Aquileia - Esercito

Notiziario Epigrafico - Aquileia






6.b Militari a Aquileia


La presenza, in varie epoche, di corpi militari ad Aquileia è indagata da M. BUORA, Militaria da Aquileia e lungo la via dell'ambra (I sec. a.C. - I sec. d.C.), in Lungo la via dell'ambra, pp. 157-184, il quale, in un contributo che mette in luce soprattutto la meno sfruttata documentazione archeologica, come elementi della divisa (armi, parti del cingulum, fibbie) e finimenti dei cavalli, non trascura di presentare (per lo più con foto) alcuni documenti epigrafici significativi.

Per l'età tardorepubblicana, accanto al noto cippo lapideo a forma di elmo (cfr. SCRINARI, Catalogo, n. 314), è richiamata l'attenzione sulla stele del centurione della legio secunda Sex. Magius C. f., Patavinus (Inscr.Aq. 64).

Per l'età augustea si ricorda la presenza della legio VIII Augusta, cui apparteneva tra gli altri il soldato Q. Cerrinius Cordus, notevole per l'imponenza e la ricchezza decorativa dell'ara funeraria (Inscr.Aq. 2754) e della legio XIII Gemina, impiegata per lavori sulla strada per Tergeste (Inscr. Aq. 2784), di cui si conosce anche un primus pilus insignito di dona militaria (Pais, Suppl.It. 1163 = Inscr.Aq. 2787); numerose sono inoltre, per il medesimo periodo, le testimonianze della legio XV Apollinaris (CIL, V 891, 917; Pais, Suppl.It. 1161, 182; Inscr. Aq. 2791-2797 e 2799), molto ben attestata lungo la via dell'ambra.

All'anno dei tre imperatori va probabilmente attribuito il passaggio per Aquileia delle legioni VII e X Gemina (CIL, V 920, 926, 941 = Inscr.Aq. 2749, 2750, 2866).

Per l'iconografia della divisa militare è citata la stele del pretoriano C. Firmidius Rufus (CIL, V 912 = Iscr.Aq. 2835).

La fabbricazione di armi si ricava dall'esistenza di un gladia[rius] (Inscr.Aq. 68) e dalla famosa stele del fabbro (Inscr. Aq. 737 = SCRINARI, Catalogo, n.357 (con foto); discreta anche la documentazione sui suonatori, tibicines (Inscr.Aq. 2829; CIL, V 1027, manca in Inscr. It.), tra i quali figura anche un pretoriano aquilieiese tibicen a Roma (CIL, VI 2382).

C.Z.