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2. Sviluppare conoscenza, fare incontrare mondi, migliorare la vita di tutti.

Le politiche per la ricerca e per il trasferimento tecnologico

La ricerca la conosciamo come la “prima missione” dell’università. È una missione che riceviamo dalla comunità civile e che tutti interpretiamo come un mandato ad esplorare, ad espandere la conoscenza, a sondare percorsi e sviluppi innovativi. La ricerca crea continuamente occasioni di contatto tra persone, tra culture e tra generazioni ed è una forma particolarmente preziosa di “diplomazia”. Averne cura significa anzitutto renderla ordinariamente possibile per tutti: ciascuna e ciascuno, nei diversi ruoli e stagioni della propria carriera, deve avere il tempo e le dotazioni di base per svilupparla. E poi significa accompagnarla al meglio con i servizi centrali, facilitare il networking, valorizzare gli strumenti di cui già disponiamo, riuscire ad accogliere meglio chi arriva e chi vorrebbe scegliere l’Università di Trieste come il contesto in cui sviluppare i propri progetti competitivi o sostenere lo sviluppo di applicazioni e spin-off. Si può seminare ancora molto, partendo dal patrimonio che c’è e rendendo risorse e competenze sempre più disponibili per l’intera comunità.

La nostra Università, attraverso i suoi dieci Dipartimenti, copre quasi la totalità degli ambiti scientifici e si inserisce nel Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia (SIS-FVG), un contesto favorevole in termini di relazioni e sinergie. L’Ateneo fa inoltre parte di una rete europea, l’alleanza Transform4Europe (T4EU) con partner in dieci Paesi europei, che ha lo scopo di affrontare le sfide epocali della società con approcci condivisi.

La partecipazione di gruppi di ricerca UniTs a diversi programmi, tra cui numerosi progetti PNRR (sul cui seguito occorre interrogarsi), ha attratto negli ultimi cinque anni quasi 50 MEuro.

Un focus sul post PNRR

È fondamentale mantenere alta l’attenzione sui cambiamenti in arrivo, sia in termini di finanziamenti che di nuove sfide legate a sostenibilità, digitalizzazione e innovazione.  

Nonostante l’azione di promozione sostenuta anche dalla CRUI, la Legge di Bilancio approvata in Senato in data 28/12/2024 non contiene elementi al sostegno finanziario degli Ecosistemi dell’Innovazione attivati dal PNRR, mentre prevede risorse pari a 150 MEuro annui per il biennio 2027-2028 al supporto di Centri Nazionali e Partenariati Estesi già avviati. 

In questa prospettiva, occorre interrogarsi quali strategie e, di conseguenza, quali azioni future risultano di interesse strategico per l’Ateneo al fine di mantenere un ruolo attivo e significativo nella fase post PNRR.

1_ Ecosistemi dell’Innovazione: il futuro del Consorzio iNEST  

Il Consorzio Ecosistema Innovazione iNEST integra tutte le nove Università del Triveneto in un’organizzazione strutturata in hub & spokes. L’Ateneo di Trieste ha coordinato lo spoke 8 e partecipato a 3 altri spoke, coinvolgendo 36 unità di personale strutturato e investendo in ulteriori 36 posizioni tra RTDa, dottorandi, assegnisti e tecnologi; in totale ha gestito circa 11 MEuro. La ricerca sviluppata ha generato bandi a cascata per la creazione di partnership pubbliche/private di rilievo nazionale con vocazione territoriale, per un valore di 5.5 MEuro di finanziamento, assegnati a 53 beneficiari; inoltre, sono stati finanziati progetti proposti da giovani ricercatori per circa 450.000 Euro.  

Reclutamenti, allineamento nel sistema triveneto, e attivazione dei bandi rivolti alle imprese rappresentano uno straordinario sforzo gestionale-amministrativo, condotto dall’amministrazione dell’Ateneo di Trieste in modo armonizzato con le amministrazioni delle altre otto università, mostrando concretamente che è possibile costruire un sistema triveneto forte e competitivo.  

