SU AQUILEIA ROMANA
1. Il progetto
Da quello studio tralasciai allora di proposito il centro più importante, ossia Aquileia, ritenendo che, in considerazione della sua eccezionale importanza, esso meritasse una trattazione a sé stante. Ora è venuto il momento di riprendere e completare l'opera, anche se si tratta di un'impresa quanto mai ardua, a cominciare già dalla definizione dei confini di pertinenza dell'agro aquileiese, data l'impossibilità di distinguere gli insediamenti di epoca repubblicana da quella dei secoli successivi.
2. Fonti antiche e ricerca moderna su Aquileia
La "prima grande opera riassuntiva su Aquileia", com'ebbe a definirla Piero Sticotti nella sua recensione al volume appena uscito, aggiungendo la sua ammirazione per il lavoro "colossale" dell'autore che, "in un volume di presso che 600 pagine comprendeva la storia, la religione, la milizia, la politica, la pubblica amministrazione, l'industria e il commercio, la popolazione, il costume e l'onomastica"(nota 2), la prima grande opera riassuntiva su Aquileia dunque Ë quella di Aristide Calderini (nota 3) , che risale al 1930. Essa rimane una pietra miliare, fondamentale per la storia degli scavi e delle ricerche fino all'anno di pubblicazione; ma le acquisizioni in campo archeologico, topografico, epigrafico, linguistico e documentario in genere che si sono moltiplicate da allora fino ai giorni nostri, rendono necessari un aggiornamento e una revisione critica dell'opera in questione. Così soltanto si potrà tentare di comporre un quadro d'insieme pi˜ dettagliato e meno lacunoso - almeno fino a dove lo consentono le nostre attuali conoscenze - che possa ricevere conferma e apparire coerente anche sulla base della correlazione o del confronto con quanto si sa delle aree contermini, l'indagine sulle quali Ë andata a sua volta progressivamente precisandosi (penso alla pubblicazione di strumenti come la Carta archeologica del Veneto e quella della Lombardia, e a quella imminente del Friuli-Venezia Giulia).
2.1. L'epoca preromana
E' noto che solo a partire dagli anni '70 la ricerca archeologica su basi scientifiche ha cominciato ad avere in Friuli un considerevole incremento (nota 4): campagne di scavo, prospezioni archeologiche di superficie, inventariazione, schedatura e studio dei materiali; nel contempo si sono andate moltiplicando le iniziative di revisione di vecchie collezioni museali, integrate da ricerche nelle biblioteche e negli archivi; le indagini di scavo sono state pubblicate con rigore scientifico e una nutrita messe di programmi in corso o in fase di elaborazione, spesso con il sostegno e la collaborazione anche delle amministrazioni locali, arricchisce le prospettive future.
Tra le nuove acquisizioni in campo preistorico e protostorico, Ë sufficiente ricordare, solo a titolo esemplificativo, gli scavi di Pozzuolo del Friuli, di Udine, di Canale Anfora e di Aquileia medesima, oltre a quelli presso le foci del Timavo.
Le ricerche archeologiche iniziate nel 1979 dagli Istituti di Archeologia e di Storia antica dell'Università di Trieste e dalla Soprintendenza Archeologica e per i B.A.A.A.S. del Friuli-Venezia Giulia, in collaborazione con l'école FranÁaise di Roma, hanno consentito di mettere alla luce un insediamento protostorico di lunga durata, che si Ë rivelato tra i più importanti delle regioni nord orientali d'Italia; il sito per la sua posizione eccezionalmente favorevole, al centro della pianura compresa fra Tagliamento e Isonzo, con facilità di contatti commerciali e di approvvigionamento idrico, risulta frequentato anche in epoca più antica, forse fin dal Neolitico, e poi, con alterne vicende, in età romana, tardoromana e altomedievale (nota 5).
A partire dal 1985, importanti ritrovamenti archeologici nel centro storico di Udine hanno rivoluzionato le conoscenze sulla vita della città, permettendo di stabilire che l'abitato fu frequentato ininterrottamente - pur con probabili limitate crisi - dal Tardo Bronzo Medio-inizi del Bronzo recente almeno fino alla matura età del Ferro (vale a dire nel periodo di transizione tra il II millennio e i primi secoli del I) (nota 6).
