Notiziario Epigrafico - Aquileia





1. La base di T. Annius Luscus

Base parallelepipeda in calcare di Aurisina [cm 67 x (67) x (68)], danneggiata nella parte posteriore e priva del basamento e del coronamento. La parte superiore è decorata su tre lati con un fregio dorico non canonico, a metope lisce, privo della regula e delle guttae e raccordato con il corpo del dado da una sorta di modanatura costituita da tre listelli lisci. Lo specchio epigrafico (cm 67 x 48) è privo di cornice. La faccia superiore [cm 67 x (68)] presenta l'anathyrosis. Rinvenuta nel 1995 negli scavi della Soprintendenza nel settore occidentale del Foro. Si conserva nella Galleria Lapidaria del M. A. N. di Aquileia. Un calco è stato collocato sul luogo di rinvenimento.



Le lettere (cm 5,6-3,9) sono incise con accuratezza e parimenti curata è l'impaginazione, che presenta una struttura paragrafata (cfr. S. PANCIERA, La produzione epigrafica di Roma in età repubblicana. Le officine lapidarie, in Acta Colloquii Epigraphici Latini (Helsingiae, 3-6 sept. 1991 habiti), Helsinki 1995, spec. pp. 333-334) con incolonnamento a sinistra e stacco tra la formula onomastica e il testo vero e proprio ottenuto con un leggero rientro (cm 4) a partire dalla seconda riga. I caratteri paleografici si inquadrano nella seconda metà del II sec. a. C.: P e C aperte, M molto larga con aste e angoli uguali, tratto orizzontale della L leggermente staccato dalla linea di base, punti quadrati a stella (cfr. R. ZUCCA, Sui tipi di interpunzione nelle iscrizioni latine dall'età più antica alla fine della repubblica, in Miscellanea greca e romana, XVIII, 1994, pp. 123-150, in partic. p. 134; G. BANDELLI, Ricerche sulla colonizzazione della Gallia Cisalpina, Trieste-Roma 1988, p. 63, nt. 25 e p. 79, nt. 96). Elementi di arcaicità si riscontrano anche nel formulario e nella morfologia: tri vir, hance, faciundam dedit, composivit, coptavit.

Il personaggio menzionato è indubbiamente T. Annius Luscus, uno dei membri della commissione incaricata nel 169 a.C. dal Senato romano di condurre nella città un supplementum di coloni (Liv., XLIII, 17, 1: cfr. G. BANDELLI, Politica romana e colonizzazione cisalpina. I triumvirati di Aquileia (181 e 169 a.C.), "AAAd" 30, 1987, pp. 63-76). Nato intorno al 200 a. C., T. Annius oltre che tri(um)vir colonis deducendis ad Aquileia (sulla posizione di questa magistratura straordinaria nel cursus cfr. E.T. SAGE - A.J. WEGNER, Administrative Commissions and the Official Career, 218-167 B.C., "CPh" 31, 1936, 1, pp. 23-32; R.D. WEIGEL, Roman colonial commissioners and prior service, 3Hermes2 93, 1985, pp. 224-231), fu uno dei legati inviati in Macedonia nel 172 a trattare con Perseo (cfr. G. CLEMENTE, "Esperti", ambasciatori del senato e la formazione della politica estera romana tra il III e il II secolo a. C., "Athenaeum" 54, 1976, pp. 19-52); fu pretore nel 156 e console nel 153; è ricordato inoltre come il più anziano dei senatori ancora nel 133 a.C., quando entrò in conflitto con Tiberio Gracco (cfr. J.VON UNGERN-STERNBERG, Die beiden Fragen des Titus Annius Luscus, in Scritti in onore di Antonio Guarino, I, Napoli 1984, pp. 339-348) Per la lunga carriera, che aveva portato fino a qualche anno fa a sdoppiare il nostro T. Annius in due personaggi distinti, padre e figlio (cfr. T.R.S. BROUGHTON, The Magistrates of the Roman Republic, New York 1951, pp. 413-414; 426; 447, 452), si vedano le precisazioni di E. BADIAN, Tiberius Gracchus and the Roman Revolution, in ANRW I, 1 (1972), p. 715, di G.V. SUMMER, The Orators in Cicero1s Brutus. Prosopography and Chronology, Toronto 1973, p. 40 (R 25), e di R. DEVELIN, Patterns in Office-Holding 366 - 49 B.C., Bruxelles 1979, p. 90, recepite in T.R.S. BROUGHTON, The Magistrates of the Roman Republic, vol. III, Supplement, Atlanta 1986, p. 16.

