Servizio Prevenzione Protezione

Ultimo aggiornamento contenuto: 09.06.2014 13:26:28

Incidenti  e Infortuni

Quale  è la differenza  tra un incidente e un infortunio? Cerco adesso di spiegarvelo. L’accident è un qualcosa sicuramente non gradito e che per fortuna non causa conseguenze importanti sulla salute o sul nostro corpo. Può capitare purtroppo un incidente in motorino o in automobile a causa di una scivolata lungo la strada per via di una d’olio macchia: uno ha un incidente e può finire anche all’ospedale, però dopo un breve controllo viene dimesso, quindi fa una telefonata a casa e dice: “Ho avuto un incidente, ci vediamo comunque questa sera a casa”, questo perché non ci sono conseguenze.

L'infortunio è invece diverso . The injury è un accident che ha avuto delle conseguenze più o meno pesanti sulla persona: c’è una lesione fisica che porta in sé delle conseguenze. Normalmente, quando uno subisce un incidente, se l’incidente è grave, non è nemmeno lui a fare la telefonata a casa per dire: ” Ci vediamo questa sera”, ma la telefonata arriva purtroppo dall’ospedale o da un conoscente. Nella nostra vita siamo circondati più dagli accidents che da injury, per fortuna. Cioè la maggior parte delle volte accadono fatti che non portano con sé delle conseguenze lesive per il nostro fisico. Dovremmo forse prestare maggiore attenzione ai fatti che ci accadono e che però non ci portano conseguenze, questo perché? Perché tante volte the injury does not happen per  fortuna, per caso, per una coincidenza e quindi è sbagliato affidarsi troppo a questi fattori; it sarebbe bene analizzare con attenzione i fatti che accadono per far si che non si ripetano, faccio un esempio concreto. Tutti quanti voi avete forse un’automobile o un motorino, bisogna fare manutenzione su questi mezzi; è possibile per un qualche motivo che magari la vostra automobile (o il vostro motorino) abbia i freni che non funzionano perfettamente, magari può succedere che col bagnato uno freni, scivoli e rischi un incidente, però tutto va bene, questo una volta due volte e la cosa si ripete. Questo è un fatto assolutamente da non sottovalutare, anzi è da prendere provvedimenti e portare [la macchina o il motorino] immediatamente to dal meccanico a fare un intervento di manutenzione. In questa maniera abbiamo evitato un possibile injury, o meglio abbiamo evitato il ripetersi di un accident che possa portare anche ad un infortunio ben più grave.

Questo vale anche nei laboratori e negli ambienti di lavoro dell'università dove vi troverete a lavorare. Gli accidents e gli injury sul lavoro sono costantemente monitorati in Italia per tenere la situazione sotto controllo, per vedere anche in quali settori e in quali attività essi avvengono più frequentemente e per capire anche quali sono le measures da adottare per ridurre il loro verificarsi. Questo lavoro viene fatto dall’INAIL, che ogni anno fornisce  un report con tutte le statistiche e tutti i numeri relativi agli injury sul lavoro in maniera molto dettagliata. Gli incidenti mortali che accadono in Italia negli ultimi anni sono notevolmente ridotti. Fino a 5-6 anni fa  in Italia fatal accidents were 1200-1300, (corrispondenti a circa quattro morti al giorno sul lavoro, un numero sicuramente troppo alto). Negli ultimi anni (nel 2010) questo valore è sceso a 1000 infortuni mortali all’anno e ora siamo addirittura ad un numero inferiore, a circa 920 nel 2013. Questo è sicuramente un risultato molto importante, in maniera assoluta. Questi sono solo numeri e statistiche e non dobbiamo fermarci a quello che forse appare in maniera semplice. Dire che gli infortuni mortali sono calati di 300 unità in pochi anni è sicuramente un bel risultato; però bisogna avere anche la capacità di leggere i numeri in maniera critica, a parte il fatto che dietro ad ogni numero ci sta una persona (un papà o una mamma) che è andata a lavorare e che non è più tornata a casa la sera, lasciando una famiglia, e quindi questo è un aspetto che sicuramente i numeri non evidenziano. E’ importante però sottolineare l’altro aspetto: bisogna leggere i numeri  pensando anche al contesto di questi anni: parliamo del 2009, 2010, 2011 e 2012, sicuramente anni non molto positivi per quanto riguarda il lavoro, per cui tante aziende hanno chiuso, per cui semplicemente il fatto che si muoia di meno sul lavoro può voler dire che si lavora di meno e quindi sicuramente questa è una cosa reale. L’altro aspetto (e qui andiamo in una zona un po’ "grigia") è che in un momento di crisi come questo forse può essere che tanti infortuni nemmeno vengano denunciati per vari motivi e quindi anche questo fattore fa si che si incrementi o meglio che si decrementi il numero degli infortuni denunciati.