Nei pressi di Aquileia, a canale Anfora (Terzo di Aquileia) Ë stata individuata un'area di una certa estensione abitata nell'età del Bronzo medio-recente (nota 7). E sempre in relazione alle fasi più antiche dell'abitato di Aquileia, indagini recenti (nota 8) hanno confermato quello che era già stato ipotizzato, sulla base di sporadici elementi presenti nelle collezioni museali, ossia l'esistenza di un abitato protostorico. Infatti scavi archeologici condotti tra il '93 e il å96 nella zona nord occidentale dell'odierno centro, nell'area dell'ex Essiccatoio Nord, hanno riscontrato la presenza di un abitato su bonifica, alla confluenza di due corsi d'acqua, collocabile cronologicamente fra il IX e l'VIII sec. a.C. Dai materiali protostorici rinvenuti, esclusivamente ceramici, emerge che nell'VIII secolo a.C. vi sono consistenti apporti veneti accanto a forme comuni all'area friulana e carsico-istriana. Questo fenomeno, riscontrato nei coevi abitati del Friuli, non sembra propagarsi ad oriente di Aquileia. Attestano la presenza di un centro, precedente alla colonia, inserito nelle correnti di traffico che percorrono l'Adriatico, i materiali di III sec. a.C., specialmente il vasellame a vernice nera di produzione forse etrusca o adriatica.
Indagini condotte negli anni '80 nel terzo ramo delle risorgive del Timavo (nota 9), dove già erano stati rinvenuti materiali di età romana e di età protostorica, hanno accertato due strati, dei quali, quello inferiore di materiale protostorico, databile ad una fase avanzata della prima età del Ferro, ossia all'VIII -VII secolo a.C. I ritrovamenti hanno confermato inoltre l'ipotesi di un punto d'approdo esistente fin dall'età protostorica, e la continuità della sua utilizzazione in età successiva.
Questi e altri consimili scavi di siti pre- e protostorici nel territorio vanno configurando un quadro dell'insediamento e del popolamento preromano diverso, anche se ancora frammentario e discontinuo, da quello che si aveva in passato, mentre le testimonianze che emergono dagli scavi stessi, e in parallelo le nuove acquisizioni della linguistica (da una parte due documenti che attestano l'uso del venetico sul litorale altoadriatico all'epoca della romanizzazione: un coccio iscritto da Marano Lagunare; un coccio dello stesso tipo da Stramare di Muggia; dall'altra l'accertamento del carattere incontestabilmente veneto del toponimo Aquileia, a lungo in passato ritenuto celtico) (nota 10), inducono a rivedere il quadro generale e a riconsiderare le vicende storico-culturali della regione friulano-giuliana nella tarda protostoria alla luce di una influenza culturale veneta che si va confermando sempre più estesa sia nel tempo che nello spazio.
2.2. Il periodo romano
Si tratta di contributi che, sorretti in genere da criteri metodologici molto rigorosi, concorrono a precisare e ad accrescere le nostre conoscenze sui processi di romanizzazione e organizzazione dei centri amministrativi e dei loro territori, facendo sentire nel contempo l'esigenza di disporre di un quadro il più possibile dettagliato e completo anche dei centri minori, di quelli che, con termine tecnico comprensivo di una realtà multiforme sia sotto il profilo giuridico-amministrativo che sotto quello sociale ed etnico, vengono definiti agglomerati abitativi secondari, e di cui le fonti letterarie ben di rado fanno menzione.
Va segnalato a questo proposito, per le prospettive nuove che offre alla ricerca, un contributo che - inserito nel più vasto ambito di un progetto internazionale che si propone lo studio e la catalogazione della tipologia e dell'evoluzione degli agglomerati abitativi secondari nell'Occidente romano - riguardando l'Italia settentrionale, investe direttamente anche il territorio aquileiese (nota 12). Esso affronta in maniera metodologicamente programmata i problemi connessi con l'individuazione e la catalogazione degli insediamenti cosiddetti minori, sulla scorta di un sistema di schedatura secondo parametri fissi. L'obiettivo di base di tale lavoro Ë una prima classificazione dei vici e delle altre forme di insediamento, al fine di costituire un quadro d'insieme in cui delle singole realtà insediative si possano individuare e seguire le fasi di sviluppo in senso diacronico, le loro peculiarità e, ove possibile, i loro legami e il loro ruolo nei confronti dei centri principali di afferenza.
Un altro campo di indagine che si Ë dimostrato tra i più fertili, anche per le prospettive che apre per la futura ricerca, Ë certamente quello che interessa lo studio degli aspetti economici di Aquileia e del suo territorio.
Dalle fonti letterarie emerge chiaramente come Aquileia svolgesse, fin dalla fase iniziale immediatamente successiva alla fondazione della colonia all'inizio del II sec. a.C., il ruolo di capolinea del traffico commerciale marittimo nell'area del Caput Adriae; per circa due secoli, fino all'età augustea, i rapporti commerciali si svolgono però prevalentemente via mare e con l'immediato entroterra. A partire dall'età augustea, la progressiva conquista e organizzazione dei territori transalpini, fra le Alpi e il Danubio, e di quelli illirico-danubiani a sud del Danubio e con la creazione degli insediamenti militari stabili lungo il limes del Danubio, si aprono nuovi ed ampi mercati di grande potenzialità commerciale (nota 13).
