevanti nell'esplorazione dell'Antartide furono ottenuti da James C.
Ross nella spedizione del 1839: Ross e compagni esplorarono la Terra Vittoria (così chiamata in onore dell'allora
regina d'Inghilterra) raccogliendo nel corso del viaggio un numero considerevole di campioni biologici e geologici.
Dopo la spedizione di Ross, che aveva finalmente aperto la strada all'esplorazione del continente antartico, seguirono altre spedizioni nate con lo scopo di
raggiungere il Polo Sud geografico. Di particolare importanza risultarono le spedizioni del britannico Robert Falcon Scott tra il 1901
e il 1904 e del tedesco Eric von Drygalski dal 1902 al 1903, ma la vera conquista del polo la si deve al grande esploratore norvegese Roald Amundsen.
A bordo della nave Fram, nel Gennaio del 1911, Amundsen raggiunse la Piattaforma di Ross dove stabilì il suo campo base e da dove, l'ottobre successivo, partì
insieme ad altri quattro uomini e quattro slitte trainate da 52 cani, alla volta del Polo Sud. Amundsen e i compagni raggiunsero la meta soltanto due mesi dopo,
il 14 dicembre 1911, 35 giorni prima del gruppo di esploratori guidato da Scott, contemporaneamente impegnato nell'impresa. Amundsen e i suoi fecero
ritorno al campo base dopo 99 giorni di viaggio e dopo aver percorso una distanza complessiva di oltre 3.000 km, ma il successo della spedizione venne reso pubblico
soltanto quattro mesi dopo quando la Fram raggiunse il porto di Hobart, in Tasmania, e Amundsen ebbe finalmente accesso a una linea telegrafica.
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