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6. Più spazio alla vita, più tempo alla cura.

Le politiche per la comunità e l’inclusione e la coesione

I ritmi di vita ci portano a trascorrere molta parte delle nostre giornate negli ambienti dell’Ateneo, ma non tutti i tempi e gli spazi possono, né devono, essere riservati alla “produttività”: dare attenzione alle relazioni, avere l’opportunità di prendere fiato, trovare ascolto competente anche in momenti di particolare fragilità, potersi appoggiare a servizi dedicati per chi ha figli più piccoli, riuscire a “staccare” per dedicarsi a quei momenti di svago o di sport o semplicemente di pausa che aiutano a ricaricarsi… Sono davvero tante le attenzioni che vanno coltivate perché tutti possano riconoscere nell’università un contesto di qualità e una comunità di cui sentirsi parte. Proprio per questo, le politiche per l’inclusione e la coesione rappresentano un ambito specifico di interesse: chiedono di coordinare soluzioni per gli orari, per i modi, per la fruibilità di luoghi e servizi, dentro e fuori gli ambienti dell’università, alle volte prendendo spunto da esperienze europee innovative, alle volte tracciando la nostra strada a partire delle attese di tutte le componenti della comunità.

In tempi complessi come quelli attuali, segnati dallo sfilacciamento delle relazioni e, al tempo stesso, da una crescente necessità di essere ascoltati, caratterizzati dal rischio di perdita del senso di comunità e di identità, dalla montante sfiducia nei possibili cambiamenti, dove le condizioni per l’accesso a diritti e servizi (lo studio, l’alloggio) diventano sempre meno sostenibili, l’Università  di Trieste è chiamata doverosamente ad impegnarsi per costruire e rafforzare un efficiente sistema di tutela, che deve aiutare a prevenire quelle condizioni che spesso sono le ragioni profonde di ritardi nella progressione degli studi, degli abbandoni, del malessere che sfocia nella disaffezione o nell’allontanamento dalla sua comunità. L’Università si deve impegnare per recuperare un più forte senso di identità e di appartenenza, stimolare un proficuo spirito di collaborazione e reale entusiasmo che vede nella partecipazione attiva alla vita accademica il fulcro della nostra crescita.

Occorre diffondere la consapevolezza che l’innovazione e l’eccellenza didattica e scientifica richiedono l’integrazione armonica delle potenzialità associate ad ogni tipo di differenza – ad iniziare dai ruoli – e creare i presupposti per una comunità coesa in cui ciascuno si possa sentire sempre a casa.

L’Ateneo deve porsi come punto di riferimento per la sua comunità, deve promuovere un ambiente di ascolto, rassicurazione e incoraggiamento, deve mantenere al centro l’esperienza e la relazione, fattori essenziali che possono garantire valore aggiunto alle sue missioni.

Negli ultimi anni sono state introdotte alcune innovazioni che hanno riguardato in particolare le convenzioni con servizi ed esercizi presenti sul territorio, o piccoli miglioramenti nella direzione di rendere gli spazi di Ateneo più confortevoli per alcuni fruitori: laddove possibile sono state recuperate ad uso studio sale e spazi sotto utilizzati, ora attrezzati per il consumo dei pasti in autonomia; sono stati installati erogatori per acqua microfiltrata, per favorire il consumo dell’acqua di rete e il risparmio della plastica; attrezzati alcuni corner per la socialità, per il book crossing o per specifiche necessità (come gli angoli per l’allattamento o il cambio neonati); alcune installazioni hanno seguito standard che ne hanno permesso l’accreditamento da parte di organismi internazionali che perseguono politiche virtuose per la salute (come il Kids Corner accreditato Unicef, realizzato nella sede di Androna Campo Marzio a Trieste); sono stati arredati spazi esterni in diverse sedi, per permettere lo studio e la socialità all’aperto, con tavoli, sedute, lavagne; grazie alla collaborazione di alcuni Dipartimenti, sono stati anche introdotte attrezzature per il gioco o la pratica di attività fisiche (cesto basket, tavolo ping pong, calcetto, fitness corner interno ed esterno presso la sede di Gorizia). Iniziative largamente apprezzate da studenti – e dal personale – ma che non possono rimanere isolate o frutto di disponibilità estemporanee. Si può fare di più, adottando politiche di mainstreaming.