Il consorzio iNEST ha ipotizzato la transizione verso un rinnovato consorzio – iNEST2Impact – in grado di consolidare le partnership stabilite, inglobare nuove componenti, individuare ambiti di attività in grado di attirare risorse con cui sostenersi e capace di gestire i finanziamenti che arriveranno anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia – che si è dichiarata esplicitamente disponibile a sostenerlo. 

Il documento programmatico varato a gennaio 2025 identifica le linee strategiche di azione del consorzio, che poi inquadra in un piano di attività raccolte in quattro principali ambiti. 

Rilevanza di iNEST2Impact per l’ateneo di Trieste 

Tutte le linee strategiche di azione per il futuro, identificate nel citato documento programmatico, sono di interesse per l’Ateneo: 

  • contribuire a mantenere il dinamismo e le sinergie generati dalle collaborazioni inter-ateneo, che possono essere utili nel contesto di bandi competitivi in ambito UE – dove il nuovo Consorzio può porsi come soggetto unico; 
  • potenziare forme collaborative come i lab village e stabilizzare le relazioni con il tessuto produttivo, partecipando ai loro network fisici e digitali, per permettere alle realtà produttive e imprenditoriali di rimanere in contatto con la ricerca, in particolare quella guidata dall’innovazione; 
  • captare, sfruttando la capacità di antenna del consorzio, fabbisogni e richieste di innovazione da parte del territorio, per realizzare progetti condivisi, tradurre la ricerca in impatto e stimolare il trasferimento tecnologico attraverso il sostegno iniziale a spin-off; 
  • assicurare il contributo al potenziale formativo di un iNEST Campus e di una Academy for companies, che metta a sistema l’offerta degli Atenei partner, offrendo opportunità per una mobilità studentesca per tesi e tirocini, di sviluppo di nuovi percorsi formativi sempre più trasversali e attenti alle esigenze del territorio, e percorsi di formazione permanente di interesse per le aziende (lifelong learning) associati ad un sistema di certificazione (micro-credenziali). 

2_ Partecipazione ai Centri Nazionali 

2.1 Il futuro del Centro Nazionale per High Performance Computing, Big Data and Quantum Computing (CN-HPC)  

Il nostro Ateneo, che ha una tradizione consolidata e di alta visibilità in attività di HPC, AI e Quantum Computing (QC), ha significativamente beneficiato della partecipazione al CN-HPC, uno dei cinque Centri Nazionali finanziati nell’ambito del PNRR. CN-HPC è gestito dalla Fondazione di diritto privato ICSC, che ha come soggetto attuatore l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN); è stato finanziato con 320 MEuro, di cui circa la metà destinati all’acquisto di infrastrutture di calcolo. La sua organizzazione segue lo schema hub & spokes, vede la partecipazione di 36 tra atenei ed enti pubblici di ricerca e di 15 istituzioni private. UniTs partecipa a tre spoke, in cui sono coinvolti 30 docenti e ha gestito un finanziamento di 2.6 MEuro che ha portato all’assunzione di 3 RTDa, 10 assegnisti di ricerca e il sostegno pieno a 8 borse di dottorato. Oltre a tali finanziamenti, ai ricercatori di UniTs sono state assegnate diverse decine di milioni di ore di calcolo presso Leonardo@CINECA, la maggiore facility di calcolo nazionale di classe Tier-0. 

UniTs, insieme agli altri partner, ha contribuito alla definizione di documenti di vision per ICSC-2.0 da attuarsinello scenario post PNRR, le cui finalità e struttura organizzativa saranno ripensate anche in funzione dei diversi canali di finanziamento su cui potrà contare. 

Il finanziamento da parte dei soggetti affiliati attraverso quote di adesione, così come ora definite (per UniTs 100.000 Euro, a valere sui fondi PNRR ricevuti), sarà insufficiente per sostenere le future attività di ricerca e sviluppo; di conseguenza, il prevedibile aumento delle quote da parte delle istituzioni private comporterà una ridefinizione delle finalità di ICSC-2.0, comprese la tipologia e la finalità di utilizzo delle infrastrutture di calcolo.  

