Galapagos

Introduzione

Galapagos

Le isole Galapagos sono situate nell’oceano Pacifico a circa 970 km all’ovest delle coste del Sudamerica, proprio sull’Equatore, tra 1°40' latitudine N e 1°36' latitudine S. L’arcipelago appartiene alla Repubblica dell’Ecuador. È formato da 13 isole principali, 6 piccole isole, 42 isolotti e tanti scogli più o meno grandi, che insieme ricoprono una superficie emersa totale di 7.665,14 km2. Le zone dell’Arcipelago che non erano state colonizzate (il 97% del territorio emerso) e le aree marine che le circondano, sono state dichiarate Parco Nazionale e Riserva Marina nel 1959. Quindi, la superficie totale del Parco Nazionale più la Riserva Marina (superficie emersa + aree marine) si stende su circa 79.900 km2.

Geologia
Le isole Galapagos sono situate nell’oceano Pacifico a circa 970 km all’ovest delle coste del Sudamerica, proprio sull’Equatore, tra 1°40' latitudine N e 1°36' latitudine S. L’arcipelago appartiene alla Repubblica dell’Ecuador. È formato da 13 isole principali, 6 piccole isole, 42 isolotti e tanti scogli più o meno grandi, che insieme ricoprono una superficie emersa totale di 7.665,14 km2. Le zone dell’Arcipelago che non erano state colonizzate (il 97% del territorio emerso) e le aree marine che le circondano, sono state dichiarate Parco Nazionale e Riserva Marina nel 1959. Quindi, la superficie totale del Parco Nazionale più la Riserva Marina (superficie emersa + aree marine) si stende su circa 79.900 km2

Geografia
La posizione geografica delle Galapagos si rivela speciale anche dal punto di vista oceanografico poiché si trovano sulla confluenza di tre importanti correnti oceaniche: la corrente di Humboldt, la corrente di Panama e, in periodi che variano da 2 a 7 anni, anche la corrente “El Niño” è presente nell’ arcipelago. In conseguenza a questa convergenza di correnti provenienti da zone molto diverse e lontane geograficamente tra di loro, le Galapagos diventano il punto d’incontro di un altissimo numero di specie marine, dando origine ad un ecosistema caratterizzato da una fortissima diversità specifica. La grande distanza dal continente, di cui non hanno mai fatto parte, ha determinato la presenza di una fauna e flora particolari, che hanno avuto un’evoluzione caratterizzata da un estremo isolamento.
Questo isolamento prolungatosi per milioni di anni più le condizioni ambientali particolari dell’arcipelago, hanno provocato lo sviluppo di meccanismi evolutivi particolari nella fauna e flora locali. Come abbiamo visto, l’ecosistema delle Galapagos presenta una diversità specifica superiore alla norma ma anche mostra caratteristiche che le distinguono dalle altre specie insulari. Queste isole costruiscono l’arcipelago più complesso e diversificato del mondo, dove l’ambiente è rimasto relativamente intatto grazie alla loro enorme distanza dal continente. Non hanno mai fatto parte del continente sudamericano, fatto che comporta delle differenze enormi tra gli organismi insulari e quelli continentali. La fauna dell’arcipelago è costituita principalmente da uccelli, mammiferi e rettili.Da notare che non ci sono anfibi nelle Galapagos.
Le Galapagos sono considerate un “laboratorio vivente” e sono “una vetrina dell’evoluzione” dove si possono studiare e approfondire i diversi meccanismi utilizzati dalla natura per dare origine a nuove specie e dunque per l’evoluzione delle specie.
Il loro ecosistema isolato, che si è sviluppato durante milioni di anni in questo posto particolare, presenta per forza un equilibrio delicatissimo, dove qualsiasi cambiamento, sia di origine naturale sia di origine antropica, provoca gravissimi disturbi e squilibri sulla sua stabilità.
In più, gli organismi delle isole si sono evoluti lungo i secoli in assenza dell'uomo, il loro equilibrio è rimasto indisturbato fino all’arrivo di quest'ultimo. La loro storia evolutiva non ha dunque mai sviluppato reazioni di paura, fuga o difesa in relazione alla presenza della specie umana, meccanismi normali nelle specie che si sono evolute insieme all'uomo. Di conseguenza costituivano una preda facilissima all'arrivo dell'uomo. Questo ha determinato e continua a favorire l’estinzione di tante specie autoctone delle isole.

