Inghilterra

Introduzione

Vista dalla costa

L’essere inglese fu per Darwin un motivo d’orgoglio, come traspare in diversi capitoli del suo diario. Forse già in questo esempio, Darwin preannuncia l’inizio dell’epoca vittoriana, caratterizzata da un’Inghilterra stabile, florida, con un’economia che vede un’espansione commerciale e coloniale. La Gran Bretagna è una grande isola, con una superficie di 229.870 km2, che si estende tra le latitudini di 49° e 59° N e tra le longitudini di 8°O e 2°E. Presenta una superficie per lo più pianeggiante e collinare in corrispondenza dell’Inghilterra sud-orientale. I rilievi sono presenti nel resto dell’isola e, con il Ben Nevis nelle Highlands della Scozia, raggiungono l’altitudine di poco più di 1340 m s.l.m.m. Qui affiorano rocce antichissime: sono scisti e gneiss precambriani (da 1500 a 3000 milioni di anni fa). In corrispondenza degli affioramenti di queste rocce metamorfiche si rinviene anche una costa molto frastagliata. Nel Kent e Dorset le coste sono rappresentate dalle cosiddette scogliere calcaree. Il territorio è percorso da fiumi e da una rete di canali già costruiti agli inizi della rivoluzione industriale.
I venti atlantici e la corrente calda del Golfo, che raggiunge la Scozia occidentale, sono i fattori determinanti del suo clima temperato oceanico relativamente mite se rapportato alla sua latitudine. Le precipitazioni sono distribuite in tutti i mesi dell'anno, anche se in estate ed in inverno si intensificano.



La scoperta

Scoperta

Nel 7000 a.C. i ghiacci abbandonarono la loro morsa in tutta la Gran Bretagna che fu popolata da cacciatori, pescatori e raccoglitori di piante. I loro antenati erano già presenti nel Pleistocene, come dimostrano i resti di Homo sapiens della caverna di Kent (Devon) e, ancor prima, quelli di Homo neanderthalensis e Homo heidelbergensis. Queste genti abbandonarono le zone costiere sempre più invase dal mare e si stabilirono nelle foreste di pini e di querce.
Verso il 4700 a.C. lo stile di vita cambiò radicalmente. Misteriosi popoli immigrati probabilmente dal continente insegnarono agli indigeni ad addomesticare gli animali, ad arare i terreni, a seminare ed a mietere, tanto che la riserva di cibo divenne affidabile.
Lo stile di vita neolitico è contrassegnato da elementi rivoluzionari: agricoltura, arte della ceramica, costruzione di monumenti cerimoniali sofisticati, tombe con camere, tumuli di terra, cerchi di terra e di pietre. Sono evidenze di tecnologie sempre più avanzate e di credenze religiose. La prima segnalazione scritta dell’esistenza della Gran Bretagna si deve ad un navigatore greco Pitea, che nel 325 a.C. ne esplorò le coste.
La storia della Gran Bretagna è abbastanza nota a partire dall’epoca romana, quando Giulio Cesare la invase nel 55 - 54 a.C. La conquista romana continuò negli anni successivi e si concluse sotto l’impero di Claudio nel 45 d.C. L’occupazione romana interessò l’Inghilterra e il Galles e durò fino al V secolo d.C. I romani abbandonarono l’isola nel 410 d.C. e, successivamente, l’Inghilterra fu abitata da popoli germanici, quali sassoni, angli, juti e frisoni, provenienti dal continente.


