Frammento in calcare [cm (70) x (116) x ?], probabilmente di base di statua votiva, resecata su tutti i lati, come appare anche dalla posizione asimmetrica del testo iscritto e dalla mancanza della parte superiore delle lettere della prima riga, per essere reimpiegata nella pavimentazione del Foro tardoantico.
Rinvenuto ad Aquileia nel 1995 in occasione degli scavi effettuati dalla Soprintendenza nel settore occidentale del Foro. Si conserva in situ.
Aebutia
Ursina
ex iussu
deae.
Le lettere (cm 7 - 5) presentano caratteri paleografici databili al II/III sec. d.C. Si tratterebbe della prima attestazione del culto diCaelestis a Aquileia.
Il reimpiego di questa iscrizione, insieme con altri elementi della decorazione, testimonia del progressivo degrado della piazza, in cui, accanto alle lastre originali in calcare (larghe 4 piedi) si notano evidenti rattoppi effettuati con lastre di varie dimensioni, ricavate da monumenti preesistenti, nonostante i divieti rivolti dalle autorità contro questa prassi e il corrispondente vanto di chi, come il governatore della Campania nel 333 d.C., provvedeva ad abbellire le città rifacendo i lastricati con lapidi fatte estrarre appositamente dalle cave e non tratte dai monumenti in rovina (CIL, X 1199 = ILS 5510 (Cimitile, da Abella): Barbarus Pompeian(us) v. c. cons(ularis) Kamp(aniae) civitatem [A]bellam nuda ante soli deformitate sordentem, silicibus e montibus excisis non e dirutis monumentis advectis, consternendam ornandamque curavit).
C.Z.