È plausibile che ICSC-2.0 potrà accedere a quota parte del finanziamento pubblico previsto nella Legge di Stabilità 2025. In conseguenza di ciò, le finalità del Centro stesso dovranno essere oggetto di riflessione soprattutto per quanto riguarda i rapporti, le possibili collaborazioni e sinergie tra attività di R&D pubblica (tipicamente a basso TRL) e privata/industriale (soprattutto ad alto TRL, market-ready).  

Per quanto riguarda il canale dei finanziamenti europei, ICSC-2.0 dovrà giocare un ruolo primario quale promotore di progetti nell’ambito dell’HPC, Big Data, QC ed AI, soprattutto per quanto riguarda infrastrutture di calcolo e “data lake” (capacità peraltro dimostrata da ICSC con l’acquisto della AI Factory, una macchina di classe exascale, grazie ad un cofinanziamento dell’iniziativa europea Euro-HPC Joint Undertaking). 

Rilevanza di ICSC-2.0 per l’ateneo di Trieste  

In prospettiva, i benefici tecnico-scientifici e programmatici che l’Ateneo avrebbe da una partecipazione attiva a ICSC-2.0 possono essere schematicamente riassunti nella seguente lista (non esaustiva) di punti: 

  • possibilità di partecipare alla definizione delle politiche nazionali di supporto ai settori strategici di HPC, Big Data, AI e QC; 
  • partecipazione a progetti europei finalizzati alla creazione di infrastrutture di ricerca su tali tematiche;  
  • possibilità di definire e sostenere, all’interno delle strategie nazionali, delle policy regionali di supporto a tali settori, che potrebbero in prospettiva portare alla creazione di un polo regionale dell’HPC, in collaborazione con SISSA, Università di Udine e con gli Enti di Ricerca Regionali (come ad esempio Area Science Park, Elettra, OGS) e Nazionali con sedi in Regione (come ad esempio CNR, INAF, INFN); 
  • possibilità di sviluppare ricerca applicativa a TRL intermedio in collaborazione con partner industriali, anche del territorio; 
  • possibilità di accedere alle risorse di calcolo world class di cui CINECA si doterà attraverso ICSC-2.0, quindi ampliando notevolmente l’ambito di applicazione della Convenzione che l’Università tradizionalmente stipula con CINECA. 

2.2 Il futuro del Centro Nazionale per la Terapia Genica e i Farmaci a RNA (CN-RNA)

Il progetto nasce in un momento di grande slancio per lo sviluppo di terapie geniche e a RNA, con l’obiettivo di tradurre le più recenti scoperte scientifiche in farmaci innovativi. Grazie all’integrazione tra ricerca, tecnologie avanzate e infrastrutture all’avanguardia, il Centro mira a rafforzare la competitività dell’Italia in un settore in rapida espansione. 

Le attività si sviluppano a partire dai laboratori di ricerca, con l’identificazione di farmaci candidati, per poi proseguire con studi pre-clinici e clinici, supportati anche da strumenti digitali di ultima generazione come l’AI e il machine learning. 

Il progetto si concentra su cinque grandi aree terapeutiche: malattie genetiche, oncologia, malattie metaboliche e cardiovascolari, patologie neurodegenerative, infiammatorie e infettive. La pipeline comprende biocomputing, piattaforme per il delivery di RNA/DNA, studi regolatori e un Competence Center dedicato alla sicurezza e agli aspetti normativi. Il Centro promuove inoltre lo sviluppo e la produzione di farmaci a RNA attraverso infrastrutture dedicate (Gene Therapy Center, RNA Production Platform) e programmi di alta formazione (PharmaTech Academy, National PhD). 

L’Università di Trieste partecipa al progetto tramite gli Spoke 2 (Oncologia) e Spoke 4 (Malattie Metaboliche e Cardiovascolari), in ambiti nei quali operano gruppi di ricerca con comprovata eccellenza scientifica. Ha ricevuto un finanziamento di circa 2 MEuro, coinvolgendo 4 dipartimenti, 17 docenti, 2 RTDa e 3 dottorandi. La partecipazione dell’Ateneo include anche una quota di 100.000 Euro a valere sui fondi PNRR già ricevuti. Grazie a questo progetto, l’Ateneo si è dotato di nuove strumentazioni avanzate che potenziano la competitività della ricerca in corso e futura e con un potenziale beneficio trasversale a tutta la comunità scientifica accademica. 

