Oggi oltre un
miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all'acqua potabile, nel 2020
saranno più di tre miliardi. È un'utopia pensare che tutti nel mondo potranno
disporre dell'acqua tra vent'anni?Quali sono le soluzioni percorribili? È giusto
privatizzare e lasciare al mercato il compito di risolvere il problema?
Un'alternativa esiste e viene proposta dal "Manifesto dell'acqua" del Comitato
Internazionale per il Contratto Mondiale sull'Acqua, pubblicato anche in Italia
e vincitore nel 2000 del Premio internazionale delle scritture d'acqua.
L'acqua non deve diventare il petrolio di domani. Contrariamente all'idea che
l'acqua sia l'"oro blu", il Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale
sull'Acqua afferma che essa deve essere considerata come bene comune, patrimonio
dell'Umanità. Propone inoltre la definizione e la messa in opera di un sistema
pubblico di gestione delle risorse idriche organizzato dal livello locale a
quello mondiale, avente anche la funzione di "tribunale" per la risoluzione dei
conflitti e di garante dell'accesso per tutti nella quantità e qualità
sufficiente alla vita.
La sfida lanciata dal "Manifesto dell'acqua" si inserisce nella Campagna
mondiale che coinvolge ONG, Enti pubblici, Governi ed Imprese private,e che sarà
portato avanti nelle scuole sino al 2006. Ulteriori informazioni:www.contrattoacqua.it.