Corso di Dottorato in Scienze dell'Antichità (interateneo Università di Trieste – Udine – Venezia)
La “crisi del III secolo” è stata considerata dagli storici una fase di profondo travaglio politico, economico e sociale che investì l’Impero Romano nel periodo compreso tra la morte di Alessandro Severo (235 d.C.) e la salita al potere di Diocleziano (285 d.C.). Oggi, tuttavia, si tende a ridimensionare la portata di questa crisi, leggendo questo periodo soprattutto come una fase di trasformazione. Ho deciso, così, di analizzare le dinamiche di occupazione e le evidenze materiali di età imperiale provenienti da un’area ben delimitata, in modo da valutare su un campione concreto di agro centuriato l’incidenza dei fenomeni riconducibili alla cosiddetta “crisi del III secolo”.
L’area di indagine, compresa nel territorio degli attuali comuni di Sesto al Reghena e San Vito al Tagliamento (Pordenone), si colloca nell’agro di Iulia Concordia, colonia dedotta, probabilmente, tra il 42 e il 40 a.C. in un sito precedentemente occupato da un abitato protostorico. Una fitta rete di strade collegava la città e la pianura di destra Tagliamento agli altri centri dell’Italia nordorientale (Figura 1).
Figura 1: Viabilità nel territorio di Iulia Concordia
In seguito alla deduzione di Iulia Concordia, il territorio ad essa assegnato, compreso tra i fiumi Livenza e Tagliamento, venne interessato da un totale riordino, con la suddivisione centuriale della pianura a nord della città fino alla linea delle risorgive. Lo sviluppo insediativo dell’area campione riflette le dinamiche in atto nel territorio concordiese: alle prime scarse tracce della presenza romana, databili tra il II e il I sec. a.C., si avvia tra la fine del I secolo a.C. e i primi anni del I sec. d.C. l’occupazione della pianura centuriata, con una capillare distribuzione di ville, fattorie, aree produttive e aree funerarie. La situazione sembra mutare nel III sec. d.C., quando si verifica una brusca contrazione della piccola proprietà e degli abitati minori, mentre quelli maggiori sembrano subire una riconversione degli ambienti residenziali in senso utilitario e produttivo. Apparentemente, quindi, i dati sembrano sostenere la lettura tradizionale, che lega fenomeni quali la contrazione della piccola proprietà o la conversione in senso produttivo dei settori residenziali di alcune ville rustiche alla crisi del III secolo.
L’esame delle evidenze dal sito di Gorgaz a San Vito, però, offre preziosi spunti di riflessione, che consentono di delineare un quadro più articolato. Le evidenze archeologiche collocano a Gorgaz un’importante villa urbano-rustica di età romana ben inserita nel reticolo centuriale, posta a breve distanza dalla via che risaliva la sponda destra del Tagliamento verso nord. Il complesso, esteso per circa 8 ettari, era diviso in due settori: una parte residenziale, cui va riferita la pianta parziale ottenuta da un rilievo geomagnetico eseguito nel 1982, e un’area dedicata sia allo sfruttamento agricolo sia alle attività produttive, come la produzione di laterizi. Lo studio dei materiali archeologici, oltre a indicare la continuità di vita del sito tra la fine del I sec. a.C. e il IV-V sec. d.C., sembra confermarne la tenuta anche durante la critica fase di III sec. d.C. Tra i reperti presi in esame, si ricordano, ad esempio, piatti e coppe in terra sigillata africana di produzione A e C, databili tra l’inizio e la metà del III sec. d.C. e di frammenti di anfore africane inquadrabili tra il II e il IV sec. d.C. Ancora al periodo tra II e III sec. d.C. è riferibile un gruppo di oggetti in bronzo di particolare valore: un bronzetto raffigurante Ercole in riposo, un’applique a testa di Medusa e una rara insegna (Figura 2).
Figura 2: Bronzetto di Ercole in riposo da Gorgaz.
Tali evidenze suggeriscono la buona capacità economica degli abitanti della villa di Gorgaz, che, in controtendenza rispetto al progressivo declino del sistema insediativo, non solo attraggono beni dal Mediterraneo orientale e dall’Africa, ma riescono anche ad acquisire beni di un certo pregio.
Questa situazione, che non appare isolata nella stessa area di indagine, sembra costituire la spia di un cambiamento strutturale della proprietà agraria, con una gestione accentrata dei fundi. Le ville più importanti, come Gorgaz, potevano assumere la conduzione, il controllo e il coordinamento delle vaste tenute agrarie sorte dopo la contrazione della piccola proprietà. I dati del settore considerato possono essere paradigmatici delle trasformazioni in atto nell’agro concordiese nel III secolo, i cui esiti condizioneranno l’assetto del territorio nella tarda antichità.
Informazioni aggiornate al: 29.4.2021 alle ore 06:59
Contact: Webmaster - Dottorati Home pagina curata da: la Segreteria Dottorati di ricerca
Piazzale Europa, 1 - 34127 - Trieste, Italia -
Tel. +39 040 558 7111 - P.IVA 00211830328
C.F. 80013890324 - P.E.C. ateneo@pec.units.it