Alla luce dei risultati finora raggiunti e della volontà ministeriale di proseguire il sostegno ai Centri Nazionali diventa strategico per l’Università di Trieste continuare la propria partecipazione attiva, contribuendo in modo concreto al consolidamento delle finalità del Centro, sia sul piano scientifico che su quello della formazione avanzata (es. National PhD). 

Rilevanza della partecipazione al CN-RNA per l’ateneo di Trieste

In prospettiva, i benefici tecnico-scientifici e programmatici che UniTs avrebbe da una partecipazione attiva al Centro Nazionale possono essere schematicamente riassunti come segue: 

  • opportunità di inserirsi in iniziative consortili, sia nazionali che internazionali (come, ad esempio, la partecipazione a progetti europei). 
  • accesso a risorse strumentali e know-how all’avanguardia; 
  • sviluppo di ricerca applicata a TRL intermedi in collaborazione con partner industriali a livello nazionale e regionale; 
  • partecipazione a programmi di formazione avanzata, come la PharmaTech Academy e il National PhD; 

L’entità dei finanziamenti acquisiti è un segno di forte vitalità e, allo stesso tempo, il riflesso di un patrimonio di esperienze che hanno consentito di mettere meglio a fuoco una serie di esigenze specifiche. Esaminandole, unitamente agli indicatori di criticità segnalati già dalla VQR 2015-19, è possibile individuare alcuni punti di attenzione strategici, tra cui la conferma dello strumento del Finanziamento di Ateneo alla Ricerca (FRA), il ruolo di cerniera del Dottorato tra formazione e ricerca, l’ottimizzazione delle soluzioni di ricerca post-dottorale, gli investimenti nelle infrastrutture, il supporto dei servizi centrali alla ricerca ai PI e ai gruppi, l’attrattività internazionale e il sistema di accoglienza per i visiting professor. Sono tutti fattori che incidono sulla qualità della ricerca, nella cui prospettiva va ripensata anche la funzione della Commissione per la Valutazione della Ricerca (CVR).

Il Finanziamento di Ateneo alla Ricerca (FRA) è un drive molto importante per sostenere attività trasversali e promuovere le partnership internazionali per la proposta di progetti competitivi, così come per alimentare la ricerca di base di quei settori per cui il sistema della ricerca mette a disposizione risorse più contenute. Va mantenuto nelle linee attuali (A, B, C), così come vanno confermate le misure di incentivazione per i giovani ricercatori (Microgrant) e per i neoassunti (Starting grant).

Le soluzioni di avvio e di primo sviluppo della ricerca – tra cui in primis il Dottorato, attualmente con 23 corsi in totale – sono un tassello fondamentale nella filiera della ricerca, a cui va dedicata particolare attenzione sia dal punto di vista della programmazione, riducendo il rischio di perdere profili promettenti, sia da quello della gestione amministrativa: il PNRR  ha rappresentato uno stress test per tutte le amministrazioni di enti e istituzioni di ricerca, e ha reso evidente come sia indispensabile disporre di competenze e soluzioni flessibili, per reagire con prontezza ai diversi adempimenti. Il supporto nella comprensione dei bandi, nell’individuazione delle partnership (specie territoriali) necessarie, nella predisposizione dei materiali è cruciale, e va il più possibile sviluppato.

Sul versante delle infrastrutture di ricerca l’Università ha ammodernato diversi laboratori con attrezzature anche innovative e uniche in Regione (contano circa 4,5 MEuro solo gli ultimi due bandi Grandi Attrezzature) e ha operato la razionalizzazione della gestione dei Dispositivi di Protezione Collettiva (DPC-cappe chimiche e armadi aspirati) introducendo la gestione centralizzata delle manutenzioni e delle certificazioni periodiche, a valere su fondi dell’Amministrazione Centrale: diversi di questi investimenti possono essere ulteriormente valorizzati se le infrastrutture fossero viste come core facility, messe a disposizione dei ricercatori di tutto l’Ateneo e anche di attori esterni, dunque recuperando risorse per il loro progressivo potenziamento e ammodernamento. Anche in questo caso si tratta di soluzioni praticabili ma da definire con attenzione nelle modalità.