L'importanza del documento consiste nel fatto che abbiamo qui elencate esplicitamente per la prima volta alcune delle attività concretamente svolte in colonia dai triumviri: (cfr. E.T. SALMON, Roman Colonization under the Republic, London 1969, p. 19-20; H. GALSTERER, Herrschaft und Verwaltung im Republikanischen Italien, München 1976, spec. pp. 58-59; E.T. SALMON, La fondazione delle colonie latine, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Città, agricoltura, commercio: materiali da Roma e dal suburbio, Modena 1985, pp. 13-19; D.J. GARGOLA, Lands, Laws & Gods. Magistrates & Ceremony in the Regulation of Public Lands in Republican Rome, Chapel Hill & London 1995, spec. pp. 51-70, 80-86, 99-100).

Come in altre colonie dello stesso periodo (ad es. Luni, su cui cfr. F. COARELLI, Fondazione di Luni. Problemi storici e archeologici, "Centro Studi Lunensi. Quaderni" 10-12, 1985-87, pp. 17-36) anche ad Aquileia una delle prime costruzioni sacre si deve dunque a uno dei triumviri fondatori. T. Annius deve aver provveduto a scegliere l1ubicazione, a far trarre gli auspici augurali, a far costruire su suolo pubblico, attraverso le procedure e i controlli previsti dalla legislazione romana (faciundum dedit), e infine a far consacrare e a trasferire in potere della divinità tramite la cerimonia della dedicatio un edificio sacro situato nel cuore della colonia. Riguardo alla tipologia, all'esatta ubicazione di questa aedes e alla divinità a cui era dedicata non possiamo dire nulla. Circa la funzione dell'edificio, che deve essere stato realizzato negli anni del mandato triennale di T. Annius (169-167 a.C.), possiamo senz'altro pensare che in quell'epoca non fossero sorti ancora gli edifici specifici riservati alle manifestazioni della vita politica cittadina (curia-comitium) e che gli atti dei magistrati e dei sacerdoti e le assemblee del senato, che si dovevano tenere non solo in templo inaugurato, ma in un edifico coperto, avessero luogo in un'aedes, come è testimoniato, in casi eccezionali, anche per le riunioni del senato romano e per quelle, particolarmente solenni, di ordines decurionum di colonie e municipi. Se questa ipotesi coglie nel segno avremmo nella nostra iscrizione una serie di elementi coerenti per l'attività di T. Annius ad Aquileia: gli atti menzionati in seguito, infatti, sarebbero stati compiuti o quanto meno ratificati solennemente nell'aedes fatta costruire dallo stesso Annio, luogo di culto e insieme, secondo una fortunata definizione in auge ancora nella tarda antichità, templum ordinis. La formula leges composivit deditque conferma il fatto, ammesso per finora solo in teoria, che anche per le colonie latine, come per quelle romane e per le comunità peregrine, le norme generali dell'amministrazione venivano redatte e consegnate dal magistrato cum imperio che sovrintendeva alla fondazione (o, come nel nostro caso, alla rifondazione) o alla riorganizzazione in forme romane dei centri o delle comunità interessati, che quindi non partecipavano alla loro formulazione (cfr. G. TIBILETTI, DEAR, IV, 1956-57, s.v. lex, pp. 706 e 765; SALMON, Roman Colonization, pp. 19-20; GALSTERER, p. 59. Queste leges datae, elaborate sul posto e emanate con decreto del magistrato, vanno naturalmente distinte dalla lex rogata, approvata in precedenza a Roma dai comizi tributi, in base alla quale veniva deliberata la fondazione della colonia (per il supplementum poteva bastare un senatus consultum) (cfr. J. BLEICKEN, Lex publica. Gesetz und Recht in der römischen Republik, Berlin - New York 1975, pp. 165-166). Rispettando questo quadro generale i triumviri elaboravano i veri e propri statuti locali, che dovevano dettare norme precise per i diversi aspetti della vita pubblica della nuova comunità, che solo dopo aver ricevuto lo statuto fondamentale diveniva autonoma a tutti gli effetti.