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Scoperta

Le isole Galapagos sono uno dei pochissimi posti al mondo che non ha mai avuto una popolazione indigena.
Sono state avvistate e approdate per prima volta dagli europei, il 10 Marzo del 1535, quando la nave dove viaggiava il prete spagnolo Fray Tomas de Berlanga, quarto Vescovo di Panama, fu deviata per mancanza di vento, dalla sua rotta verso il Perù, dove si stava recando per risolvere una disputa tra Francisco Pizarro e i suoi luogotenenti. Si rifornirono di cibo e acqua e continuarono il loro viaggio. Erano disabitate. Comunque, studi realizzati su cocci di ceramiche e manufatti trovati in diversi punti delle isole, dimostrano la presenza di popoli Sudamericani prima della visita degli spagnoli, anche se l’assenza di vasi cerimoniali e di edifici, suggerisce una presenza momentanea, non permanente, da parte di questi popoli autoctoni del continente.
Le Galapagos appaiono per prima volta nella mappa di Gerardus Mercator e Abraham Ortelius nel 1570 , sotto il nome di “Galopegos Insulae” a causa della numerosa popolazione di tartarughe giganti (testuggini giganti) presente sulle isole, il cui carapace rassomigliava molto una sella da cavallo, chiamato “galopegos” nello spagnolo di allora.
Il primo pirata ad approdare le isole fu il capitano inglese Richard Hawkins, nel 1593. Tra il 1593 e il 1710 le isole diventarono un covo per i pirati americani e inglesi che attaccavano i galeoni Spagnoli, pieni di oro e argento provenienti dal continente Sudamericano.
Chelonidis Nigra Nel 1793 James Colnett fece la prima descrizione della fauna e flora delle Galapagos e anche disegnò le prime carte di navigazione delle isole, facilitando l’uso delle isole come base per i balenieri dell’Oceano Pacifico. Questi, insieme ai commercianti di pelle di foca, decimarono migliaia di testuggini, sia per estrarne il grasso, sia per mangiarle durante i viaggi. La popolazione di foche fu anch’essa molto vicina all’estinzione.
In conseguenza a questa caccia spietata, dalle quindici sottospecie di tartarughe giganti che popolavano le isole sono sopravvissute solo nove, l’ultimo rappresentante della specie Chelonoidis nigra ssp. abingdoni è morto senza lasciare discendenti il 25 Giugno 2012.
I nomi scientifici di ogni grupo tassonomico non sono accettati da tutta la communità scientifica e molti scienziati e ricercatori considerano le sottospecie come vere e proprie specie. Segue la lista delle IUCN (International Union for Conservation of Nature - www.iucnredlist.org) con i nomi, ancora in discussione, delle sottospecie viventi e di alcune estinte.

Specie Chelonidis nigra (Quoy & Gaimard, 1824b)

Sottospecie:

  • Chelonoidis nigra ssp. Chathamensis (Van Denburgh, 1907)
  • Chelonoidis nigra ssp. darwini (Van Denburgh, 1907)
  • Chelonoidis nigra ssp. duncanensis (Garman, 1917)
  • Chelonoidis nigra ssp. guentheri (Baur, 1889)
  • Chelonoidis nigra ssp. hoodensis (Van Denburgh, 1907)
  • Chelonoidis nigra ssp. microphyes (Günther, 1875)
  • Chelonoidis nigra ssp. porteri (Rothschild, 1903)
  • Chelonoidis nigra ssp. becki (Rothschild, 1901)
  • Chelonoidis nigra ssp. vicina (Günther, 1875)
  • Chelonoidis nigra ssp. microphyes (Günther, 1875)
  • Chelonoidis nigra ssp. nigra (Quoy & Gaimard, 1824b) estinta
  • Chelonoidis nigra ssp. phantastica (Günther, 1907) estinta
  • Chelonoidis nigra ssp. abingdoni (Günther, 1877), estinta in natura da più di 40 anni, viveva un solo esemplare in cattività (Lonesome George) fino a Giugno 2012.

