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Ai Colleghi Docenti e Ricercatori

I miei impegni

Alla luce delle considerazioni raccolte nel programma e proposte alla riflessione comune, pensando a voi colleghi docenti e ricercatori, vorrei dirvi che punto… 

  • a concrete azioni perché ogni componente della nostra comunità possa raggiungere ed esprimere il proprio massimo potenziale, senza subire discriminazioni e con le stesse opportunità, correggendo al bisogno distorsioni e diseguaglianze di genere;
  • a riservare risorse economiche adeguate e a distribuirle con equilibrio, per alimentare opportunità di crescita accademica a chi contribuisce con passione e competenza a creare valore con il proprio impegno concreto e di qualità nella ricerca, nella terza missione e nelle attività di formazione;
  • a soddisfare il diffuso bisogno di normalità e di uscita da un modo di lavorare costantemente “in emergenza”, provvedendo maggiore chiarezza sulle procedure, snellimento negli adempimenti amministrativi interni, che appesantiscono inutilmente l’ordinarietà dei nostri compiti, più supporto in quelli dettati da esigenze esterne;
  • ad accrescere il senso di appartenenza alla comunità e il senso del rispetto per ogni ruolo, nei rapporti tra il personale docente e ricercatore e il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, promuovendo collaborazione e cooperazione;
  • a potenziare le infrastrutture e i servizi per la ricerca, e metterle a sistema per creare le condizioni di sviluppo di una ricerca di qualità, a investire per valorizzare e veicolare i risultati alla più ampia comunità scientifica e per attrarre i vincitori di bandi di alta qualificazione.

Per chi desidera approfondire

Il prestigio e la competitività di un Ateneo si fondano sulla qualità della didattica, sull’eccellenza della ricerca e su servizi adeguati a sostenere la crescita di studenti e docenti in un contesto sempre più competitivo e internazionale. Il nostro Ateneo, come molti altri in Italia, si confronta con sfide complesse che richiedono una visione strategica chiara e lungimirante, anzitutto per attirare e gestire in maniera oculata le risorse acquisibili.

L’aumento delle borse di dottorato e delle posizioni da ricercatore a tempo determinato generato da una congiuntura positiva dell’era post-pandemica non è stato accompagnato da misure strutturali capaci di garantire una prospettiva professionale sostenibile. Questo ha alimentato una forza lavoro precaria, priva di certezze sul futuro e con il rischio concreto che, terminata la fase attuativa nel 2026, molti talenti formati in questi anni restino senza prospettive di stabilizzazione. A ciò si aggiunge l’inerzia nell’attuazione della normativa sul preruolo, che continua a penalizzare i giovani ricercatori, figure fondamentali per l’innovazione del sistema universitario.

Allo stesso tempo, nonostante il progresso registrato tra il 2019 e il 2023, il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) è stato recentemente gravato da ingenti tagli, mettendo a rischio una virtuosa evoluzione del sistema universitario nazionale. La mancanza di risorse certe e la necessità di diversificare le fonti a cui attingere spinge gli Atenei a una competizione sempre più serrata, spesso giocata su criteri quantitativi, in molti casi in un territorio circoscritto con dinamiche di finanziamento locale che tendono a mantenere un generale equilibrio, indipendentemente dalle capacità e dai meriti.

Modello di governance condivisa per l’utilizzo delle risorse

In questo scenario, ritengo importante incentivare un modello di governance che garantisca trasparenza nell’allocazione delle risorse, valorizzi il ruolo dei Dipartimenti nel processo decisionale, responsabilizzandoli nell’uso delle risorse ricevute, e che devono trovare ragione nel quadro generale di una visione strategica forte e condivisa. Ritengo altrettanto importante non rinunciare a quella resilienza necessaria per adattarsi a contingenze straordinarie, o estemporanee, non programmate o programmabili. 

La gestione delle risorse economiche dovrà rispondere ai principi di equità ed efficacia. È mia intenzione garantire una distribuzione basata su criteri chiari, condivisi, che tengano conto del valore scientifico della ricerca, della capacità di essere trasferita e dell’impatto sociale delle attività svolte. Pertanto, manterrò e alimenterò con costanza il confronto con i Dipartimenti, e punterò a rafforzarne l’autonomia per l’utilizzo delle risorse assegnate, da investire responsabilmente per il raggiungimento di obiettivi coerenti e plausibili. 