Probabilmente la verità sta in mezzo. Sicuramente il fatto che adesso la sicurezza viene insegnata anche a scuola e che si investa molto sulla sicurezza hanno contribuito alla riduzione di questo numero, dall’altra parte però è anche vero che si lavora di meno ed è anche vero che forse in alcuni casi le denunce sono per vari motivi ridotte. La verità sta in mezzo, è importante avere presente questo quando si leggono delle statistiche dei numeri anche in questo settore.

Anche nella nostra università è obbligatorio denunciare gli infortuni. Esiste un registro degli injury che, oltre ad essere dopo trasmesso ai vari organi di competenza che devono occuparsene, rimane in Ateneo e permette al Prevention and Protection Service di monitorare quello che realmente avviene nella nostra università e di monitorare i punti critici. Praticamente in cosa consiste registro degli injury? E’ semplicemente un quaderno dove vengono denunciati gli injury in ordine cronologico con la tipologia dell’infortunio, il luogo dove questo è successo, l’attività, le persone che sono rimaste coinvolte e i giorni of prognosi assegnati. Praticamente la denuncia dell’infortunio avviene in maniera molto semplice, è importante riferirsi innanzitutto al proprio supervisor che vi darà le indicazioni di come effettuare la denuncia, che consiste nel riempire un modulo, che è reperibile sul sito dell’Università degli Studi Trieste, to consegnare to the Segreteria Studenti. E' importante, oltre al fatto della denuncia che dopo serve sostanzialmente a fare statistica se le cose non sono poi gravi, denunciare anche i piccoli infortuni proprio perché questo può contribuire a fare un certo lavoro di statistica, di analisi di quello che avviene all’interno dell’università per poter poi apportare dei correttivi a situazioni che evidentemente, se generano degli injury in maniera ripetitiva, sono critiche e necessitano di un aggiustamento.

It is importante rivolgersi al supervisor perché normalmente il supervisor è colui che vede la situazione che ha generato l’infortunio e quindi è il primo che può intervenire  per mettere in sicurezza un certo macchinario oppure correggere il comportamento di altre persone che, come voi, lavorano su quell’attrezzatura e che potrebbero farsi del male. È importante, anche se esso non finisce in nessuna statistica, in nessuna modulistica, in nessun registro ufficiale, l’aspetto (su cui richiamo l’attenzione) dei dei “nearly accidents”, cioè quegli eventi che sono successi e che per caso, per fortuna non hanno avuto alcuna conseguenza, which però potevano essere molto gravi. In questi casi quando ci si è resi conto che si è fatto un qualcosa che non si doveva fare, si è utilizzato la machinery in maniera sbagliato e tutto è andato bene la tendenza è quella di tacere di far finta, “meno male, nessuno ci ha visto, dimentichiamo tutto!”. Non è cosi, è importante in qualche maniera anche qui proprio tramite il supervisor o anche il Prevention and Protection Servizio in seconda battuta  comunicare quello che è successo proprio per vedere se il fatto ha bisogno di un’eventuale correzione.