Non si possono pensare politiche per l’attrattività e lo sviluppo disgiunte da quelle per l’accoglienza, la cura dei rapporti, la gestione delle diversità e la rimozione degli ostacoli alla parità e equità, l’attenzione al benessere in senso lato: tutte leve motivazionali rilevanti che devono essere considerate e correttamente azionate.

I tempi e i luoghi dell’insegnamento, dello studio, della ricerca e dei servizi devono – laddove necessario – essere ripensati per mettere al centro le persone e conciliare le esigenze del singolo con quelle della vita comune; luoghi dove tutti possano portare il proprio contributo, orgogliosamente, per la crescita dell’istituzione, rispettando i tempi diversi delle persone, le loro aspirazioni, le loro capacità e puntando sulle potenzialità.

Nei prossimi anni occorre lavorare perché l’Ateneo possa avere spazi per studiare e lavorare più funzionali, accoglienti, con un occhio di riguardo al perseguimento della sostenibilità.

Gli spazi per la comunità

L’università non è solo il luogo dove si studia e si lavora: è un luogo in cui studenti e docenti dovrebbero vivere e in cui dunque dovrebbero poter fare le cose che compongono la vita: leggere, studiare, parlare, ascoltare, guardare un film, usare internet, acquistare generi di emergenza… In un luogo così concepito, acquistano un diverso valore tutta una serie di spazi – la biblioteca, le sale relax, le sale lettura, gli spazi per la ristorazione, spazi per praticare attività sportive o collettive con colleghi e ospiti, piccoli punti vendita e di erogazione servizi. Questi spazi, così come le ampie aree aperte e verdi di cui l’Università di Trieste ha grande abbondanza, possono rappresentare il cuore di una moderna struttura universitaria, e il biglietto da visita non solo per chi a vario titolo frequenta l’Ateneo, ma per gli stessi contesti urbani in cui si collocano le sue sedi, e un invito a farsi riconoscere come preziosa risorsa.  

Il tema dell’edilizia universitaria, pur sempre delicato, è stato spesso ridotto solo ad una questione di combinazioni tra numeri, computi e disponibilità economiche. Ma una visione diversa è possibile.  

Luoghi fertili  

Negli ultimi anni si è cercato di migliorare e aumentare l’offerta di infrastrutture per lo studio e lo svago; ci sono ancora ampi margini di miglioramento sia in termini di luoghi fisici sia in termini di orari e giorni di apertura delle sale studio e degli spazi dove si promuovono le attività delle organizzazioni studentesche, delle associazioni culturali e del personale che frequenta le sedi dell’Ateneo.  

UniTs deve veicolare il messaggio che è, e vuole essere, un ambiente aperto, stimolante, che offre spazio fertile per la crescita di tutti coloro che, in diversi ruoli, spendono nello studio e nel lavoro una rilevante quota del loro tempo. In un Ateneo che vuole essere competitivo e attrattivo, la sfida più grande è quella di fare di meri spazi dei luoghi, cioè qualcosa di abitato, vissuto, condiviso, dove le attività generino pratiche di formazione e di socializzazione, di crescita di una intera comunità, accademica ma non solo.  

A tal fine, è necessario assicurare la diversificazione e capillarità di questi luoghi nel tessuto dei diversi poli in cui si articola l’Ateneo, disponendo un adeguato assortimento di tipologie diverse di spazi, sia chiusi che all’aperto, in grado di soddisfare le esigenze di un moderno modo di fare università: spazi adeguati alle attuali condizioni di lavoro (tempi prolungati di impegno, pause brevi, stress lavorativo, co-working e co-studying collaborazione intersettoriale e su diverse sedi, distanza di molti utenti dalla sede di residenza)  

Gli spazi delle varie funzioni devono possedere requisiti che rispondano, con lo stesso peso e in maniera imprescindibile, oltre che alle necessarie direttive e indicazioni normative, al soddisfacimento di esigenze fortemente sentite e condivise dalla comunità degli utenti.  