Reclutamento

Il reclutamento del personale docente e ricercatore deve essere basato su un patto che ci veda convergere per lavorare ad obiettivi comuni. Lo strumento con cui il patto si esplicita non può che essere il Piano Strategico: a partire da quello in vigore, transiteremo verso un nuovo PS 2027-2029 che delineerà le nostre prospettive di crescita e per le quali riceveremo – e dovremo continuare a cercare – risorse.

È fondamentale adottare una programmazione delle assunzioni in linea con le esigenze didattiche e con le prospettive di crescita nelle altre missioni, assicurando stabilità al corpo docente e favorendo il necessario ricambio generazionale. 

I reclutamenti non potranno prescindere dal valore delle persone, in termini di qualità scientifica, di capacità didattica e di sviluppo dell’Impegno Pubblico e Sociale nelle sue diverse espressioni, garantendo pari opportunità di ingresso per i giovani a prescindere dal genere, valorizzando allo stesso tempo le competenze di chi già opera all’interno del nostro Ateneo. 

Traduzione della qualità della ricerca per essere valutati e attirare risorse

Come noto, siamo chiamati necessariamente a muoverci in un contesto in cui le condizioni di accesso alle risorse pubbliche è condizionato da un sistema di regole, parametri e indicatori che spesso non ci soddisfano o che non condividiamo del tutto nella loro logica, ma con cui dobbiamo giocoforza confrontarci.

Confrontarci con questo sistema non significa lasciare che determini dall’esterno i nostri indirizzi di ricerca o adottare una logica di mero “inseguimento” delle risorse economiche. Certamente confrontarsi significa anche interrogarsi e rivedere quel che si realizza, ma soprattutto, quel che ci occorre è uno sforzo per “tradurre” al meglio il valore che continuamene generiamo nel “linguaggio”, alle volte appunto insoddisfacente, degli indicatori, in base ai quali si decide anche 

l’assegnazione di quota parte del finanziamento ricevuto dal MUR, con la cosiddetta premialità. La doverosa preoccupazione per la “performance” va quindi declinata con un impegno per migliorare anzitutto la valorizzazione di quel che è presente già nel nostro patrimonio, offrendo al contempo strumenti, specie lì dove si avviano nuove ricerche o iniziative, perché estrarre le evidenze della qualità sia più semplice e meno oneroso.

Supporto alla ricerca 

Innalzare la qualità della ricerca e la sua visibilità rappresenta un punto cruciale per la competitività del nostro Ateneo e lavorerò perché ci siano più risorse su cui contare. 

Mi impegnerò affinché siano destinate adeguate risorse al sostegno della scrittura dei progetti, per incentivare la partecipazione a bandi nazionali e internazionali, premiando chi attrae finanziamenti qualificati e chi produce risultati di impatto pubblico e sociale 

L’Università deve aiutare tutti noi a fare ricerca, produrre innovazione e trasferirla al territorio: gli uffici amministrativi saranno chiamati ad essere alleati attivi in questo processo. Mi impegno dunque a facilitare il lavoro mettendo a sistema e implementando meccanismi e servizi che facilitino i ricercatori, in particolare i più giovani, nel cogliere le opportunità di finanziamento, li accompagnino nella gestione amministrativa dei progetti, nella valorizzazione dei risultati scientifici e nel trasferimento tecnologico.

Sarà poi importante garantire l’accesso equo alle risorse acquisibili con canali diversificati che, riconoscendo la centralità della ricerca sperimentale e di base e stimolando la progettualità in tutti i settori ERC, dovranno assicurare la continuità della ricerca anche per le aree con minore opportunità di accesso a fondi altamente qualificati. 

Sarà una priorità anche migliorare la visibilità della ricerca attraverso i siti WEB dei Dipartimenti così come su piattaforme informative internazionali. Mi impegnerò anche affinché ci sia maggiore consapevolezza e ottimizzazione nell’uso delle risorse informatiche a disposizione dei ricercatori, sia hardware che software, a livello di Dipartimento che di Ateneo.

Alleggerimento dei compiti, pulizia nei regolamenti  

Lavorerò per promuovere un approccio all’applicazione delle normative e dei regolamenti che sia più collaborativo e meno burocratico, per rendere più chiare e fluide le fasi dei vari processi amministrativi legati al fare ordinario e straordinario, con una più definita competenza dei diversi ruoli (personale docente e ricercatore – personale tecnico-amministrativo) in modo che tutti sappiano esattamente cosa ci si aspetta, da chi e come procedere. L’impegno è a razionalizzare e standardizzare la normalità, anche con il supporto dell’AI generativa, per snellire, velocizzare e facilitare l’ottemperanza alle regole che governano i processi, cercando di eliminare – dove esistenti – i vincoli introdotti da un’interpretazione eccessivamente restrittiva delle stesse. 