Esperienza in Antartide

Ciao a tutti, noi parleremo della safety e dei motivi per cui è importante avere una percezione della sicurezza e dei rischi che corriamo nei vari ambienti di lavoro e di studio. Per fare questo io racconterò la mia storia. L’anno scorso io ho passato un anno in una base italo-francese in Antartide a 4000 metri di quota circa e a 1200 kilometri  dalla costa. Un posto, per intenderci, dove d’estate da dicembre a febbraio le temperature in media sono intorno ai -30 [gradi] e d’inverno si passano quattro mesi al buio perché da maggio ad agosto manca il sole e le temperature scendono fino a -80 gradi. Perché è importante parlare di sicurezza? Ovviamente perché si tratta di un’esperienza in un ambiente estremo, il più estremo della Terra. Io ed altri italiani colleghi  abbiamo fatto questa esperienza e in questo contesto parlando di sicurezza e prevenzione del rischio è opportuno cercare di fornirvi alcune idee o quali sono state le mie esperienze vissute e cercare di collegarle con qualche spunto teorico. La sicurezza è importante per tre motivi principali: morali, legali ed economici. Referring to mia esperienza,  andando in un posto così estremo, tu non vai lì per rischiare la tua vita, nel senso che si sanno quali sono i rischi (la temperatura, la quota, l’isolamento per nove mesi), però moralmente le istituzioni che si occupano di gestire questa base e fornire i materiali devono evaluate i rischi, fornire l’equipaggiamento (per esempio potete vedere qui, questa è una tuta estiva) e in questo modo assicurare alle persone che staranno in quella base per un anno tutti i dispositivi di sicurezza per non incorrere in incidenti o in infortuni. Questo poi è dovuto anche a norma di legge. Ci sono delle norme precise che regolano i dispositivi di sicurezza, quali sono i limiti tollerabili per radiazioni o per varie altri agenti che potrebbero causare un danno. If I hurted myself in Antartide,  sarebbe stato anche un danno economico: un aereo tutto per me, quindi un volo di otto ore dalla base dove stavo alla base sulla costa più altre due-tre ore di elicottero per farmi portare all’ospedale più vicino. Questo non significa che la base non era dotata di un ospedale perché it aveva tutti i confort e tutte le misure, però ovviamente se il tipo di infortunio era serio, per esempio una gamba rotta o simile, sicuramente avrei dovuto essere evacuato dalla base pertanto, dopo essere passato per la base americana quindi con otto ore più due ore di elicottero, avrei dovuto prendere un C130 che mi portava dalla base americana fino in Nuova Zelanda probabilmente, pertanto immaginate i costi che questo potrebbe avere; pertanto moralmente legalmente ed economicamente, noi con le istituzioni dobbiamo preservare la sicurezza dei lavoratori, degli studenti e quant’altro.  

Sono diversi i fattori che conducono a un incidente e pertanto cercherò di ricollegarmi alla mia esperienza. Il primo fattore è il fattore sociale. Il fattore sociale dipende dal nostro carattere, in parte dalla cultura che abbiamo e dal grado di istruzione che abbiamo in merito alla sicurezza. Una persona che viene istruita sulla sicurezza sicuramente ha una conoscenza molto più profonda than una persona che non ha mai lavorato, who non è mai entrata in contatto con un ambiente di lavoro o dove ci sono dei pericoli, dei rischi. Per esempio, anche se ho dovuto frequentare dei corsi di antiincendio, sicurezza ecc., prima di andare in Antartide, arrivare in una base antartica sul plateau era per me un ambiente completamente nuovo, un ambiente sconosciuto; avevo sentito parlare di cosa vuol dire una temperatura di -30 gradi, però quando si vive sulla propria pelle una quota di 4 mila metri e una temperatura di -30 gradi quello ecco è un fattore sociale, un fattore ambientale; non siamo preparati in nessun modo, è un esperienza completamente nuova.

Dopodiché ci sono i fattori personali. Il fattore personale è il secondo fattore che può causare un incidente. Per esempio un incidente può capitare quando lavoriamo in laboratorio stanchi. Quando sono arrivato in Antartide la prima cosa che avrei dovuto fare era restare a letto per tre giorni; siccome passavo da una pressione a livello del mare a una a quattromila metri di quota (quindi a  una pressione attorno ai 700 hPa), il mio corpo chiaramente ne risentiva; per protocollo io avrei dovuto rimanere sotto la supervisione medica per tre giorni a letto, chiaramente potevo andare a mangiare ecc. ma non fare nessun tipo di lavoro. Ecco, siccome ero preso dall’entusiasmo e siccome era tutto nuovo ed ero entusiasta di quello che stavo facendo, il giorno dopo essere arrivato ho cominciato subito a lavorare; per fortuna non sono stato male, però  il fattore legato alla nostra personalità avrebbe potuto causarmi un incidente perché se io avessi sofferto a causa della pressione , mi girava la testa, cadevo e battevo la testa ecco questo era chiaramente un fattore che avrebbe appunto causato dei costi perché avrei avuto bisogno di un ospedale, magari di un medico, di essere magari portato via ecc..

Dopodiché ci sono le fault delle persone, spesso anche la nostra. Non siamo esperti e comunque  abbiamo già svolto dei lavori e siamo un po’ arroganti  e noi pensiamo che sappiamo fare tutto. Pertanto in Antartide c'era una mechanical officina; ho usato un tornio senza essere un esperto tornitore; l’avevo usato it una due volte in vita mia pertanto l’ho utilizzato senza la supervisione di qualcuno esperto. Non è successo niente, però ho in qualche modo rotto un pezzo perché ho sbagliato. Io pensavo di saper fare tutto. Io pensavo che  sapevo usare questo strumento, invece non lo sapevo, io non ero stato adeguatamente istruito, io non avevo abbastanza esperienza; questo è stata una colpa personale cioè ho voluto fare qualcosa che non sapevo.