Il primo residente stabile delle isole fu l’irlandese Patrick Watkins, che fu abbandonato dall’equipaggio della sua nave sull’isola di Floreana nel 1807. Là visse fino al 1809, quando trucidò quasi tutto l’equipaggio di una nave che era approdata all’isola e fuggì con essa verso Guayaquil, dove si persero le sue tracce.
Nel 1818 esplose la caccia alle balene nella zona attorno alle Galapagos. Le isole servirono da ufficio postale per i balenieri e da officina meccanica per le navi. Nell’ottobre del 1820 un marinaio irresponsabile accese un fuoco che rapidamente si estese a tutta l’isola chiamata allora isola di Charles, bruciando tutto quello che esisteva su di essa. Un membro dell’equipaggio tornando molti anni dopo, disse che l’isola era ancora un calcinaio desertico.
Il 12 febbraio 1832 le isole furono annesse all’Ecuador e nell’ottobre dello stesso anno, il primo governatore delle Galapagos inviò un gruppo di condannati a vivere nelle isole. Alcuni artigiani e contadini le raggiunsero rapidamente e così s’insediò un gruppo sociale stabile politicamente. Da quel momento le isole Galapagos presentano una popolazione locale.

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Evoluzione del rapporto uomo ambiente

Il rapporto delle isole Galapagos con l’uomo non è mai stato felice: il primo approccio fu il massacro periodico e costante delle pacifiche e innocue testuggini giganti che popolavano le isole da parte dei bucanieri e balenieri, tanto da portare all’estinzione alcune sottospecie. Poi si aggiunse la caccia alle foche, furono decimate anch’esse. Dopo fu provocato l’incendio che devastò una delle isole più grandi e sterminò tutti gli organismi che vi abitavano. Di seguito vennero usate come recinto per conviti, che si organizzarono in una società caratterizzata da minima produzione e consumo, e non causarono altri danni che l’introduzione di specie invasive come capre e gatti, e la produzione di rifiuti.
Darwin arrivò alle isole in questo periodo, il 15 settembre 1835 e vi rimase fino al 20 ottobre dello stesso anno. Visitò le isole di San Cristobal,Santiago, Floreana et Isabela, dove fece le osservazioni che lo portarono a formulare la sua Teoria dell’Evoluzione.
Nel 1892 cambiò il nome delle Galapagos a quello di “Arcipelago di Colombo”. Durante la Seconda Guerra gli americani affittarono le isole e vi rimasero fino al 1948. Il 4 luglio 1959 il governo dell’Ecuador dichiarò Parco Nazionale tutta la regione delle Galapagos che non era stata colonizzata, stabilendone la delimitazione. Il 23 luglio dello stesso anno fu creata la Fondazione Charles Darwin e, nel 1964, fu inaugurata la stazione scientifica che porta lo stesso nome. Nel 1978 le isole Galapagos sono state incluse nella lista dell’UNESCO del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Iguana marino delle isole galapagos ▲ Torna su