Benessere e confort nella vita quotidiana

Oltre al microclima interno, il benessere e confort è senza dubbio anche legato alla disponibilità di spazi accessori allo studio e al lavoro, necessari per alternare momenti di grande impegno a momenti di relax e cura di se: luoghi per la ristorazione organizzata (caffetterie, mense) o autogestita (sale ristoro, spazi ristoro attrezzati per il personale) che permettano di consumare pasti in luoghi accoglienti, e che promuovano una varietà di offerta attenta alle esigenze di tutti; stanze del silenzio/quite rooms dove rilassarsi, riposare brevemente, ricomporre un proprio equilibrio nel ritmo delle ore lavorative/di studio o semplicemente ritrovare la tranquillità nel trambusto quotidiano e prendere la giusta distanza da situazioni di stress temporaneo, curare se stessi e gestire il burnout .  

Essendo luogo di vita, gli spazi dell’università dovrebbero essere piacevoli da frequentare, e avere tempi di apertura il più possibile prolungati, compatibilmente con la possibilità di garantire i servizi di guardiania e sicurezza; in ogni polo dovrebbe esserci spazi per riunirsi, mangiare, socializzare, all’occorrenza fare piccoli acquisti per materiale di consumo/servizi necessari alla vita in Ateneo (cancelleria, copisteria, generi diversi di prima necessità a prezzi equi soprattutto per gli studenti). Spazi per tutti, che consentano di includere persone con esigenze diverse, con possibilità e capacità diverse, in modo che ciascuno si senta in modo profondo parte di una comunità, e agisca ispirato da questa consapevolezza.  

Lavorare in gruppo, lavorare da soli  

Oltre alle aule didattiche, al sistema delle biblioteche e delle sale lettura, una dotazione adeguata di spazi di diverse dimensioni e funzionalità dedicate ai lavori in gruppo diventa qualificante in un sistema che vuole coniugare e supportare esigenze individuali e di gruppo.  

È quindi importante la dotazione spazi faculty o aree open space, con zone diversificate per allestimento, che permettano attività diverse, basate sulla concentrazione, sulla creatività, sulla collaborazione, sia per gli studenti che per il personale docente e tecnico- amministrativo: un sistema di sale riunioni per incontri collettivi di gruppi di piccole-medie dimensioni, di diverso taglio e dotate di arredo modulabile e attrezzature di supporto che consentano configurazioni adatte alle diverse tecniche di team work, prenotabili autonomamente attraverso sistemi internet/mobile, e diffuse in tutti i poli. Si proporrà anche la realizzazione di uno spazio attrezzato per registrazioni, per poter realizzare podcast a cura di gruppi organizzati di studenti o studenti-docenti, gestito dal servizio multimedia di Ateneo. 

Luoghi fruibili, green e sicuri 

Accessibilità e fruibilità diffusa dovrebbero essere cifre caratterizzanti i luoghi dell’Università di Trieste, da perseguire con progetti integrati che coniughino interventi edilizi adeguati e investimenti in nuova tecnologia (per le infrastrutture immateriali, ICT, per il sistema della comunicazione e delle informazioni capillari all’utenza).  Infine, sarà posta particolare attenzione affinché negli spazi chiusi e aperti dell’Ateneo ciascuno possa sentirsi più sicuro; nelle zone a rischio isolamento o meno frequentate, così come negli spazi aperti soprattutto nelle ore più buie, sarà garantito un maggiore controllo grazie all’implementazione dei sistemi di videosorveglianza degli accessi e migliori condizioni di illuminazione; la dotazione di semplici sistemi di alert per richiamare l’attenzione della vigilanza aiuterà a rendere più sicure le zone aperte del campus di Piazzale Europa a Trieste e del parco nella sede di Gorizia, soprattutto nelle ore serali/notturne. 

