Al tempo in cui Charles Darwin compiva le sue osservazioni naturalistiche, in Gran Bretagna si stava assistendo all’inizio della grande rivoluzione industriale e sociale. Sotto la pressione dello sviluppo dell'automazione, delle industrie e dell'inurbamento, nella prima metà del XIX secolo la popolazione britannica crebbe da 11 a 21 milioni di abitanti. La sola Londra passò da 1,1 a 2,7 milioni di abitanti e anche altre città sedi d’industrie, come Manchester, ebbero un enorme sviluppo.
L’industria decollò a scapito dell’agricoltura. All’inizio del 1800 l’attività economica era legata per 34% all’agricoltura e 28% all’industria mineraria,
manifatturiera ed edilizia; a metà secolo i rapporti diventarono 20% e 40% rispettivamente. Si stava assistendo all’avvento della macchina a vapore e all’affermarsi dell’industria metallurgica del ferro e dei forni a coke. Si stavano costruendo reti di strade e canali che collegavano le principali città e porti al resto della Gran Bretagna. Infatti, il trasporto ferroviario britannico è il più antico del mondo: le ferrovie per passeggeri sono nate in Inghilterra nel 1825. Gran parte dell’attuale rete ferroviaria della Gran Bretagna (oltre 16.000 km), si trova in Inghilterra e copre il paese piuttosto ampiamente. Il commercio fu, quindi, favorito dalla navigabilità dei fiumi e dal sistema ferroviario, grazie anche alla disponibilità di carbone, mentre la natura insulare della Gran Bretagna favorì lo sviluppo dei porti e di un commercio marittimo.
La rivoluzione industriale aumentò l’urbanizzazione. I maggiori centri si svilupparono attorno alle strutture adibite allo sfruttamento delle risorse naturali, tra cui carbone e minerali di ferro. L’economia passò dal capitalismo mercantile a quello industriale. Dalla rivoluzione industriale in poi, l’industria manifatturiera è stata il vanto del Regno Unito, con la produzione di motori a vapore (per pompe, fabbriche, locomotive, navi), attrezzature tessili ed utensili. Si affermarono sempre di più le attività di intermediazione commerciale, bancarie, assicurative e finanziarie, tuttora importanti.
Oggi Darwin avrebbe visto che l'economia inglese è una delle più importanti del mondo, con un PIL medio pro capite di circa 23.000 sterline. Considerata come una economia di mercato mista, ha da sempre adottato i principi del libero mercato e mantiene comunque un'avanzata infrastruttura di assistenza sociale. L'economia d'Inghilterra è la principale i tutto il Regno Unito, che risulta essere la diciottesima al mondo per potere di acquisto. L'Inghilterra è uno dei leader nel settore chimico e farmaceutico e nei principali settori tecnologici, in particolare nell'industria aerospaziale, l'industria delle armi e di software. A Londra vi è la sede della principale borsa valori del Regno Unito e della più grande d'Europa. Nella capitale, inoltre, ci sono le sedi di alcune delle più importanti società al mondo.
Avrebbe, inoltre, notato l’aumento della popolazione; una popolazione che secondo alcune stime arriva nella sola Inghilterra ad oltre 51 milioni di abitanti, con una densità della popolazione di più di 380 abitanti/km2, una delle più alte d’Europa. Questa maggiore densità è stata messa in relazione alla presenza delle pianure fertili dell’Inghilterra, nonché alla sua forte industrializzazione e urbanizzazione. Dopo la seconda guerra mondiale, si è assistito all’abbandono delle grandi città: due milioni di persone si sono installate in 34 nuove città.
Se il XIX secolo vide un grande incremento nella popolazione, il XX fu contrassegnato da un calo della natalità, in parte compensato da una forte immigrazione proveniente dai paesi del Commonwealth e dalle ex colonie India, Pakistan, Nigeria, Ghana e Africa australe, dando come risultato la società multietnica che popola l’Inghilterra oggigiorno.
Le migliori condizioni economiche e sanitarie hanno elevato la qualità di vita e la sua aspettativa, che oggi arriva ad oltre 77 anni.
Esistono, comunque, sacche di povertà, soprattutto nelle zone industriali e a Londra. Anche il livello culturale è uno dei più alti d’Europa..
L'Inghilterra, come già detto, è altamente industrializzata, ma dal 1970 c'è stato un declino nella tradizionale industria pesante e manifatturiera e una crescente attenzione verso un'economia orientata ai servizi. Il turismo è diventato un settore importante, che attrae milioni di visitatori in Inghilterra ogni l'anno. Le principali esportazioni sono rappresentate in particolare dai prodotti farmaceutici, dalle automobili, dal petrolio ricavato dal Mare del Nord, dai motori aeronautici e dalle bevande alcoliche.
Oggi, la risorsa del carbone è stata sostituita dall’estrazione di idrocarburi, soprattutto tra la piattaforma continentale britannica e il nord-est della Scozia, che di fatto ha rilanciato il settore industriale.
Una recente stima sull'utilizzo dei terreni ha messo in evidenza che l’agricoltura ne interessa il 25%, i pascoli permanenti il 46%, boschi e foreste il 12% ed altro il 17%. I terreni irrigati coprono una superficie di 1.080 km2. L’attività agreste presenta come prodotti principali frumento, orzo, patate, barbabietole, cui si aggiungono l’allevamento di ovini e bovini. L'agricoltura è intensiva e altamente meccanizzata e produce il 60% del fabbisogno alimentare con solo il 2% della forza lavoro. Due terzi della produzione è dedicata al bestiame, l'altra a seminativi.