Darwin e le Galapagos

Che cosa trovò Darwin nelle Galapagos?
Da buon naturalista, Darwin osservò che c’era qualcosa di speciale nelle specie autoctone di queste isole. Dalle sue osservazioni si ricava un’accuratissima descrizione delle condizioni ambientali e geografiche che caratterizzavano l’arcipelago 200 anni fa e delle specie viventi che vi si trovavano. Osservò con curiosità l’elevatissima diversità specifica della fauna e della flora locali. Ebbe la brillante idea di mettere in relazione le caratteristiche morfologiche delle diverse specie e le caratteristiche ambientali della nicchia ecologica di ognuna di queste specie concependo cosi la sua famosa teoria evolutiva, osservando le strategie di adattamento all’ambiente che queste specie avevano sviluppato e che avevano dato avvio a una vera e propria speciazione, come conseguenza della selezione naturale in funzione all’adattamento ambientale stesso.
200 anni fa Darwin trovò un ambiente relativamente poco contaminato che già risentiva della presenza dell’uomo, che aveva già introdotto specie invasive, come le capre, i cani, i gatti, i ratti e i topi che stavano cominciando già quella volta a minacciare la biodiversità delle isole, il cui equilibrio ecologico era ancora travolto dalle visite regolari dei bucanieri e balenieri e dal fenomeno periodico naturale “El Niño”.
Al suo arrivo alle isole la popolazione locale era costituita da duecento o trecento persone di colore (indios), banditi dall'Ecuador sei anni prima per delitti politici, la cui fonte principale di cibo animale era rappresentata dalle tartarughe giganti. Ma, il vero massacro di questa specie fu compiuto dai bucanieri. Questi, avendo scoperto che le testuggini stivate sul loro dorso, immobili, potevano sopravvivere per più di un anno senza cibo, hanno fatto delle vere razzie. Darwin scrisse:

«una sola nave ha ucciso duecento testuggini in un giorno, e mi è stato riferito che un’altra ha ucciso e portato 700 durante il suo soggiorno”…“ il numero delle testuggini è molto diminuito nell'isola di Charles

Se Darwin avesse la possibilità di ritornare oggi alle Galapagos, cosa potrebbe osservare? Com’è cambiato l’ambiente di queste isole gli ultimi 200 anni?
Scoprirebbe che i problemi che esistevano allora si sono centuplicati. Le isole Galapagos dovrebbero essere tra i luoghi più protetti del mondo per la loro altissima biodiversità e per le loro specialissime caratteristiche geografico-ambientali e biologico-evolutive, ma la realtà dimostra che, malgrado le leggi e i decreti creati per la loro protezione e salvaguardia, esiste un’enormità di problemi ecologici e ambientali molto difficili da controllare.
Alcuni di questi problemi provengono dall’azione delle variazioni ambientali naturali, come il fenomeno El Niño , che al suo arrivo periodico ogni sette anni, riscalda le acque superficiali, spazzando via non solo tante specie di pesci, ma anche gli uccelli e i cuccioli di foca che dipendono da essi per la loro sopravvivenza. Ma alle Galapagos, il vero pericolo è associato all'uomo e alla sua principale attività sulle isole: l’industria del turismo.
Turista Galapagos La minaccia più importante per la biodiversità delle Galapagos è rappresentata dallo sfrenato aumento della presenza umana sulle isole. Centinaia di migliaia di turisti invadono le isole lungo tutto l'anno senza sosta. Negli anni ’60 si registrava una media di 1.000 turisti l’anno, nel 1990 ce ne sono stati 40.000, nel 2001 sono stati 80.000, e malgrado i prezzi di entrata al Parco, l’equivalente di circa 80 euro a persona per gli stranieri , il flusso di turisti non si è fermato; al contrario, è sempre in aumento: nel 2010 si è avuta una media di 170.000 visitatori all’anno.
Questo incremento esponenziale del volume di visitatori comporta l’aumento delle infrastrutture adibite ai servizi di accoglienza, come le strutture alberghiere e di ristorazione. La costruzione di un secondo aeroporto delle isole e il progetto di un terzo, attualmente in discussione, sono la prova dello sviluppo smisurato dell’attività turistica nelle Galapagos.