La promozione della sostenibilità

Le questioni di sicurezza e qualità dei luoghi di lavoro sono imprescindibili così come attività e iniziative legate alla promozione della sostenibilità in Ateneo, e debbono essere al centro dell’attenzione di un lavoro coordinato tra i vari staff, che operano con diverse finalità sul patrimonio in esercizio e sulle opere di prossima o futura realizzazione. In tal senso, di fondamentale importanza oltre al presidio della rete RUS in tutti i tavoli operativi di interesse per Units, sono diverse le  azioni da sviluppare anche in sinergia con gli studenti e il personale tutto, volte a promuovere la sostenibilità in tutte le sue dimensioni, in accordo con quanto previsto dagli SDG dell’Agenda 2030.

Alcuni ambiti di azione (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) da presidiare e sviluppare con riferimento alle più attuali indicazioni e tecnologie mirate alla transizione energetica ed ecologica, e saranno: 

  • l’implementazione del Bilancio sociale e di un Piano Strategico di Sostenibilità, e la destinazione di poste di budget specificamente legate ad azioni promosse dal piano e di immediata realizzazione;
  • la gestione e la supervisione dei processi di progettazione e realizzazione dei nuovi complessi e dei sistemi impiantistici, con particolare attenzione al funzionamento di quelli destinati alla climatizzazione degli ambienti e ai programmi di adeguamento e miglioramento delle condizioni di sicurezza, sia commissionati dall’Ateneo che a carico dei gestori dei servizi SIE, da realizzarsi secondo i più elevati gli standard di certificazione per i sistemi di gestione ambientale (SGA); 
  • la promozione di competenze,  della cultura e di comportamenti virtuosi della comunità, attraverso azioni di  formazione mirata, comunicazione e sensibilizzazione ai temi della sostenibilità;
  • la promozione e attuazione di politiche dedicate al contenimento dei consumi energetici – con il focus su edifici SMART e NZEB –, agli approvvigionamenti ecologici – con un costante impegno sul Green Public Procurement –, alla lotta agli sprechi alimentari – con la promozione di iniziative per consumo di cibi a KM0 e il recupero del non consumato –, alla mobilità intelligente e sostenibile tra le sedi – incentivando quella dolce anche attraverso la dotazione di velostazioni –, alla raccolta differenziata – che dovrebbe includere più massivamente anche la frazione dell’organico. 

Il nostro Ateneo dovrà essere più ricco di servizi di supporto per chi lavora, dovrà garantire pari opportunità e valorizzare maggiormente l’unicità delle persone grazie ad azioni specifiche che decostruiscano gli stereotipi – in particolare quelli legati al genere – e combattano ogni forma di ingiusta discriminazione.

La promozione e il sostegno dell’equità e delle pari opportunità

Rafforzare e promuovere l’equità e le pari opportunità deve essere un forte impegno nel prossimo mandato rettorale, il primo dalla sua nascita che vedrà una donna alla guida dell’Ateneo, e che deve basarsi su un approccio gender mainstreaming, ovvero l’introduzione di una prospettiva di genere nella pianificazione e attuazione delle sue azioni. 

Le politiche del sostegno e della valorizzazione nella ricerca, per favorire l’accesso delle studentesse alla formazione nelle discipline STEM, per promuovere la formazione sui temi dell’uguaglianza di genere, l’attenzione agli equilibri di genere in ogni forma di reclutamento, l’attenzione alla conciliazione famiglia/lavoro, il contrasto di qualsiasi tipo di discriminazione e ogni forma di molestia o mobbing, la sensibilizzazione costante e capillare sui temi dell’equità e delle pari opportunità:  sono azioni da promuovere e consolidare, assicurando adeguata consistenza e continuità di risorse. È altresì essenziale valorizzare la presenza dell’Università nella commissione della CRUI dedicata alle politiche di genere. 