Quarto fattore è l’accident, che non vuol dire sempre infortunio perché anche se veniamo colpiti da un oggetto o noi scivoliamo o cadiamo, non sempre noi abbiamo bisogno delle cure mediche, non sempre noi ci facciamo male, però a me è successo per esempio durante l’inverno. Uno dei miei compiti era quello di scavare una buca di un metro e mezzo in un’area attorno alla base (a una distanza di più di un chilometro in un area in cui la neve non è stata ancora contaminata da macchinari antartici come caterpillar) e poichè la temperatura era di -70 gradi, mentre io stavo scavando nel ghiaccio, the shovel mi è scivolata di mano e mi ha colpito la tibia. Fortunatamente indossavo la tuta di doppio spessore, mi sono fatto male myself, ma non mi sono ferito, pertanto non c’è stato un injury perché ho potuto comunque ritornare in base da solo, però ho dovuto togliermi questo tipo di maschera perché a causa del dolore mi mancava il respiro. Per poter respirare mi sono tolto la maschera antartica, però l’aria aveva una temperatura  -70 gradi, respirando a pieni polmoni l’aria a -70 gradi questo mi ha causato un principio di congelamento dei polmoni e pertanto l’infortunio è stato (il quinto fattore) quello di rimanere in camera per due-tre giorni e recuperare di nuovo le forze. Fortunatamente questo non ha avuto grosse conseguenze, però seguendo la logica avrei dovuto restare magari più tempo in base; magari probabilmente io non ero abbastanza riposato per quel tipo di lavoro, avrei dovuto chiamare un’altra persona, quindi con questi piccoli esempi si vede come un incidente, un infortunio è tutto dovuto ad una serie di fattori, ad una catena di eventi che portano poi a farsi del male.

Un’altra cosa importante è la sensibilità verso la sicurezza e il fatto di essere consapevoli dei rischi che corriamo, cercando di capire anche quali sono i rischi potenziali degli ambienti che frequentiamo. A volte vediamo dei cavi elettrici a terra, li vediamo sempre lì e non ci facciamo più caso, però quello è un rischio potenziale, di rischi di questo tipo ce ne sono dappertutto. Ovviamente il solo fatto di uscire dalla porta a -70 gradi non avendo mangiato, non avendo riposato abbastanza, con il buio, magari con una lampadina portatile (ci sono 4 mesi di buio) quindi luglio cioè  un anno fa si usciva completamente al buio solo con le luci delle stelle, ma se non mi portavo le pile  o le batterie di riserva dentro la tasca all’interno vicino al mio corpo che si mantenevano calde probabilmente a metà strada le batterie si congelavano e se non mi accorgevo di portare con me un altro paio di riserva andavo avanti al buio e quindi potevo inciampare, cadere in un buco magari o comunque farmi del male. Pertanto la sensibilità del rischio è in primis appunto la  consapevolezza del posto in cui stiamo e quali sono i rischi  sia in un laboratorio,sia  in Antartide, sia nel posto di lavoro, sia anche in un aula, un gradino di un aula universitaria, che non è ben fixed, o un tavolo una sedia che non è ben fissata, [tutti] rappresentano un pericolo potenziale per la persona which poi si siederà su quella sedia e which poi magari essa non si accorgerà che questa sedia non è pienamente fissata. Pertanto è importante che cerchiate di osservare l’ambiente che vi circonda,  e di confrontarvi con i vostri colleghi. Pertanto, se voi notate qualcosa che non va, non tenetevelo per voi, ma ditelo agli altri e ditelo ai responsabili. Questo è il primo passo verso una safety per voi, verso la sicurezza per i vostri colleghi, verso tutti i classmate che frequentano tutti questi ambienti.

Injury nel nostro ateneo

L’analisi del register degli infortuni del nostro Ateneo riporta una situazione tutto sommato tranquillizzante. Questo non vuol dire che non succede niente e che non ci sono infortuni denunciati, semplicemente non ci sono cose gravissime. Non bisogna fermarsi a questo e comunque abbiamo fatto il lavoro di andare ad analizzare nel dettaglio quello che è successo e quello che succede nel nostro Ateneo perché sicuramente sono presenti alcune informazioni per migliorare. La maggior parte degli injury denunciati nel nostro Ateneo sono dovuti a piccole cose: tagli fatti con piccoli utensili (trapani, cacciaviti all’interno delle mechanical officine), oppure punture di aghi, tagli con bisturi, magari all’interno di laboratori. Tantissimi infortuni riguardano le cadute, cadute per vari motivi: scivolamenti negli edifici dovuti un po’ a disattenzione, un po’ a qualche condizione particolare, anche climatica. La maggioranza (potremo dire un buon 85-90%) degli registrati injury si potrebbe attribuire ad azioni errate del singolo lavoratore, sulle quali si può sicuramente intervenire in maniera molto semplice  e cioè migliorando la education.