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Economia

Pesca Nelle aree protette del Parco Nazionale delle isole Galapagos, il turismo è cominciato nel 1969 con la visita della prima nave da crociera, la “Lina A”. L’importanza di questo fatto è tale che ha diviso il contesto storico delle isole in due periodi: prima del turismo e dopo l’inizio del turismo organizzato nel 1969. Prima del turismo, l’esigua popolazione locale delle Galapagos aveva vissuto essenzialmente in un’economia di sussistenza; il prodotto della pesca non sorpassava i limiti della domanda interna e un’agricoltura limitata copriva i bisogni alimentari basici di tutti gli abitanti.
Con l’inizio dell’attività turistica si è originata una circolazione del denaro non solo con il fine di coprire i bisogni della popolazione, ma anche a fini di lucro. La finalità della produzione non è più solo il consumo locale, ma entrare nel gioco del mercato, guadagnare soldi. Questo nuovo approccio cambia completamente l’economia delle isole e con essa cambia anche la mentalità della popolazione locale. Dal 1969 l’economia delle Galapagos è basata su un solo e unico settore: il turismo, che diventa ovviamente l’attività principale. In secondo luogo troviamo le diverse attività relazionate e create in funzione del turismo, come la pesca, attività che è passata, da una produzione sufficiente a coprire i bisogni nutrizionali dei pochissimi abitanti, a centuplicare il suo volume in qualche decennio, in modo da soddisfare la domanda in aumento dell’attività di ristorazione, anche se l’importazione dei prodotti basici resta indispensabile per fare fronte alla domanda del turismo. L’attività alberghiera e di ristorazione si sviluppa in funzione del flusso turistico crescente, quindi, aumenta in modo esponenziale.
Con l’aumento del turismo crescono anche lo scambio e le relazioni con il continente e tra le diverse isole. Questo arricchimento fu, però, benefico soprattutto per le aziende turistiche e per il nuovo immigrante; i coloni di lunga data e i locali s’integrarono parzialmente a questo processo.
Le prime tappe dello sviluppo turistico delle isole furono basate sullo sviluppo dei tour navigabili, considerati dal Parco Nazionale Galapagos (PNG) come l’opzione più idonea per lo sviluppo di un modello compatibile con l’intorno naturale, con la sua conservazione, e che permette di offrire ai passeggeri i servizi basici, acqua, cibo, elettricità e alloggio per diversi giorni, con un certo livello di comodità e confort, senza alterare troppo l’ambiente insulare. Gli abitanti si sono sforzati per adattarsi a questo modello: hanno adeguato le loro barche per ricevere turisti, hanno aperto ristoranti e altri servizi. Non avendo né l’istruzione né l’esperienza nell’ambito turistico, i servizi offerti dai locali erano generalmente di bassa qualità in rapporto alle esigenze medie del turista. Dunque, i professionisti venuti dal continente hanno coperto il mercato di un certo livello, con un’offerta molto più adeguata alle attese del turista.
Turisti alle Galapagos Oggigiorno, l’accoglienza al turista è molto organizzata ed è la sola attività delle isole. C’è un’enorme scelta di alberghi e ristoranti di tutte le qualità e prezzi, da alberghi a 5 stelle ad affitta-camere. Lo stesso vale per i ristoranti. Ma il controllo quantitativo e qualitativo di queste strutture e attività da parte dello Stato non viene applicato come dovrebbe: ci sono conseguenze negative come risultato di questa mancanza di controllo dell’industria turistica sul Parco.
Il Parco prende una tassa di entrata nelle isole di 100 US$ dei quali restano al Parco solo 25 US$, il resto va allo Stato. Si offre un’enorme scelta di visite guidate ai diversi posti del Parco, includendo corsi subacquei, con brevetti rilasciati dalle organizzazioni internazionali riconosciute ufficialmente. Queste attività sono perfettamente controllate e seguite da guide formate dal WWF e da personale qualificato.