E’ doveroso continuare a sostenere l’attività del Comitato Unico di Garanza (CUG), aggiornare il Gender Equality Plan, attuare la strategia di gender mainstreaming attraverso lo strumento del Bilancio di genere, considerare con attenzione le priorità e le tempistiche di attuazione del Piano Azioni Positive, individuando concreti progetti a cui agganciare coerenti voci di budget, responsabilizzando dell’attuazione tutte le strutture individuate come competenti, e verificando costantemente che quanto realizzato concretamente sia consistente, efficace e vada nella direzione di un effettivo cambiamento strutturale.  

Per combattere la violenza di genere e forme anche striscianti di discriminazione, ritengo importante dar vita ad uno sportello antiviolenza dove, gratuitamente, trovare ascolto, sostegno e informazioni in seguito a episodi di violenza o discriminazione subiti; le attività dello sportello dovranno essere monitorate e valorizzate in un contesto di public engagement in cui l’Ateneo può arricchire il suo valore. 

Le azioni per l’inclusione e per lotta alle discriminazioni

L’Università di Trieste si è sempre distinta per l’attenzione alle esigenze delle persone con disabilità o con particolari esigenze (siano studenti o dipendenti), promuovendo una cultura dell’inclusione dalla pratica della ricerca sulle specifiche tematiche (UD&Inclusion in Higher Education) riconosciuta a livello nazionale e internazionale, per la qualità delle azioni di supporto alla didattica inclusiva, allo studio individuale e più in generale dei servizi dedicati.  

Tuttavia, è doveroso mantenere alta l’attenzione verso le persone con disabilità o con particolari esigenze che, a causa di un contesto ancora poco abilitante, partecipano alla vita della nostra comunità scontando troppi disagi e discriminazioni. Le esigenze e le sfide sono diverse, e ciascuna comporta una particolare attenzione. 

Un presupposto da quale non possiamo prescindere, ad esempio, è il numero crescente di studenti con DSA che aspirano a frequentare un percorso di istruzione universitaria. Sarebbe importante offrire l’opportunità di identificare le sfide affrontate dagli studenti con DSA, non solo in termini di competenze strumentali e profili neuropsicologici, ma anche in altri ambiti che notoriamente hanno un impatto sulla loro carriera accademica, prime fra tutte le capacità di apprendimento autoregolato. 

Molto è già stato fatto, ma è necessario un impegno ulteriore per garantire l’accessibilità del materiale didattico, delle procedure informatiche, secondo gli standard codificati a livello internazionale, la disponibilità di attrezzature dedicate e di spazi e ulteriori servizi che possano garantire le migliori condizioni per una reale inclusione. 

Per quanto riguarda gli studenti DSA, si potrebbero sviluppare politiche a diverso livello – organizzativo e formativo per personale e per studenti, anche in collaborazione con gli enti del territorio che erogano follow-up diagnostici per l’ingresso all’Università.

Per dare un riferimento univoco ai docenti che li aiuti a meglio strutturare la didattica e i percorsi formativi, si potrebbero sviluppare Linee Guida di Ateneo, per definire in modo chiaro i criteri per l’adozione di misure compensative e dispensative, la progettazione inclusiva delle attività didattiche, la modalità di esame e valutazione.  Procedure standardizzate e al contempo flessibili, garantirebbero ad ogni studente con DSA di usufruire di un sostegno coerente lungo tutto l’iter accademico. 

 È necessario destinare maggiori risorse e migliorare la qualità dei progetti per abbattere ogni forma di barriera – sia fisica che comunicativa – che ostacoli la piena partecipazione alla vita universitaria  degli studenti e del personale con disabilità; occorre un confronto più serrato e maggiore collaborazione da parte delle istituzioni cittadine per far dialogare i loro Piani con il PEBA (Piano Abbattimento Barriere Architettoniche) di Ateneo, e coordinare gli interventi in un’ottica mainstreaming, perché le risorse di budget – da mettere doverosamente in previsione – siano utilizzate in maniera ottimale.  