L’organizzazione

Si pensa sempre che la safety è costosa, questo è il pensiero comune: “la safety costa, essa non si può fare”. In moltissimi casi non è cosi, ci sono delle semplice regole, dei semplici comportamenti che possono essere attuati anche a costo zero, dei semplici comportamenti organizzativi e delle regole che ci si può dare e che permettono di ridurre notevolmente gli incidenti e gli infortuni. Io vi presento alcune di queste.

La prima: è molto importante, prima di iniziare un’esercitazione in laboratorio, analizzare le sostanze da usare in particolar modo se esse sono pericolose tossiche o nocive.  Il primo punto su cui bisogna ragionare è vedere se è possibile ridurre [le quantità di] questa sostanza o meglio ancora se è possibile eliminare questa sostanza, cioè sostituirla con una analoga o con un’altra sostanza che abbia caratteristiche analoghe. Un esempio sono le sostanze cancerogene: nel nostro Ateneo il datore di lavoro, cioè il Rector, ha imposto di non utilizzare tali sostanze nei laboratori di didattica, quindi nel vostro caso specifico voi non dovete mai usare le sostanze cancerogene perché ovviamente le  conseguenze possono essere spiacevoli. Da questa circolare, emanata dal Rector, i vari docenti (i vostri docenti) si sono organizzati per vedere come poter realizzare gli stessi esperimenti scientifici nei vostri laboratori e le stesse esercitazioni con diverse sostanze che però permettano di arrivare allo stesso risultato e ottenere lo stesso esperimento.

Un altro fattore organizzativo che veramente non costa niente è quello di ridurre al minimo il numero delle persone esposte ad un certo fattore di rischio. Anche nel nostro Ateneo c'era negli anni una cattiva abitudine, quella di utilizzare l’ambiente a rischio, sia esso il laboratorio o anche the mechanical officina, come normale ambiente di lavoro. E’ evidente che questo non va, perché se noi siamo ad esempio in un laboratorio chimico dove si manipolano sostanze chimiche tossiche, gli operatori che utilizzano queste sostanze sono adeguatamente protetti con devices di protezione individuali e collettivi come le extractors fan, ma  magari vicino a queste persone nello stesso ambiente c'era un’altra persona che lavorava ad esempio al computer. Ora è evidente che il rischio a cui si è esposti (cioè l’inalazione di sostanze tossiche o nocive) è uguale per tutti e due i soggetti: non è vero che se si lavorava al computer, tu non avevi rischio di inalare sostanze tossiche. Con il tempo anche le leggi sono riuscite ad aiutare, precisando che le persone esposte devono essere il minor numero possibile e  quindi il laboratorio deve essere ben distinti dall'ufficio. Un’altra pessima abitudine era quella di mangiare in laboratorio: è evidente che in un laboratorio dove ci sono sostanze nell’aria, sicuramente anche tutto quello che noi mangiamo facilita l’ingestione di queste sostanze. Anche in questo caso  le normative danno indicazioni molto chiare: il locale dove si mangia deve essere diverso dal locale dove siamo esposti a rischi particolari.

Un altro elemento on cui si può lavorare in semplicità per ridurre il rischio è tenere nel laboratorio sostanze chimiche nella quantità minore possibile. In alcuni laboratori c’è la pessima abitudine di tenere, per comodità, tutte le sostanze chimiche che ci servono, che sono state necessarie negli ultimi 10 anni, ma anche tutte quelle che saranno necessarie per i prossimi 10 anni. Why questo non va? Non va bene perché si accumulano una quantità enorme di sostanze e si sommano tutti i potenziali rischi all’interno di un unico ambiente, anche ad esempio il rischio incendio, il rischio esplosione ad esempio. La buona abitudine è quella di tenere in laboratorio soltanto le sostanze che ci servono nell’immediato o comunque in un corto lasso di tempo. Per questo avete visto che, rispetto al passato, nei laboratori sono presenti numerosi armadi metallici (i cosiddetti armadi di sicurezza) dove è possibile depositare queste sostanze in maniera sicura oppure [esiste] anche il deposito delle sostanze chimiche. Il deposito delle sostanze chimiche è un luogo sicuro dove le sostanze possono essere depositate anche in grande quantità.