Evoluzione del rapporto uomo-ambiente

Scoperta

In accordo con il Protocollo di Kyoto, il Regno Unito ormai sta riducendo le emissioni di gas serra, con l’obiettivo di raggiungere il 20% nelle emissioni. Anche la riduzione della quantità di rifiuti industriali e commerciali eliminati nelle discariche, il riciclo o l’utilizzo come compost di oltre 30% dei rifiuti domestici è un obiettivo del Governo da raggiungere entro il 2015. Sicuramente sono buoni propositi e obiettivi, anche se non mancano segnali diversi.
L’industria ha diminuito l’emissione di anidride solforosa, ma rimane ancora l’inquinamento atmosferico, che non si ferma soltanto al Regno Unito. La qualità dell’acqua dei fiumi e delle zone costiere è anch’essa migliorata negli ultimi vent’anni. Rimane il problema della scarsità di luoghi adatti a ospitare discariche; lo smaltimento dei rifiuti urbani sta diventando sempre più complesso. L’inquinamento, comunque, è un problema nato con l’industrializzazione e potrebbe fornire al Darwin contemporaneo esempi precisissimi sull’adattamento all’ambiente. A più di 150 anni l'impatto della crescita urbana, dell’espansione industriale e dello sfruttamento minerale ha aumentato gli effetti sulle modifiche dell’ambiente e sulla fauna selvatica.
Si assiste alla riduzione della biodiversità in habitat naturali e semi-naturali. Le specie a rischio di estinzione sono 72 (lista rossa IUCN 2009) in lieve aumento rispetto al 2008. Uccelli, mammiferi, invertebrati e piante riescono spontaneamente a colonizzare parchi, giardini e terreni interessati da discariche, compresi pozzi e cave in disuso, ristabilendo ovunque un nuovo equilibrio dopo aver interrotto quello precedente.
Uno dei problemi principali riguarda come la fauna selvatica riesce ad adattarsi e a sfruttare gli ambienti artificiali. Mentre alcuni organismi, come grandi mammiferi sono in grado di mantenere una bassa variabilità genetica che non richiede rapidi adattamenti, altri organismi devono adattarsi rapidamente per sopravvivere. Un esempio classico è il melanismo industriale tra gli insetti.
Treno A Manchester nel 1848, in una popolazione normalmente chiara della falena Biston betularia, furono trovati rari individui neri. 50 anni più tardi il 98% della specie era nero. Gli uccelli predavano normalmente gli esemplari più facilmente individuabili. I substrati sui quali le falene si poggiavano da chiari coperti da licheni diventarono scuri per la presenza di fuliggine rendendo sfavorito l’esemplare chiaro rispetto a quello nero, divenuto mimetico. Oggi, nei dintorni di Londra si assiste all’evento contrario. Il minor inquinamento rende i substrati più chiari favorendo gli esemplari chiari di falena e sfavorendo quelli scuri e, quindi, facilmente individuabili dai predatori. Ma questo è stato ed è il destino di molti altri insetti.
I tempi di dispersione degli organismi sono, poi, decisamente cambiati. Un ruolo importante è rappresentato dalla rete ferroviaria. Ci sono oltre 30.000 ettari di vegetazione lungo i binari della rete ferroviaria nazionale. Le linee passano attraverso aree industrializzate, urbane ed alcune delle aree più remote della Gran Bretagna, tra cui molti dei parchi nazionali. Questo rende la ferrovia un’ importante fonte di biodiversità nazionale, in quanto agisce come un corridoio naturale tra le zone a gestione agricola intensiva e le città. Altra questione ambientale rilevante, che il Regno Unito condivide con gran parte dei paesi europei e non solo, è il processo di deforestazione: originariamente il paese era infatti coperto per oltre due terzi da foreste, ma le attività umane nel corso dei millenni hanno ridotto la superficie forestale, come si è già detto, all’11,7% (2005).
Dal 2003, il 22,8% dell’elettricità del paese è prodotto da reattori nucleari che avrebbero dovuto limitare l’inquinamento dato dall’uso del carbone. Sulla spinta della preoccupazione di incidenti nucleari e dei danni derivati dalle scorie che inizialmente venivano eliminate gettandole in mare, la produzione dell’energia nucleare è stata rallentata, e le centrali idroelettriche e quelle a carbone ancor oggi coprono il fabbisogno dell’elettricità del paese.