Un focus sulle Core Facility

L’Università di Trieste possiede infrastrutture di ricerca che concentrano o sono a sistema con un parco di strumentazioni e un ventaglio di competenze di assoluto rilievo; identificabili come vere e proprie core facility, promuovendo sinergie positive dentro e fuori l’Ateneo, possono favorire l’aumento di visibilità e attrattività dell’Università sia per la ricerca di eccellenza che la per capacità di rendere servizi ad alto valore aggiunto, aperte anche ad utenti esterni grazie a un sistema di prenotazione delle prestazioni e a tariffari dedicati.

Tra gli altri, il Servizio di Microscopia Ottica ed Elettronica, che opera presso il Centro Interdipartimentale di Microscopia Avanzata (CIMA), è un esempio di come un insieme di attrezzature assortito e all’avanguardia possa soddisfare richieste di osservazione e acquisizione di immagini sia con la microscopia elettronica (con macchine SEM e TEM), che con quella ottica (OM). Le prestazioni sono assicurate dal personale che vi opera che possiede le competenze necessarie per definire la scelta più idonea del metodo di osservazione, assistere/operare nella preparazione dei campioni e fornire le misure di microanalisi e un supporto alla loro corretta interpretazione. Il CIMA, come centro interdipartimentale, ha una sua autonomia amministrativa e attualmente fa riferimento ad un Dipartimento gestore che è il DSV: ciò significa che le incombenze amministrative sono svolte dal personale assegnato al Dipartimento.

Un altro esempio di infrastruttura che si configura come facility strategica per l’Ateneo è la Piattaforma di stabulazione, unica in regione per le sue specificità (è l’unico stabulario della Regione pulito, a differenza di quelli presenti in SISSA, ICGEB e l’Università di Udine, che sono sporchi, e certificato ISO 9001 e ISO 14001). Lo stabulario di UniTs è dislocato presso AREA Science Park e ha un punto sperimentale nell’edificio RA del comprensorio universitario. Attualmente è in esecuzione, con qualche difficoltà, l’ampliamento preso la palazzina Q di AREA SP a Basovizza. Lo stabulario è in carico al Dipartimento di Scienze della Vita e la segreteria amministrativa svolge tutte le pratiche per la gestione corrente (in particolare per la gestione amministrativa dell’attività formativa svolta), mentre la gara per l’affidamento dei servizi di conduzione e accessori, affidati all’esterno, e il rapporto con AREA SP, regolato da una convenzione specifica, sono seguiti da uffici dell’Amministrazione Centrale.

Una interessante e avanzata facility si sta realizzando in un complesso di spazi che comprende i locali in riqualificazione nell’ala ‘ex merceologia’ dell’edificio B e uno spazio al piano terra dell’edificio C6 nel campus di Piazzale Europa, ove verranno concentrare attrezzature e attività finanziate a valere sui fondi del Dipartimento di Eccellenza (Fisica) e del bando Grandi Attrezzature di Ateneo. Si tratta del Laboratorio di Elettronica Avanzata (LEA), che è dotato di attrezzature e spazi unici nel contesto locale (e per alcune attrezzature, anche regionale) tra cui spicca una camera pulita, una stampante a getto di aerosol, oltre che strumentazione avanzata in ambito elettronico, microelettronico e di sensoristica. Questi apparati supportano progetti in vari campi, tra cui lo sviluppo di rivelatori di particelle per esperimenti di fisica delle alte energie, applicazioni di imaging con raggi X per la fisica medica, l’ottica quantistica, le telecomunicazioni satellitari, l’optoelettronica, lo studio dei materiali e altre applicazioni per le quali l’elettronica e la sensoristica sono cruciali. Tutta l’infrastruttura LEA è stata progettata come uno spazio collaborativo ove diverse comunità potranno condurre, in sinergia, la progettazione e integrazione di dispositivi elettronici, l’analisi approfondita dei segnali, la caratterizzazione elettrica e con sorgenti di radiazione di sensori a semiconduttore, ed è organizzata in modo da poter ospitare in futuro ulteriori attività di ricerca.