Inclusività vuol dire anche promuovere una cultura dell’attenzione e dell’ascolto. Negli ultimi anni l’Ateneo ha sviluppato diverse iniziative per rafforzare il benessere psicofisico e promuovere percorsi di inclusione e crescita personale ed emotiva della popolazione studentesca; ha rafforzato con propri servizi di counseling per la prevenzione di fattori di rischio del malessere psicologico, aperti poi anche al personale, quelli destinati agli studenti e gestiti da ARDISS. Per capitalizzare le esperienze recenti (progetto PRO-BEN), si propone di sviluppare una rete di prossimità e di tutela (fondata su punti di ascolto, peer-tutoring ed altre iniziative mirate) perché nessun membro della comunità, e in particolare nessuno studente, sia abbandonato a sé stesso in caso di disagi o difficoltà di qualsiasi genere.  

Sul piano della formazione e della sensibilizzazione, occorre promuovere con maggiore determinazione corsi di formazione sui temi dell’inclusione destinati al il personale docente e tecnico amministrativo che volesse misurarsi concretamente con la sfida per una comunità che rigetti ogni forma di abilismo: a titolo esemplificativo e non esaustivo, si intende promuovere corsi sulla leadership inclusiva e sulle competenze relazionali e comunicative ad approccio inclusivo , da attuare con approcci didattici anche innovativi basati sul reverse mentoring che vedono coinvolti gli studenti disabili, che possano essere valorizzati con un sistema di open badge. 

Occorre promuovere costantemente la cultura dell’inclusione e porre attenzione alle istanze – sia ordinarie che straordinarie – delle persone, in particolare di coloro che si trovano, anche temporaneamente, in condizioni di fragilità, mediante iniziative di supporto e sostegno, che possano aiutare a migliorare la qualità della vita lavorativa quotidiana.

Non da ultimo, occorre rafforzare la presenza dell’Ateneo nelle sedi diffuse per non farle sentire ancora più lontane o, peggio, abbandonate a loro stesse.

Occorre promuovere la salute e il benessere psicofisico della comunità, esplorando le esigenze relative al welfare e al benessere, alla socialità, il supporto alla cultura, allo svago e allo sport. 

Adeguare il Welfare

La motivazione del personale deriva da un complesso di fattori, non riconducibili al solo aspetto del trattamento economico – su cui una governance ha poco potere, se non nullo. Affrontare e porre in essere delle misure mirate di welfare che raggiungano la più ampia platea del personale è elemento cruciale – oltre al reclutamento, alle condizioni organizzative, ai meccanismi premiali, alla formazione – per rendere l’Università di Trieste più moderna, dinamica, competitiva con altre PA locali e regionali. 

Nella modulazione delle politiche, è importante che le misure di welfare integrativo massimizzino il rapporto tra i limiti dettati dal budget allocabile e le aspettative, che siano misurate sugli effettivi bisogni e siano percepite come le più efficaci, tarate su priorità che devono raggiungere la più ampia platea dei beneficiari. Occorre considerare con maggiore attenzione i risultati delle indagini promosse sul benessere organizzativo, affrontare le criticità emerse, elaborare proposte condivise trasferibili in progetti su cui allocare voci di budget. 

Sull’esempio di quanto promosso in atri Atenei, occorre promuovere una politica più coordinata di azioni di welfare attenta alla cura delle persone (People care) che integri le misure già previste – attualizzandole periodicamente – e le incrementi per sostenere maggiormente il benessere individuale e familiare: ripensando e incrementando le misure a sostegno della genitorialità; valutando la fattibilità di servizi di prossimità da sviluppare possibilmente in spazi di Ateneo, gestiti in collaborazione/ convenzione con strutture estere (cooperative, enti); migliorando la conciliazione dei tempi vita-lavoro, da concretizzare con una pratica diffusa, coordinata e responsabile del lavoro agile; creando spazi di coworking presso le diverse sedi così da minimizzare i tempi e le spese di viaggio casa-lavoro, condividere competenze e conoscenze con personale destinato ad altre mansioni e a favorire il rafforzamento del senso di Comunità universitaria. 

