Notiziario Epigrafico
-
2. La dedica ad Artemide 'patria' dell'efesino Ti.Claudius Magnus
Una rilettura dell'iscrizione bilingue di Tib. Claudius Magnus, domo Ephesius e decurio coloniae Aquileiensium, che pose nel 256 d.C. una dedica ad Artemide (quella di Efeso, divinità "patria" del dedicante, e non l'etolica Laphria, come proposto da M. VERZAR BASS, "AAAd" 37, 1991, pp. 272-273) in onore della splendidissima colonia degli Aquileiesi e del collegio dei Nemesiakoi kunegatái, cultori della dea, di cui era patrono e la cui sede provvide ad ornare con opere in marmo (G. BRUSIN, in Hommages Herrmann, Bruxelles 1960, pp.219-227; AE 1961, 213; J. et L. ROBERT, Bull.Ep. 1961, 847; Inscr.Aq. 182) viene fornita da L.BOFFO, Religione e caccia: un'iscrizione "efesina" ad Aquileia, in Italia sul Baetis. Studi di Storia Romana in memoria di Fernando Gascò, Torino 1996, pp. 137-151, la quale, oltre a correggere parecchi errori materiali e qualche svarione interpretativo dei precedenti editori ed esegeti (di recente FORTÉA LOPEZ, p.265, n.93), fornisce acute osservazioni circa le fasi di preparazione e incisione del testo, disegnato prima a pennello e inciso con qualche variante rispetto alla prima stesura, di cui restano tracce sulla superficie marmorea, e non prima inciso e poi corretto a vernice come pensava il Brusin.
Quanto all'oggetto dell'offerta evergetica, viene precisato che non di un "tempio grandioso" si tratta (come ritenuto dal Brusin, in ciò seguito da quasi tutti gli studiosi), bensì del luogo di riunione del collegio dei Nemesiaci, probabilmente un templum/schola dotato di un cortile porticato; inoltre la "skoútlosis" sta a indicare il rivestimento in marmo dei muri, cui apparteneva forse anche la lastra con la dedica, e non una pavimentazione in opus sectile (vista la data dell'iscrizione) o in mosaico, come recentemente proposto (vd. rispettivamente VERZÀR BASS, p.273; FORTÉA LOPEZ, p. 266).
C.Z.