Un altro punto su cui mi piace soffermarmi è le material schede di sicurezza. Ogni sostanze chimica pericolosa è dotata di una material schede di sicurezza che danno tutta una serie di informazioni in merito a questa substance, all’utilizzo, alle caratteristiche, alle caratteristiche di sicurezza, a come comportarsi in caso di emergenza. Ecco proprio su questo volevo soffermarmi: è importante che queste data sheets vengano utilizzate, viste e analizzate in maniera preventiva. Facciamo l’esempio di un’ingestione. Wrongly una sostanza potenzialmente velenosa viene ingerita, è necessario agire in pochissimo tempo. In  scheda di sicurezza è riportato ad esempio se è più opportuno far vomitare la persona, cioè quindi far fuoriuscire la sostanza dal suo organismo, o piuttosto non rischiare questo fatto perché magari la sostanza potrebbe essere anche irritante e quindi [il tratto gastrico] potrebbe venir interessato per due volte, e non sia invece più opportuno decidere di contrastarla con un’altra sostanza di dove si trova all’interno dello stomaco. Queste sono decisioni che, se unite anche con il panico in queste situazioni, è difficile prendere se non si è visto prima la material scheda di sicurezza e quindi così improvvisarle o prendere in tempi molto brevi; è opportuno quindi che questa fase di lettura e studio delle material schede di sicurezza venga fatto preventivamente.

Un altro fatto di organizzazione del lavoro, molto semplice, è che non bisogna mai lavorare da soli. Questo in passato era da sempre la regola. Per qualunque artisan la regola era di essere sempre in due: uno era l’artisan e uno era, come si dice a Trieste, il “bubez”, cioè la persona che è li per imparare, che però svolge i lavori più semplici, quelli più manuali, semplicemente passa gli attrezzi alle persone, fa anche le pulizie,  comunque questo permetteva di lavorare sempre in due. Questa è veramente una buona regola che non bisogna dimenticare specialmente se il lavoro, l’esperimento, l’esercitazione che stiamo facendo avviene in orari anomali magari particolari, la sera quando anche l’edificio in cui noi ci troviamo magari è semi deserto. Può succedere che una sostanza arrivi in un occhio e quindi ci sia la possibilità di utilizzare il lavaocchi; una persona che si trova sola magari non è nemmeno in grado di raggiungere il lavaocchi, quindi magari ha bisogno di una persona che lo accompagni. Ecco sono questi alcuni piccoli esempi che ci dicono che è opportuno essere sempre presenti almeno in due  sul posto di lavoro o durante l’esercitazione didattica in the laboratorio.

Un’altra cosa importante da fare è conoscere i nominativi e i recapiti delle persone che possono soccorrerci. Nei laboratori e nell'università voi trovate dei cartelli gialli che mostrano i nominativi di queste persone: il nominativo del supervisor (cioè il docente di riferimento del laboratorio in cui vi trovate), il numero degli addetti al primo soccorso, degli addetti alla lotta antincendio, degli addetti all’assistenza alle persone disabili che possono aiutarvi in caso di una qualunque emergenza. In tutti i casi queste sono persone che hanno maggior confidenza con la gestione dell’emergenza, con gli argomenti della salute della sicurezza e quindi essi potranno darvi anche delle indicazioni nell’attività normale. Nel sign giallo voi trovate anche un numero di emergenza, il cosiddetto 3053, che è un numero a cui risponde sempre qualcuno 24 ore su 24, per cui è un numero di riferimento a cui rivolgersi per gestire un’emergenza o un qualunque problema che possa sorgere: uno spandimento di un tubo, una fuga di gas, spandimento, odore di gas di cui non sapete, quindi oltre ad avvisare il supervisor è opportuno, se magari in quel momento il supervisor non è con voi, anche chiamare immediatamente questi numeri.