Abbiamo qui un'ulteriore testimonianza (si veda anche CIL, V 8313 = CIL I2 2197 = ILS 5366 = ILLRP 487a = Imagines 208 = Inscr.Aq. 53: costruzione del diverticulum della via Postumia (post 148 a.C.) de senatous sent(entia); cfr. U. LAFFI, L'amministrazione di Aquileia in età romana, "AAAd", XXX (1987), spec. p. 46) che nella colonia latina l1organo costituzionale (più tardi chiamato ordo decurionum) aveva il nome di senatus. La formula senatum cooptare, meno frequente del più usato legere, sublegere, adlegere (cfr. U. LAFFI, I senati locali nell1Italia repubblicana, in Les «Bourgeoisies» municipales italiennes aux IIe et Ier siècles av. J.-C., Colloque, Naples 1981, Paris 1983, pp. 59-74, spec. p. 72, nt. 86) conferma che anche nelle colonie latine il senato veniva nominato inizialmente dal governo centrale e che, fintanto che non entravano in vigore gli statuti locali, il completamento del senato avveniva mediante il sistema della lectio magistratuale (cfr. GALSTERER, p. 59). Non è chiaramente interpretabile il ter, che indica la reiterazione dell1operazione di integrazione del senato aquileiese da parte di Annio. È infatti incerto se si debba pensare ad una lectio senatus operata in ciascuno degli anni in cui il triumvir rimase in carica, oppure a tre successive cooptazioni avvenute negli anni in cui si svolgeva il census a Roma (per la coincidenza, almeno dalla fine del III sec. a.C. tra l'attività dei censori in Roma e nelle colonie cfr. E. LO CASCIO, Le professiones della Tabula Heracleensis e le procedure del census in età cesariana, "Athenaeum" 78 ,1990, pp. 287-318; nel nostro caso sarebbero da considerare gli anni 168, 163, 158) In tal caso, però, bisognerebbe pensare che Annio agisse (almeno per le due volte successive alla prima) non più in qualità di triumvir, bensì fosse incaricato, forse nella sua qualità di patronus della colonia da lui rifondata, delle operazioni di censo nella colonia stessa (per questa prassi cfr. Liv., IX, 20, 10: Antiatibus qui sine legibus certis, sine magistratibus agere querebantur, dati ab senatu ad iura statuenda ipsius coloniae patroni).

Per quanto riguarda l'occasione in cui fu realizzata la base, si può pensare al decennio successivo alla presenza di T. Annius ad Aquileia, con un possibile terminus post quem al 167, se si pensa a tre successive cooptazioni del senatus aquilieiese nel corso del triennio del suo mandato come triumvir, e al 158, se si pensa a tre successive cooptazioni effettuate sotto la sua supervisione negli anni del census a Roma. Si spiegherebbe in questo caso anche l'assenza nell'iscrizione delle indicazioni relative alle tappe successive del cursus , per quanto l'impiego delle formule concise è caratteristica delle dediche poste da comunità italiche o provinciali a personaggi romani anche di rango elevato o nei casi di rapporti di patronato (cfr. R.WIEGELS, Iliturgi und der "deductor" Ti. Sempronius Gracchus, "Madr. Mitt.", 23, 1982, spec. pp. 166-167 e tavv. 33-34), nonché alla realizzazione della via Annia, che, se gli va attribuita, come è probabile, deve cadere nell'anno della pretura o in quello del consolato. L'alternativa possibile è pensare ad una commemorazione in epoca successiva, ma, in base alle caratteristiche del monumento, comunque entro il secondo secolo o, con qualche difficoltà, nei primissimi anni del I sec. a.C. L'iniziativa di commemorare la fondazione della colonia potrebbe infatti essere attribuita sia al senato aquileiese, in un momento particolarmente significativo, che potrebbe essere individuato, ad esempio, nel passaggio della città da colonia di diritto latino a municipio di cittadini romani (90 a.C.), sia a un magistrato urbano in occasione di qualche evento particolarmente significativo occorso nella colonia, e allora si potrebbe pensare, sempre a titolo di esempio, a Sempronio Tuditano o a qualche altro personaggio ricollegabile in qualche modo alle vicende della colonia aquileiese nel II sec. a.C. (per le varie possibilità si veda V. VEDALDI IASBEZ, Magistrati romani ad Aquileia in età repubblicana, "AAAd" 35, 1989, pp. 83-109) o personalmente a T. Annius con un rapporto di parentela (così recentemente G. Bandelli in occasione dei convegni di Modena e Aquileia sulla via Postumia). Il problema è stato proposto in passato anche a proposito della base per L. Manlius Acidinus, da alcuni ritenuta di poco posteriore alla fondazione della colonia e da altri attribuita ad un momento successivo (CIL I2 621 = CIL V 873 = ILLRP 324 = Inscr. Aq. 27: L. Manlius L.f. Acidinus triu(m)vir coloniae Aquileiae deducendae ; per la discussione sulla data del monumento cfr. G.BANDELLI, Le iscrizioni repubblicane, "AAAd" 24, 1984, pp. 190-192 e p. 194; M. VERZAR-BASS, Iscrizioni repubblicane. Considerazioni archeologiche e architettoniche, ibid., p. 228; G. BRUSIN, ad Inscr. Aq. 27. Per una data di poco posteriore al 181 cfr. anche WIEGELS, p. 166, nt. 51). È stato anche osservato che la base di L. Manlius Acidinus presenta tracce di rilavorazione e si è ipotizzato che fossero state scalpellate alcune righe di scrittura (cfr. BANDELLI e VERZAR-BASS, inoltre M. DENTI, I Romani a Nord del Po. Archeologia e cultura in età repubblicana e augustea, Milano 1991, p. 71). Il confronto con la base di T. Annius potrebbe suggerire l1ipotesi che in realtà ad essere scalpellata fosse una originaria decorazione della parte superiore della base.

C.Z.