Il porto di Aquileia ebbe quindi, come Ë noto, a partire dall'età augustea ed in seguito a tali acquisizioni territoriali, una fase di forte incremento delle attività commerciali, dato che la sua collocazione geografica ne faceva il naturale sbocco al mare per tutto il retroterra transalpino norico e pannonico, come risulta chiaramente dalla citatissima descrizione di Strabone (5.1.8).
Le ricerche archeologiche degli ultimi anni e soprattutto lo studio dei materiali raccolti e catalogati per classi hanno confermato ed evidenziato la funzione emporiale ricoperta dalla colonia nordadriatica nei confronti delle popolazioni dell'area danubiana (nota 14).
Ulteriore conferma viene grazie lo studio della documentazione epigrafica: accanto al ruolo di primaria importanza ricoperto dai mercanti italici, fin dalle prime fasi della romanizzazione della Pannonia, si può cogliere quello di intermediazione esercitato da grosse famiglie aquileiesi (Barbii, Caesernii, Cantii, Dindii ecc.) nei traffici transalpini in età tardorepubblicana e imperiale (nota 15).
Sempre nell'ambito della ricerca sull'economia aquileiese, lo studio dei bolli su anfore e su laterizi, intrapreso in forma organica e sistematica già da anni (nota 16), costituisce un obiettivo che, arricchendo di problematiche nuove questo campo, potrà contribuire in prospettiva a far luce sui rapporti tra proprietà terriera ed attività artigianali; sull'articolazione interna della produzione; sul numero e sulle caratteristiche degli impianti produttivi, sulla circolazione dei prodotti.
Novità di carattere archeologico-topografico riguardano parte della Bassa pianura friulana: il territorio posto a sud ovest di Aquileia, dunque al di sotto della linea delle risorgive, era ritenuto paludoso e poco adatto allo sfruttamento agricolo, e quindi non centuriato.
Le ricerche condotte sul terreno in anni recenti hanno rivelato che la zona era invece popolata in modo capillare e pressoche continuativo fin dall'età repubblicana (nota 17).
Anche in un campo per lo più trascurato, quello cioè relativo agli aspetti sociali e culturali della conquista romana, una recentissima indagine apre nuove prospettive: si propone infatti di far luce sul ruolo che i fenomeni religiosi ebbero nel processo di romanizzazione della regione aquileiese, attraverso un'analisi dei singoli culti (suddivisi in ufficiali, importati, indigeni) considerati nella loro relazione con la storia politica e amministrativa della colonia aquileiese (nota 18).
3. Conclusioni
E' del resto ragionevolmente ipotizzabile che, proseguendo assiduamente nella ricerca archeologica, topografica, toponomastica, linguistica, ecc. in modo sistematico, con rigorosi criteri scientifici e con l'ausilio dei moderni mezzi tecnologici, le cognizioni fin qui acquisite potranno ulteriormente precisarsi, se non addirttura arricchirsi di elementi del tutto nuovi, finora scarsamente o affatto considerati, come recentissimi, importanti e numerosi ritrovamenti acquisiti in un periodo di tempo molto ristretto, persino nella stessa Aquileia, hanno sorprendentemente dimostrato.
nota 4: CASSOLA GUIDA, pp. 68-88 e EAD. pp. 621-650.
nota 5: Un'attivitý di campo durata oltre dieci anni e resa nota via via attraverso relazioni preliminari e notiziari, documentata ora compiutamente con la pubblicazione integrale degli scavi e del materiale: vd. CASSOLA GUIDA, BORGNA, EAD., pp. 59-72 e Pozzuolo del Friuli.
nota 6: VITRI, LAVARONE, BORGNA, PETTARIN, BUORA, pp. 71-122.
nota 8: MASELLI SCOTTI et alii, cc. 313-336; MASELLI SCOTTI et alii, cc. 192-199 e MASELLI SCOTTI et alii, cc. 267-272.
nota 9: MASELLI SCOTTI, cc. 449-450 e BERTACCHI, p. 643.
nota 10: PROSDOCIMI, pp. 15-42 e ID., pp. 314-316, 320, 321-322.
nota 11: Soltanto a titolo esemplificativo si vedano: Problemi storici ed archeologici ; Ricerche ; Tipologia d'insediamento; Cjasarsa ; Concordia e la X regio.
nota 12: MAGGI, ZACCARIA, pp. 163-180.
nota 14: Si veda ora RIGHINI, pp.135-198, con bibliografia precedente.
nota 16: STRAZZULLA; ZACCARIA, pp. 463-473 e GOMEZEL.