Sarà prioritario rivedere alcuni processi considerati maggiormente critici (quali a titolo esemplificativo la  gestione degli acquisti, l’accoglienza e la gestione dei visiting professor) e migliorare il sistema generale di informazione verso il personale docente (ad esempio costruendo dei kit, in italiano e inglese, utili in particolare per i nuovi assunti, che raccolgano le principali informazioni sull’accesso e il funzionamento di servizi utili allo svolgimento del lavoro all’interno dei dipartimenti, o sulla fruizione di servizi gestiti dall’amministrazione centrale). 

Docenza di qualità

Ritengo prioritario garantire una didattica solida, inclusiva e innovativa, capace di formare le nuove generazioni in un mondo del lavoro in continua evoluzione. La ricchezza dell’offerta formativa che immagino per il futuro del nostro Ateneo dovrà scaturire dal confronto, nutrirsi di collaborazione, e realizzarsi valorizzando la libertà di insegnamento all’interno di una visione condivisa. Al contempo, l’attrattività dell’offerta non si potrà misurare solo sui numeri che attrae – e che non possiamo pensare di continuare ad aumentare senza considerare le implicazioni che i numeri comportano -, ma occorrerà riflettere sulla qualità della didattica che peraltro non può esaurirsi nell’adempimento di scadenze e requisiti formali, ma deve poggiare su contenuti aggiornati, metodologie efficaci e una comunità accademica messa in condizione di operare al meglio.

Per questo vi inviterò a pensare non in termini di chiusura dei corsi di studio, ma a valutare sulla base di evidenze la possibilità di ridisegnare quei percorsi che risultano meno attrattivi, rendendoli più aderenti alle esigenze del presente. Sarà una revisione condivisa, orientata alle nuove competenze da formare, con obiettivi chiari e basata su modelli che valorizzino il legame tra ricerca e didattica, innovativi anche grazie all’uso intelligente delle tecnologie e delle modalità blended, dove opportuno.

La qualità non può prescindere da un’organizzazione più efficiente: punterò a semplificare i processi, soprattutto ad alleggerire il carico amministrativo per i docenti, attraverso un supporto tecnico più forte e centralizzato, e a valorizzare comunque chi si rende disponibile ad impegnarsi. Priorità sarà data a migliorare la l e la comunicatività dei siti dei Corsi di Studio, consentendo una gestione più autonoma, semplice e coerente, pur all’interno di un quadro di necessaria uniformità.

La digitalizzazione della didattica non sarà un fine, ma uno strumento: accompagneremo docenti e ricercatori nello sviluppo di competenze digitali, fornendo formazione e strumenti per creare esperienze didattiche efficaci, anche attraverso l’uso responsabile delle registrazioni e la progettazione di corsi blended. Mi impegnerò per realizzare, dove possibile, ambienti flessibili per una didattica sperimentale che stimoli l’apprendimento attivo e interdisciplinare, con esperienze che connettano cultura umanistica e scientifica.

Miglioramento degli ambienti di lavoro e vita accademica

L’università deve essere un luogo accogliente, inclusivo e stimolante, in cui si favorisca il dialogo e si promuovano iniziative di benessere organizzativo. Mi impegnerò a creare un ambiente che favorisca la crescita professionale e personale di tutti i suoi membri, il consolidarsi di uno spirito di comunità, la conciliazione dei tempi di ricerca, studio e lavoro: rendendo gli ambienti più confortevoli, permeabili, accessibili anche con modalità e orari più flessibili, attrezzandoli per attività di collaborazione creativa e feconda, che favorisca il contatto e la contaminazione tra generazioni e tra le aree disciplinari; che curi le persone e alimenti la curiosità intellettuale, il bisogno di soste e di cura di sé.

Mi impegnerò perché i docenti che operano presso le sedi decentrate non percepiscano condizioni di marginalità o siano penalizzati dagli aggravi logistici derivanti dall’andare ad insegnare e fare ricerca lontano da Trieste.

Conoscendo bene lo stato dei nostri edifici e delle infrastrutture, non smetterò di impegnarmi per un utilizzo più strategico dei fondi per il loro miglioramento, per modernizzare i laboratori, per dotarli di attrezzature all’avanguardia, laddove possibile metterli in rete e ottimizzare le risorse per il loro funzionamento, garantendo un’adeguata manutenzione. Altrettanta attenzione sarà garantita al mantenimento della consistenza e qualità del patrimonio bibliotecario e delle banche dati, necessari elementi per supportare una ricerca di qualità.