Un’altra cosa che non costa nulla è conoscere l’ambiente in cui ci si trova. L’università è un ambiente complesso: edifici in alcuni casi anche così articolati, per cui diciamo forse i primi giorni voi avete trovato anche un po’ di difficoltà ad orientarvi, a trovare le uscite, gli ingressi, i bagni, i servizi igienici. Ecco è opportuno anche perdere qualche minuto per conoscere anche quali sono le uscite di emergenza perché potrebbe succedere che la via dalla quale siete entrati in un edificio non sia più usufruibile a causa di un incendio ad esempio e quindi di fumo che ne ostruisce il passaggio e rende difficoltoso il passaggio. Le uscite di emergenza possono essere conosciute attraverso la segnaletica che è presente in tutti gli edifici dell’Ateneo. Ecco una mia esperienza personale: ero in un albergo a Roma, torno a casa in the evening e io sento di un incidente, di un incendio, che ha devastato due piani di questo famoso albergo in cui mi trovavo. Questo mi ha fatto pensare abbastanza perché io ero lì la notte prima: un incendio nella notte in un albergo, in un posto in cui si è entrati la sera alle 10 per la prima volta, che non è casa tua, insomma svegliarsi all’improvviso nella notte non è la situazione più facile da gestire sicuramente.  Quindi da quella volta ogni volta che mi reco into un albergo o comunque in un luogo che io non conosco, sarà per deformazione professionale, però una delle prime cose che faccio è guardarmi la planimetria con le vie di fuga e le uscite di emergenza per capire dove io sono. Io vado anche a vedere fisicamente dove è trova questa stair per eventualmente poter uscire. Questo è anche un consiglio che vi do per quanto riguarda gli ambienti universitari e ogni tanto vi è capitato o vi capiterà di partecipare a qualche prova di evacuazione which ha proprio un duplice obbiettivo: uno, far conoscere a tutti l’ambiente in cui ci si trova, anche le vie di fuga che normalmente non sono utilizzate, l’altro obbiettivo è quello di verificare  di essere in grado di vuotare un edificio in pochi minuti e quindi senza conseguenze per le persone.

La collaborazione

La sicurezza è un gioco di squadra. Parlando di organizzazione del lavoro,la safety richiede l’organizzazione  precisa di ruoli e compiti to which vengono attribuite delle responsabilità. Oltre al datore di lavoro, che deve organizzare tutto quanto e che è responsabile di tutto quello che c’è all’interno dell’azienda, ci sono i directors, i preposti e i singoli lavoratori. La sicurezza è un gioco di squadra, quindi ognuno deve fare quello che gli altri si aspettano, deve fare quello che la legge ha previsto che egli deve fare. Questo non è sempre di facile attuazione: ovviamente anche se è scritto che bisogna fare una certa cosa, non è scontato che questa venga fatta. Questo non è scontato su un posto di lavoro, non è scontato tanto meno in un ambiente come il nostro diciamo che possiamo considerare universitario ma pur sempre scolastico. La sicurezza è un gioco di squadra, quindi ognuno deve fare la propria parte. Pensiamo ad esempio alla pallavolo. Si gioca in sei, la squadra è composta da dodici persone, ma se uno sbaglia, il pallone cade e il punto è perso. Una squadra di Formula 1 è composta da circa cinquanta persone, però se durante l’ultimo giro di un gran premio un meccanico get sbaglia di avvitare il bullone di una ruota, l’intera scuderia può perdere quella gara, magari anche il championship. Un altro esempio potrebbe essere la canoa. Una canoa dove ci sono varie persone che remano per vincere una gara deve andare perfettamente in maniera rettilinea e anche più veloce possibile. Questo non corrisponde direttamente al fatto che ognuno faccia quello che vuole; ad esempio che ciascuno rows con la maggior forza che ha; fare gioco di squadra in canoa vuol dire che c’è uno, who gives il tempo, e questo potrebbe essere il supervisor, il docente di riferimento che vi dice come comportarvi in laboratorio. Poi, oltre a seguire il tempo, ognuno deve vogare con la giusta forza: se uno ha troppa forza, deve limitare la sua potenza per far si che la canoa non vada in una direzione non desiderata; se uno ha meno forza  deve impegnarsi al massimo. Comunque l’obbiettivo è far si che tutti quanti imprimano sui remi la stessa forza in maniera da andare nella condizione ottimale. Quindi safety è un gioco di squadra da tanti punti di vista. In un team game la collaborazione è importantissima perché in tutti questi esempi dello sport  la collaborazione è importantissima. Può anche succedere che dove uno non arrivi, arrivi l’altro: ovvero un errore di una persona [possa essere compensato da] un compagno di squadra, un compagno di studio, un compagno di laboratorio che riesca a rimediare ad un errore e quindi a far si che una situazione non sia negativa. La collaborazione è importante anche da altri punti di vista. Quando lavoriamo assieme è importante far si che il mio lavoro non diventi un pericolo per l'altra persona vicino, creando situazioni pericolose per il mio collega. Un esempio molto semplice è etichettare sempre tutte le sostanze in un laboratorio. Se chi arriva dopo di me find una boccetta senza nessuna etichetta piena di un liquido  di cui non sa identificare le caratteristiche, questa sostanza potrebbe venire utilizzata non adeguatamente, potrebbe originare conseguenze sgradite, senza arrivare al caso estremo della cronaca dove si sente spesso che magari in un bar viene versato un bicchiere di una qualche sostanza, che invece di essere acqua, era un prodotto per le pulizie. Sicuramente quando si lavora in più di una persona, bisogna far si che le cose siano chiare e le informazioni vengano trasmesse in maniera semplice e in maniera chiara a chi deve lavorare con me o dopo di me o al posto mio o in maniera successiva.