La promozione del benessere sul luogo di lavoro 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come l’insieme del benessere fisico, mentale e sociale. Oltre che la Sicurezza sul luogo di lavoro, promuovere la prevenzione della salute, incentivare le persone ad adottare uno stile di vita sano attraverso l’attenzione all’alimentazione equilibrata, promuovere nel luogo di lavoro l’allenamento mentale orientato al benessere, promuovere forme di attività fisica più o meno dolce, può giovare alla comunità universitaria in maniera significativa, aiutando a ridurre l’ansia e i sintomi depressivi, a favorire la concentrazione e l’apprendimento, a migliorare l’umore e l’autostima, a consumare cibo con consapevolezza e responsabilità nell’ottica della sostenibilità, contribuendo alla lotta contro gli sprechi alimentari.  

L’Università di Trieste dovrebbe valorizzare le dimensioni del benessere nel funzionamento dell’organizzazione, attraverso azioni concrete opportunamente finanziate per renderle effettive, e potenziare il binomio flessibilità/responsabilità.  

Oltre che garantire un costante sostegno CUS, si può concretamente impegnare in microprogetti di Healthy & Sustainable Lifestyle, basati sulla spinta gentile, ovvero sulla prospettiva che tempi e modi in cui le opportunità vengono presentate possano condizionare il comportamento delle persone in maniera prevedibile. Quindi, implementando alcune iniziative già avviate nei percorsi formativi dell’area medico-sanitaria e in collaborazione con questi, saranno promosse iniziative che aiutino uno stile di vita sano: 

  • richiedendo al Concessionario dei servizi di vending o dei servizi di ristorazione di diversificare e ampliare la disponibilità di cibo sano e attento alle diverse esigenze alimentari, reperibile nella rete dei distributori automatici e dei bar/mense presenti nei vari poli; 
  • promuovendo il confronto su diverse tematiche inerenti alla salute fisica e mentale, con il supporto di personale esperto interno ed esterno all’Ateneo; 
  • supportando la realizzazione di sport corners con specifiche attrezzature sportive all’interno e all’esterno degli edifici (tappeti elastici, vogatori, tavoli da ping pong, attrezzi per la outdoor fitness), per portare la palestra nei luoghi di studio e lavoro;
  • supportando iniziative di sport diffuso per incentivare lo svolgimento dell’attività fisica collettiva e per far sperimentare i suoi benefici a tutta la comunità universitaria e per sviluppare senso di appartenenza;
  • supportando la diffusione di spazi ove fruire di attività o workshop sulle tecniche di riduzione dello stress.

Ci saranno altre cross booking station?

Si, certamente. L’idea è di dotare tutti gli edifici, di ogni sede dell’Ateneo, di un angolo dedicato allo scambio di libri, che sia anche luogo di socialità per gli studenti – e non solo. Il modello di “stazione” per lo scambio libri dovrebbe essere…

Si metteranno gli erogatori di acqua microfiltrata anche negli edifici dove ancora non ci sono?

Si, certamente. È in fase di definizione un secondo accordo quadro per la fornitura degli erogatori anche negli edifici che ne sono oggi sprovvisti, aumentare il numero di quelli attivi negli edifici particolarmente grandi e per sostituire con nuovi …

Lo sportello antiviolenza sarà aperto solo nella sede centrale a Trieste?

L’apertura dello sportello comporterà un impegno non solo dell’Università di Trieste ma anche di istituzioni che concorreranno al suo supporto. Pertanto, il numero degli effettivi sportelli fisici attuabili nell’immediato dipenderà anche da questa di…

Qual è la situazione della disponibilità degli alloggi studenteschi e cosa si può fare?

La situazione della disponibilità alloggi a canoni accessibili per gli studenti è critica, non solo per gli studenti dell’Università di Trieste e sconta fenomeni esogeni a carattere più o meno estemporaneo (ad esempio quello degli affitti brevi per t…