L’utilizzo delle chatbot è prevedibile che si espanderà nei prossimi tempi, sia a livello di interazione di base per l’indubbia praticità nel disporre di repertori di risposte a quesiti ricorrenti, sia per la progressione nei modelli di IA e per lo sviluppo di sistemi di programmazione accessibili tramite linguaggio naturale. Il loro utilizzo non può però essere un automatismo dettato dallo sviluppo tecnologico: ci sono implicazioni a più livelli, che richiedono lo sviluppo di policy adeguate.
Le policy dovranno anzitutto essere differenziate per contesto d’uso (didattica lato studenti, didattica lato docenti, apprendimento, ricerca, amministrazione…), specificando i criteri di impiego. A titolo esemplificativo, occorre chiarire questioni come l’utilizzo e l’affidabilità di AI Detector (attualmente bassa, con un eccesso di falsi positivi), l’insostituibilità della relazione diretta con docenti e tutor nella stesura e nella revisione di elaborati, la trasparenza nel ricorso a strumenti di IA nell’elaborazione di ricerche e analisi, la proprietà dei dati utilizzati nelle elaborazioni stesse e la verifica delle proprietà intellettuali (fornire o aver fornito elementi originali e non ancora divulgati, ad esempio nella scrittura di un progetto, rappresenta un rischio di esposizione). L’adozione di policy adeguate deve essere accompagnata dalla formazione per tutta la comunità accademica, sia per un utilizzo ordinario delle chatbot, sia per sviluppare ricerche che ne valutino l’impatto a medio-lungo termine.