Questo personale qualificato viene inevitabilmente dal continente, quindi si crea un aumento del numero delle persone stabili sulle isole, adibite a offrire servizi di una certa qualità al turista. Di conseguenza, l’enorme crescita dell’industria del turismo nelle Galapagos comporta l’aumento esponenziale della sua popolazione stabile locale.
Nel 1990 la popolazione era di 9.735 persone, nel censimento del 2010 sono stati registrati 25.124 abitanti stabili sulle isole , questo dato dimostra che la popolazione delle Galapagos è aumentata di quasi 300% in due decenni. E questa tendenza non si ferma: il tasso di crescita annuale della popolazione delle Galapagos è arrivato a quasi 8% annuo nel 2011! Ma questo tasso non riflette la crescita normale della popolazione locale, questo indice è il prodotto quasi esclusivo dell’immigrazione indiscriminata e non controllata.
Nella speranza di trovare lavoro, gli ecuadoriani del continente hanno letteralmente invaso le isole, portando con loro un’infinità di problemi: produzione in situ di risorse alimentari (allevamenti di polli, capre, maiali, zone originalmente coperte dalla vegetazione locale spontanea che vengono utilizzate per l’agricoltura, ecc.); produzione di rifiuti in quantità impossibili da gestire sulle isole, dunque bruciati indiscriminatamente, con il conseguente inquinamento atmosferico e ambientale; costruzione indiscriminata di abitazioni per la popolazione locale; costruzione di rete fognaria per lo smaltimento dei rifiuti organici della popolazione locale e turistica, con il conseguente inquinamento delle zone marine del Parco; importazione di animali domestici invasivi, nocivi per la fauna e flora locali (gatti che mangiano le uova delle iguane, cani, insetti, parassiti, ecc.).
In più, la crescita del turismo e della popolazione locale e l’utilizzo d’impianti di energia obsoleti per coprire l’aumento delle esigenze energetiche di queste popolazioni, creano una forte minaccia d’inquinamento, che potrebbe rapidamente contaminare le scarse acque sotterranee dell’isola, cosa che andrebbe a colpire tutti gli organismi viventi sulle isole e su parte del Parco.
Una delle conseguenze più devastanti dell’aumento del turismo e della popolazione stabile è l'aumento delle specie invasive. Oggi, piante e animali arrivati nei primi anni ’70 con il turismo, come alcuni tipi di rampicanti, capre, formiche rosse, topi, per non parlare dei gatti che mangiano le uova delle iguane, rappresentano un enorme problema per la salvaguarda della biodiversità nelle isole. Secondo dati del parco Nazionale Galapagos , nelle isole esistono oggigiorno 1.432 specie invasive, tra le quali 950 piante, 452 invertebrati e 30 vertebrati. Esiste il pericolo che queste specie spiazzino le specie autoctone: 2.000 invertebrati, 560 piante, 17 mammiferi, 152 uccelli e 22 rettili, di cui il 97% sono specie protette in via di estinzione.
Le Galapagos hanno avuto a che fare anche con un’importante fuga di petrolio da una petroliera incagliata nel 2001, che grazie a venti e correnti favorevoli non ha causato danni enormi sulle isole, ma ha provocato gravi danni nell’ambiente marino attorno ad esse.
Pesca Altre minacce vengono dalla pesca commerciale, che mette diverse specie in pericolo. Negli ultimi anni la popolazione degli squali è diminuita del 60%, una mattanza dovuta allo sharkfinning, l’asportazione, quando il pesce è ancora vivo della pinna, considerata afrodisiaca nei Paesi asiatici. Anche le tartarughe sono state eliminate in massa per estrarne l’olio, e oggigiorno iguane, leoni marini e balene, sono “osservati speciali” per numero e stato di salute. Sono anche a rischio alcune specie di tonno, molluschi, crostacei, perché le regole sulla pesca non sono rispettate e il numero di pescatori è più del doppio di quello tollerabile. A questo punto è necessario stabilire leggi per il controllo della pesca indiscriminata. Le leggi sono state create, ma sono parzialmente applicate per mancanza di mezzi o di attrezzature (mancanza di sufficienti navi per la guardia costiera, di radar, ecc.).

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