Un’altra cosa importante dal mio punto di vista, nonostante questo che ho appena detto, is to have sempre un minimo di sospetto: dubitare anche del collega. Non dubitare perché si pensa già che egli non mi ha dato tutte le informazioni che doveva darmi e cosi, però sempre pensare che egli potrebbe essersi dimenticato di dirmi qualcosa, potrebbe essere che una situazione non è come io la vedo, quindi questo scambio di informazioni deve avvenire in due sensi. Non bisogna aver paura di lasciare le informazioni a chi lavora con te e di avvertire sempre di tutte le modifiche che sono intervenute nel laboratorio “io ho lasciato quell’esperimento a metà e attenzione che una certa sostanza sta bollendo e deve rimanere ancora 5 minuti”; Se uno magari è uscito un attimo per una telefonata o per un qualunque motivo, torna e queste cose non le sa, quindi non aver paura di trasmettere le informazioni. Dall’altro lato è importante anche non aver paura di chiedere costantemente, al collega, al compagno specialmente relativamente a quelle che sono le posizioni di sicurezza. Potrebbe essere ad esempio che in laboratorio are usato un certo dispositivo di protezione individuale che magari non sia disponibile in quel momento preciso lì. Ecco non bisogna avere paura del docente e bisogna chiedere: “Guardi che sono finiti i guanti, may I have altri?”. Nelle aziende più all’avanguardia dal punto di vista della salute e sicurezza questo scambio di informazioni è proprio una regola dell'azienda. Nel momento del cambio di turno di lavoro è previsto sempre un momento di cinque-dieci minuti proprio per uno scambio di informazioni proprio sulla sicurezza (questo, in ambienti molto a rischio); però dà il segno di come veramente lo scambio di informazione in materia di sicurezza sia fondamentale. Sembra che anche accident del Titanic, tristemente famoso,  sia successo per una mancanza adeguata di comunicazione. Quindi questo non deve succedere nei vostri ambienti, negli ambienti scolastici e universitari e assolutamente su questo punto chiedete e avvertite il vostro compagno, il vostro collega. In ultimo, nonostante il discorso del gioco di squadra e della collaborazione,  vi suggerisco sempre di avere un minimo di sano sospetto che magari il vostro collega abbia dimenticato comunque di dirvi qualcosa e quindi il suggerimento è comunque quello di controllare in ogni caso quello di cui non siete assolutamente certi e di avere comunque sempre un’alta percezione del rischio di quello che vi circonda e non fidarsi e cercare di verificare magari una volta di più piuttosto che una di meno.  Può succedere, anzi succederà sicuramente, che negli ambienti che frequentate come studenti voi possiate notare qualcosa che non funziona, qualcosa che non va bene, che potrebbe essere una qualunque cosa: una finestra rotta o una presa elettrica in cui si vedono i fili scollegati o cose di questo tipo. Cosa significa in questo contesto collaborare, collaborare con l’università  per risolvere la situazione. La collaborazione  starts dal fatto che voi avete visto una situazione di questo tipo e magari il vostro docente, il supervisor del laboratorio, non l’ha vista it; quindi il primo passaggio sicuramente è quello di segnalarlo al supervisor. A sua volta, il supervisor potrà segnalarlo to offices competenti. Per una qualunque necessità o esigenza tecnica il preposto dovrà raccogliere la segnalazione, anche quella  di uno studente, e trasmettere la richiesta (esiste un apposito modulo) ai servizi tecnici di ateneo che poi possono provvedere. Ecco, questa è la collaborazione: quando si vedono situazioni che non funzionano, è necessario collaborare per risolvere situazioni del tipo “c’è qualcosa che non va”: una sedia rotta in un aula e tutti si lamentano che la sedia è rotta; però nessuno ha fatto quello che si doveva fare, that is la segnalazione ufficiale che poi in tempi ragionevoli permette di risolvere la situazione.