Un’altra facility potrebbe essere agevolmente realizzata mettendo a sistema il parco officine presenti in Ateneo, che dispongono di un’ampia dotazione metrologica, di apparecchiature e utensili oltre che di competenze tecniche, razionalizzando e specializzando gli spazi ora occupati, per garantire un servizio centralizzato per l’esecuzione di lavorazioni di vario tipo (anzitutto nelle aree dell’elettronica e della meccanica) tecnicamente competente e aggiornato a sostegno delle attività (di ricerca, sperimentazione, didattica, commesse conto terzi) del personale che opera nei laboratori di Ateneo e nelle core facility.

Tra le azioni da mettere in campo per valorizzare i grandi investimenti fatti dall’Ateneo per queste facility è dare loro maggiore visibilità attraverso i canali comunicativi di Ateneo, perché riescano ad attrarre maggiore attenzione di ricercatori e di fruitori di servizi e potenziare il loro ruolo a livello regionale (anche in un sistema, per alcune facility, di hub e spoke che favorisca le collaborazioni sulla base di precisi accordi); una seconda azione riguarda la destinazione strategica di risorse per favorire il consolidamento sia del servizio che offrono alla comunità interna di ricercatori sia delle capacità di produrre valore, in particolare attraverso la dotazione di personale tecnico e amministrativo dedicato,  prevedendo nei documenti programmatori (personale e budget) apposite poste.

Di diversa natura, ma ugualmente consistente e decisivo per la ricerca, è il patrimonio del Sistema Bibliotecario di Ateneo (SBA): rappresenta un elemento di particolare attrattività anche per ricercatori provenienti da altre Università, oltre che per docenti e studenti dell’Ateneo; va costantemente alimentato e ampliato, specie nella fruibilità delle risorse in formato digitale, e curato nelle risorse più pregiate e rare.

L’Ateneo ha molte potenzialità per candidarsi efficacemente ad essere luogo di attrazione per ricercatori in grado di competere nei bandi di alta qualificazione; anche per questo è importante poter offrire condizioni favorevoli per l’accesso alle attrezzature scientifiche, per la creazione di un laboratorio, per l’amministrazione di un progetto e l’assunzione di personale di ricerca, così come per gestire le esigenze di riduzione del carico didattico. L’esperienza degli ultimi anni di accoglienza di vincitori di progetti ERC, MSCA e FIS-FISA è una base per sviluppare queste politiche, ma anche per creare dei processi di supporto alla presentazione di nuove proposte progettuali da parte di nuovi ricercatori.

Per coltivare talenti in grado di fare proposte di ricerca per progetti competitivi di alta qualificazione, uno strumento importante sarà la creazione di un Laboratorio/Incubatore ResearchLab@UniTs, rivolto principalmente (ma non esclusivamente) a giovani ricercatori promettenti, come contesto per incontrare personale esperto nella scrittura dei progetti, vincitori e membri di panel di valutazione, e research manager, con lo scopo di selezionare idee di frontiera e seguire i candidati nella stesura delle proposte.

Nell’ottica di tutte queste esigenze, risulta strategico il potenziamento dell’Ufficio Ricerca, anche con l’immissione di ulteriore personale qualificato, in grado di accompagnare i ricercatori lungo tutto il processo di preparazione e gestione dei progetti.

Un focus su servizi di supporto alla ricerca

I programmi di finanziamento europei (da Horizon ai vari Interreg) e l’esperienza del PNRR hanno insegnato che la ricerca più sostanziosa e pregevole in termini di finanziamenti e risultati è fondata sulla capacità di fare leva sulle reti, sulle partnership, sull’approccio multidisciplinare e sulla capacità di gestire in maniera fluida e competente le attività correlate.

