del 22 maggio 2001
Il 22 maggio 2001
nell’Aula Magna della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e
Traduttori si è tenuta una Giornata di Studi organizzata del Centro Studi e
Ricerche per la Pace dell’Università di Trieste,intitolata “Ambiente e Guerra.
Contributi scientifici, riflessioni, testimonianze”. Al convegno, realizzato con
il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio,sono intervenuti dieci
relatori, mentre tre, impossibilitati a venire hanno comunque mandato la loro
relazione. È stato preceduto, la sera del21 maggio, dalla proiezione di due
documentari, l’uno sulla situazione sanitaria dell’Iraq dopo dieci anni di
embargo, e il secondo sulle conseguenze ambientali, sociali e sanitarie dei
bombardamenti della Serbia. Entrambi i video, opera di cineasti indipendenti,
non erano mai stati proiettati a Trieste. Al termine si è svolto un dibattito
alla presenza di una sessantina di persone.
Il convegno si proponeva lo scopo ambizioso di trattare, attraverso una serie di
casi esemplari, la relazione biunivoca tra la guerra e l’ambiente naturale o
umano in cui il conflitto si svolge. Di tutte le attività umane,la guerra appare
di gran lunga la più antiecologica: le risorse spese nei conflitti sono
dissipate senza che, globalmente, ne derivi alcuna contropartita. Le guerre di
questo secolo hanno poi un connotato particolarmente grave. Già negli anni ’60
era stato notato che il rapporto tra i civili e i militari morti nel corso di un
conflitto, che all’inizio del secolo era di uno a venti, si era invertito. Oggi
si può dire, paradossalmente,che la morte del combattente in divisa è poco di
più di un caso improbabile. In questo quadro lo sviluppo delle armi di
distruzione di massa ha giocato un ruolo determinante: la prima Convenzione
internazionale sul bando delle armi chimiche è del 1925, la Convenzione sul
bando delle mine antiuomo del 1998. All’interno di questo intervallo temporale
si situa tutta la serie degli accordi sul disarmo nucleare. Tutti i Trattati
sono parziali, riguardano cioè una sola specie d’arma all’internodi una classe
d’armamento, oppure non sono stati ratificati da tutti i paesi o non sono stati
ratificati completamente; molti Trattati sono anche largamente disattesi. Del
problema delle armi di distruzione di massa hanno trattato, da diverse
angolazioni, le relazioni di Baracca (nuova corsa agli armamenti), Demagistris
(mine antiuomo), Fieschi (armi nucleari) e Hussain (proliferazione nucleare).
Giorgio Cortellessa ha invece presentato il tema dell’uranio impoverito. Nella
seconda parte del convegno hanno trovato posto relazioni su argomenti più
specifici, ciascuno caratteristico di una ristretta area geografica: il Kurdistan
iracheno (Nagm e Issamadden- che ha sostituito Laura Schrader), la Somalia (Abbas
Sufi), l’India (Lazzarini),la Serbia (Grzetic). Quest’ultimo relatore ha poi
evidenziato l’aspetto forse più inquietante delle guerre più recenti, la
possibilità di utilizzare le strutture industriali del paese nemico come arma di
distruzione di massa: da questo punto di vista i bombardamenti delle industrie
chimichedella Serbia sono più che eloquenti. Si potrebbe dire che non
esistonopiù armi che non siano di distruzione di massa.
Del secondo percorso della relazione biunivoca tra ambiente e guerra, quello che
individua le cause dei conflitti nella lotta per l’accesso alle risorse
naturali, si è invece parlato molto poco, e solo nelle relazioni di Baracca e
Lazzarin, giacché i due relatori che avrebbero dovuto sviluppare più estesamente
questo aspetto (Nebbia e Isaac) non hanno potuto intervenire. In particolare
l’assenza di Isaac, dovuta alle difficoltà logistiche derivanti dalla situazione
di guerra in Palestina, testimonia della drammatica attualità dei temi trattati.
Il Convegno e le proiezioni hanno avuto un buon successo di pubblico ed anche
una discreta attenzione da parte della stampa. Tra gli altri, ha mandato una
lettera di saluti il Ministro dell’Ambiente, Bordon. Il tono del convegno,sempre
limpidamente scientifico senza mai divenire eccessivamente specialistico,ha
certamente contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa. È anche il caso di
aggiungere che il convegno ha offerto un’occasione per dare voce ad alcuni
studenti e giovani laureati dell’Università di Trieste. Attualmente è in corso
la preparazione degli Atti che si prevede di pubblicare entro la fine dell’anno.
Il Centro Studi e Ricerche per la Pace intende qui ringraziare tutte le
componenti dell’Università di Trieste e le singole persone che hanno
contribuito,finanziariamente o prestando la propria opera, al successo della
manifestazione:il Rettore (in nome del quale è intervenuta la prof.ssa Maternini),la
Fondazione CRT, il Consorzio per lo sviluppo Internazionale dell’Università di
Trieste e in particolare la sua segretaria, il Preside della Scuola Superiore di
Lingue Moderne che ha consentito l’uso della sede, i tecnici,gli interpreti
volontari e, per finire, il personale di Emergency e del Centro Studi Libertari
che hanno curato l’esposizione di pubblicazioni attinenti al tema del convegno.
Il Centro Studi e Ricerche per la Pace si augura che questa occasione sia un
passo concreto e positivo verso una fattiva e proficua collaborazione con
l’Università di Trieste che possa portare il tema della Pace a completare il
ventaglio delle discipline studiate ed insegnate all’interno della nostra
Università.
Centro Universitario Studi e Ricerche per la Pace