Inquinamento

Economia

Sterlina Inglese

Al tempo in cui Charles Darwin compiva le sue osservazioni naturalistiche, in Gran Bretagna si stava assistendo all’inizio della grande rivoluzione industriale e sociale. Sotto la pressione dello sviluppo dell'automazione, delle industrie e dell'inurbamento, nella prima metà del XIX secolo la popolazione britannica crebbe da 11 a 21 milioni di abitanti. La sola Londra passò da 1,1 a 2,7 milioni di abitanti e anche altre città sedi d’industrie, come Manchester, ebbero un enorme sviluppo. L’industria decollò a scapito dell’agricoltura. All’inizio del 1800 l’attività economica era legata per 34% all’agricoltura e 28% all’industria mineraria, Industra mineraria manifatturiera ed edilizia; a metà secolo i rapporti diventarono 20% e 40% rispettivamente. Si stava assistendo all’avvento della macchina a vapore e all’affermarsi dell’industria metallurgica del ferro e dei forni a coke. Si stavano costruendo reti di strade e canali che collegavano le principali città e porti al resto della Gran Bretagna. Infatti, il trasporto ferroviario britannico è il più antico del mondo: le ferrovie per passeggeri sono nate in Inghilterra nel 1825. Gran parte dell’attuale rete ferroviaria della Gran Bretagna (oltre 16.000 km), si trova in Inghilterra e copre il paese piuttosto ampiamente. Il commercio fu, quindi, favorito dalla navigabilità dei fiumi e dal sistema ferroviario, grazie anche alla disponibilità di carbone, mentre la natura insulare della Gran Bretagna favorì lo sviluppo dei porti e di un commercio marittimo. La rivoluzione industriale aumentò l’urbanizzazione. I maggiori centri si svilupparono attorno alle strutture adibite allo sfruttamento delle risorse naturali, tra cui carbone e minerali di ferro. L’economia passò dal capitalismo mercantile a quello industriale. Dalla rivoluzione industriale in poi, l’industria manifatturiera è stata il vanto del Regno Unito, con la produzione di motori a vapore (per pompe, fabbriche, locomotive, navi), attrezzature tessili ed utensili. Si affermarono sempre di più le attività di intermediazione commerciale, bancarie, assicurative e finanziarie, tuttora importanti. Microchip elettronico Oggi Darwin avrebbe visto che l'economia inglese è una delle più importanti del mondo, con un PIL medio pro capite di circa 23.000 sterline. Considerata come una economia di mercato mista, ha da sempre adottato i principi del libero mercato e mantiene comunque un'avanzata infrastruttura di assistenza sociale. L'economia d'Inghilterra è la principale i tutto il Regno Unito, che risulta essere la diciottesima al mondo per potere di acquisto. L'Inghilterra è uno dei leader nel settore chimico e farmaceutico e nei principali settori tecnologici, in particolare nell'industria aerospaziale, l'industria delle armi e di software. A Londra vi è la sede della principale borsa valori del Regno Unito e della più grande d'Europa. Nella capitale, inoltre, ci sono le sedi di alcune delle più importanti società al mondo. Avrebbe, inoltre, notato l’aumento della popolazione; una popolazione che secondo alcune stime arriva nella sola Inghilterra ad oltre 51 milioni di abitanti, con una densità della popolazione di più di 380 abitanti/km2, una delle più alte d’Europa. Questa maggiore densità è stata messa in relazione alla presenza delle pianure fertili dell’Inghilterra, nonché alla sua forte industrializzazione e urbanizzazione. Dopo la seconda guerra mondiale, si è assistito all’abbandono delle grandi città: due milioni di persone si sono installate in 34 nuove città. Se il XIX secolo vide un grande incremento nella popolazione, il XX fu contrassegnato da un calo della natalità, in parte compensato da una forte immigrazione proveniente dai paesi del Commonwealth e dalle ex colonie India, Pakistan, Nigeria, Ghana e Africa australe, dando come risultato la società multietnica che popola l’Inghilterra oggigiorno. Le migliori condizioni economiche e sanitarie hanno elevato la qualità di vita e la sua aspettativa, che oggi arriva ad oltre 77 anni. Campagna Inglese Esistono, comunque, sacche di povertà, soprattutto nelle zone industriali e a Londra. Anche il livello culturale è uno dei più alti d’Europa.. L'Inghilterra, come già detto, è altamente industrializzata, ma dal 1970 c'è stato un declino nella tradizionale industria pesante e manifatturiera e una crescente attenzione verso un'economia orientata ai servizi. Il turismo è diventato un settore importante, che attrae milioni di visitatori in Inghilterra ogni l'anno. Le principali esportazioni sono rappresentate in particolare dai prodotti farmaceutici, dalle automobili, dal petrolio ricavato dal Mare del Nord, dai motori aeronautici e dalle bevande alcoliche. Oggi, la risorsa del carbone è stata sostituita dall’estrazione di idrocarburi, soprattutto tra la piattaforma continentale britannica e il nord-est della Scozia, che di fatto ha rilanciato il settore industriale. Una recente stima sull'utilizzo dei terreni ha messo in evidenza che l’agricoltura ne interessa il 25%, i pascoli permanenti il 46%, boschi e foreste il 12% ed altro il 17%. I terreni irrigati coprono una superficie di 1.080 km2. L’attività agreste presenta come prodotti principali frumento, orzo, patate, barbabietole, cui si aggiungono l’allevamento di ovini e bovini. L'agricoltura è intensiva e altamente meccanizzata e produce il 60% del fabbisogno alimentare con solo il 2% della forza lavoro. Due terzi della produzione è dedicata al bestiame, l'altra a seminativi.