La necessità di dare efficace sostegno alle ricercatrici e ai ricercatori nel rispondere a bandi nazionali ed europei, di adottare un’attenta strategia di programmazione e monitoraggio, e l’ampio spettro delle attività che ruotano intorno alla ricerca di alta qualificazione richiede investimento nei servizi per la ricerca, con personale amministrativo adeguatamente formato e specializzato. Per questo, si propone di sviluppare all’interno dell’Ufficio Ricerca e Grant Office figure assimilabili a research manager & administrator finalizzate a seguire il ciclo di vita di ricerca nel suo complesso, dalla fase pre alla fase post award (identificazione delle fonti di finanziamento e dei rispettivi destinatari specifici, supporto alla preparazione dei progetti, elaborazione del budget e del piano dei costi, presentazione del progetto, elaborazione e negoziazione dei contratti, supporto alle attività di raccordo con i partner, attività di raccordo con le aree interne all’ente/istituzione di appartenenza, rendicontazione all’ente finanziatore, eventuali audit). Le nuove figure avranno anche il ruolo di proporre attività di formazione per il personale dedicato alle attività di ricerca all’interno dei Dipartimenti.

Un ulteriore tassello di questa strategia è il ResearchLab@UniTs. Esso è una iniziativa volta ad esprimere le potenzialità di giovani ricercatori attraverso un programma di formazione con l’obiettivo di scrivere proposte progettuali efficaci per bandi di alta qualificazione (per esempio ERC, MSCA, FIS, FISA). I candidati ammessi, da selezionare tra chi è già in Ateneo e tra coloro che sono intenzionati a presentare un progetto con UniTs come istituzione ospitante, verranno seguiti da un team dell’Ufficio Ricerca che proporrà loro sessioni informative e operative condotte da vincitori di progetti, componenti di panel di valutazione e research manager per guidarli verso la sottomissione finale. Le attività proposte si integreranno con i corsi di formazione delle agenzie che già operano in questo campo, come APRE.

Un importante ruolo dell’Ufficio Ricerca e Grant Office è quello di seguire lo sviluppo delle politiche della EU sulla ricerca che saranno rese note alla pubblicazione del nuovo Programma Quadro FP10 (in vigore dal 2028).

Il migliore coordinamento tra Ufficio Ricerca e Ufficio per il Trasferimento Tecnologico potrà favorire il coinvolgimento di partner industriali in bandi di ricerca applicata. A tal fine, verrà sviluppata una piattaforma digitale dedicata che renda più efficiente e trasparente il collegamento tra aziende e gruppi di ricerca, superando la dipendenza da iniziative personali e migliorando così l’incontro tra ricerca e impresa. Questo strumento può essere utile anche per gli enti pubblici e territoriali, spesso impegnati a ricercare competenze specifiche per consulenze, formulazione di pareri, redazione di policy.

Le ricadute della ricerca sul territorio sono un ulteriore punto di attenzione: in senso più ampio vanno inquadrate nell’ambito dell’impegno pubblico e sociale, che per molte discipline rappresenta il contesto primario di applicazione dei risultati; una attenzione specifica però occorre continuare a riservarla al trasferimento tecnologico e ai servizi che facilitino l’interazione con i mondi produttivi.

Una risorsa importante dell’Ateneo è il Contamination Lab (CLab) che ha proposto in questi anni moltissime attività e incontri con il mondo imprenditoriale per valorizzare i risultati della ricerca e promuovere la creazione di nuove imprese da parte di ricercatori e studenti. Nell’ottica di potenziare i servizi al Trasferimento Tecnologico si dovrebbe rafforzare lo staff del CLab, con la stabilizzazione di figure complementari altamente specializzate, così come va sostenuta la partecipazione a reti e partenariati nazionali e internazionali, come le Regional Innovation Valley e la NETVAL.

Sempre nell’ottica delle interazioni con l’esterno, occorrerà proseguire risolutamente il completamento del portale web di Ateneo, l’armonizzazione dei siti dei Dipartimenti e le loro versioni in lingua inglese, perché siano chiaramente individuabili gli obiettivi strategici di ricerca di ciascuna realtà, la rete delle collaborazioni, le iniziative in corso.


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