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Antonio Di Vilio

Inherent Vice di Thomas Pynchon: sorveglianza, diritti civili e la fine degli anni ’60 a Los Angeles.

Corso di Dottorato in Studi Linguistici e Letterari, Università di Trieste e Università di Udine, Sede amministrativa Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e Società (DILL) - Via Mantica, 3 - UDINE

Cosa racconta Inherent Vice di Thomas Pynchon? Inherent Vice (2009) di Thomas Pynchon è una detective story ambientata tra la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70 a Los Angeles, uno degli epicentri della controcultura statunitense in cui l’autore visse durante la sua giovinezza. Il romanzo racconta le investigazioni del detective hippie Doc Sportello, dietro le quali si celano storie di potere, corruzione, segregazione sociale, disparità, violenza razziale e sfruttamento del territorio: tutti temi che hanno contraddistinto fin dal principio la narrazione noir di Los Angeles. Quali sono i temi esplorati nel romanzo? Partendo dallo stile hardboiled di Raymond Chandler e di James M. Cain e attraversando l’estetica post-noir del cinema di Robert Altman – The Long Goodbye (1973) – e dei fratelli Coen – The Big Lebowski (1998) –, Pynchon esplora la relazione che, a Los Angeles, si instaura tra lo sviluppo capitalista, la riorganizzazione dello spazio urbano e le comunità che hanno fronteggiato tali dinamiche creando diverse forme di organizzazione sociale. In particolare, Inherent Vice racconta la fine dell’utopia della controcultura all’indomani degli omicidi ad opera della setta Manson che, come scrive Joan Didion nel saggio The White Album (1979), segnano in modo brusco la fine degli anni ’60. Pynchon mostra come il tramonto dell’utopia sia dettato dall’urgenza di rendere Los Angeles la città perfetta, il Paradiso in Terra: in questo processo la polizia cittadina, insieme ai developers, ha occupato un ruolo di primo piano, sorvegliando la popolazione e attuando una serie di cambiamenti strutturali che hanno portato non solo alla distruzione dell’ambiente naturale ma anche alla segregazione e allo sfollamento di intere comunità di residenti, dagli afro-americani ai chicani. In Inherent Vice si rievocano infatti diversi eventi cruciali della storia dei diritti civili americani, dalla battaglia di Chavez Ravine alla Rivolta di Watts dell’agosto 1965 (già raccontata da Pynchon in un suo famoso articolo apparso sul New York Times); il narratore mostra i diversi piani federali e della polizia atti ad arginare il fervore contro-culturale e le organizzazioni politiche dal basso – dai comitati anti-Vietnam al movimento Black Panthers – con programmi di spionaggio, corruzione e violenza. Attraverso il caos collettivo e la paranoia degli anni ’60 post-omicidio di J.F. Kennedy, Pynchon analizza il momento in cui la società di Los Angeles, metropoli postmoderna per eccellenza, arriva ad identificarsi con ciò che il filosofo Gilles Deleuze chiama “la società del controllo”.

Che legame può sussistere tra l’America degli anni ’60 e quella di oggi? Le problematiche razziali, la polarizzazione politica e la speculazione territoriale sono ancora oggi temi di grande rilievo, come dimostrano i recenti eventi di Capitol Hill, l’uccisione di George Floyd, la nascita del comitato Black Lives Matter e le numerose manifestazioni per i diritti civili; in modo analogo, la scelta dei termini usati comunemente dai mass-media e dai cittadini per definire queste dinamiche rivela importanti questioni ideologiche. La differenza tra “riots” e “protests”, ad esempio, risulta cruciale, oggi come negli anni ’60, per una corretta narrazione di tali passaggi storico-sociali e, non a caso, sono gli stessi personaggi di Inherent Vice a sollevare questa problematica nel corso della narrazione. Inoltre, questo romanzo viene pubblicato nel 2009, dopo la fine della presidenza di George W. Bush, caratterizzata da una politica fortemente conservatrice e segnata dalla guerra in Iraq: è proprio attraverso la lente degli anni 2000 – dopo l’arresto di Rodney King nel 1992 – che Pynchon riprende il racconto della Los Angeles di fine anni ’60, degli USA di Nixon e Reagan (all’epoca governatore della California) e del conflitto in Vietnam. Qual è lo scopo di questa ricerca? Partendo dal romanzo di Pynchon, la ricerca mira ad analizzare le conseguenze delle logiche tardo-capitaliste nell'era dei diritti civili a Los Angeles e a riflettere su come l’autore rielabori, circa 40 anni dopo, la narrazione caotica degli anni ’60, che sono anche gli anni in cui il suo romanzo The Crying of Lot 49 (1966) segna un cambiamento radicale nella detective fiction e nella stagione postmoderna americana. Da un prospettiva post-postmoderna, questo studio raccoglie ciò che sembra essere l’invito di Inherent Vice a una ricognizione degli anni ’60 come crocevia della storia americana, ovvero il momento in cui la nazione intera è costretta a confrontarsi di nuovo con le proprie scelte ideologiche e culturali.

Autori ed affiliazioni

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1Dottorato in Studi Linguistici e Letterari, Università di Trieste e Università di Udine, Sede amministrativa Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e Società (DILL) - Via Mantica, 3 - UDINE

Contatto

Antonio Di Vilio, email: divilio.antonio@spes.uniud.it

Riferimento bibliografico

Antonio Di Vilio
Security and Surveillance: Los Angeles Police and Land Abuses in Pynchon’s Inherent Vice
Journal #5 2021. (Forthcoming).


Informazioni aggiornate al: 25.6.2021 alle ore 12:44