Conclusioni

Se nel corso del viaggio sul brigantino Beagle, Darwin basò gran parte degli studi sull'osservazione degli organismi in condizioni di vita selvatica, essenziale fu l’attenzione che per lunghi anni dedicò allo studio della selezione dei vegetali coltivati e degli animali domestici in Inghilterra. Darwin osservò che agricoltori e allevatori sceglievano gli individui da utilizzare come riproduttori di nuove generazioni, basandosi sul vantaggio economico, come avviene per esempio per le specie da macello, o in virtù di caratteristiche estetiche, come accade per cani e piante da arredamento. La selezione artificiale, quindi, non seguiva lo stesso criterio di quella naturale, dove prevaleva l’individuo più adatto. Al tempo di Darwin nelle campagne inglesi era in corso, da alcuni decenni, la selezione in senso moderno delle razze di fondamentale interesse economico: principalmente bovini, ovini e suini. Darwin dedicò la più attenta considerazione all'opera degli allevatori ed effettuò sulle loro procedure considerazioni fondamentali, che possono ritenersi le prime riflessioni scientifiche sul "miglioramento" degli animali allevati. Studiando l'opera degli allevatori del proprio Paese, come quella dei colombofili e dei cinofili londinesi, lo scienziato britannico compose la propria opera più voluminosa: La variazione delle piante e degli animali in condizione di domesticità.

«E’ prodigioso quel che può operare il principio di Selezione applicato dall’Uomo…».
Lettera di Darwin ad Asa Gray, 1857).

Poiché, nella propria selezione, l'uomo stava alterando radicalmente i meccanismi naturali, e producendo esseri viventi da caratteri spesso opposti a quelli che avrebbe conservato la selezione naturale, Darwin concepì i propri studi sugli effetti della domesticazione come il complemento logico essenziale delle indagini sulla selezione naturale. Che cosa avrebbe detto Darwin osservando Dolly, la pecora clonata al Roslin Institute in Scozia, nel 1996, e vissuta quasi sette anni? Oppure dei bovini nati da embrioni clonati sempre in Scozia? Quale sarebbe stata la sua opinione su questi capolavori di ingegneria genetica e sull’eventuale vendita di carne e latte provenienti da questi individui? Pecora Dolly La sua immaginazione non sarebbe mai arrivata a prevedere che l’azione dell’uomo avrebbe potuto un giorno sostituire l’azione della selezione naturale, provocando cambiamenti evolutivi in certe specie a vantaggio del bisogno comune. Darwin sarebbe sicuramente meravigliato davanti alle capacità scientifiche e tecnologiche acquisite dalla nostra società in poco più di 150 anni, ma allo stesso tempo sarebbe molto preoccupato, osservando l’immenso potere che la scienza ha dato nelle mani dell’uomo, domandandosi se l’uomo sarà mai capace di gestirlo saggiamente.