La rivoluzione boliviana del 1952: tra peronismo e panamericanismo
Tesi di laurea magistrale di
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Carlo Catapano
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Corso di laurea magistrale in
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Scienze internazionali e
diplomatiche |
Facoltà di |
Scienze politiche
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Università
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Alma Mater Studiorum Università di
Bologna
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Relatore |
prof. Loris Zanatta |
Correlatore |
prof.ssa Francesca Biancani |
Anno accademico |
2014-2015 |
La
rivoluzione boliviana del 1952 è stata uno dei fenomeni sociali e politici più
rilevanti della storia latinoamericana del XX secolo. Per origini e conseguenze
può essere inserita a pieno titolo nell’elenco delle grandi rivoluzioni sociali
della regione, insieme a quelle in Messico (1910), Cuba (1959) e Nicaragua
(1979). Tutte rappresentarono un momento di svolta per le rispettive storie
nazionali e allo stesso tempo una tappa importante dell’evoluzione delle
relazioni interamericane. In particolare, il moto rivoluzionario andino fu un
fenomeno radicale e profondo, che, da un lato, mutò le strutture fondamentali
della società, della politica e della cultura boliviane, dall’altro costrinse
gli Stati Uniti a ripensare il proprio rapporto e i termini fondamentali della
propria strategia nei confronti della regione latinoamericana.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di inserirsi nell’alveo della
letteratura storiografica che si è a lungo occupata del caso boliviano e della
conseguente reazione statunitense. Lo spunto iniziale della ricerca, comune alle
opere di molti storici, è stato il confronto tra la strategia nordamericana
rispetto alla rivoluzione andina e a quella guatemalteca. Nonostante le molte
caratteristiche comuni ai due fenomeni, infatti, il corso d’azioni seguito dal
Dipartimento di stato fu ben diverso: in Bolivia, gli Usa ricorsero ad un
approccio moderato e pragmatico, che permise loro di ricondurre nel campo
panamericano una rivoluzione nata sotto l’egida dell’antimperialismo; in
Guatemala, al contrario, agirono con aggressività e cinismo, favorendo il
fallimento dell’esperimento rivoluzionario e l’imposizione di un brutale governo
militare.
Rispetto alle analisi tradizionali, il lavoro si basa su di una peculiare chiave
di lettura del caso boliviano. Una chiave di lettura che, a differenza di altre
prospettive presenti in letteratura, potrebbe definirsi regionalista, nel senso
che si fonda sulla convinzione che analizzando le vicende boliviane alla luce
del contesto regionale sudamericano sia possibile giungere ad una più
approfondita comprensione delle caratteristiche assunte dalla rivoluzione e
dalla strategia statunitense.
La tesi di fondo è che la presenza nella regione di una forza politica come
quella dell’Argentina peronista abbia influito in modo decisivo nell’evoluzione
dei rapporti tra Stati Uniti e Bolivia. Il progetto panlatino di Juan Domingo
Perón e la sua ambizione di riunire in un blocco antistatunitense i Paesi della
regione vengono presi in considerazione come variabili determinanti delle
dinamiche innestatesi dopo il successo della rivoluzione boliviana. Il fattore
argentino è quindi inserito nell’insieme di elementi – economici, sociali e
ideologici – che gli storici hanno utilizzato per far luce sull’anomalia della
strategia nordamericana nei riguardi della Bolivia.
La chiave di lettura adoperata è rispecchiata dalla struttura del testo. La
prima parte è infatti interamente dedicata alle relazioni argentino-statunitensi
durante gli anni del primo governo di Perón (1946-1955). L’attenzione è rivolta
innanzitutto allo stato dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’area
latinoamericana negli anni successivi al conflitto mondiale. È stato poi
dedicato un ampio spazio all’effetto dirompente che la politica estera argentina
ha avuto sulle relazioni emisferiche. Partendo dall’analisi dell’ideologia
peronista e della tercera posición – cioè, la dimensione internazionale
del progetto politico di Perón – viene fornita una cronologia delle tappe più
significative della sua evoluzione storica e una valutazione finale dei
risultati effettivamente raggiunti.
Il secondo capitolo è una ricostruzione delle relazioni tra Argentina e Bolivia
a partire dalla comune esperienza dei colpi di stato militari dei primi anni
Quaranta. In questa parte del lavoro si sottolinea lo sviluppo parallelo delle
vicende politiche interne dei due Paesi e si evidenziano i legami venutisi a
creare tra di essi nel corso del decennio precedente la rivoluzione del 1952.
Aspetto centrale del capitolo è il rapporto tra il nazionalismo argentino e
quello boliviano, tra peronismo e Movimiento nacionalista revolucionario (Mnr).
Particolare attenzione è dedicata ai vincoli politici, ideologici, economici e
personali che unirono il governo di Buenos Aires ai vertici del partito
nazionalista che avrebbe guidato la rivoluzione boliviana. La ricostruzione di
tali vincoli è stata effettuata a partire da un’attenta analisi dei documenti
originali dell’archivio del Ministero degli esteri argentino. La consultazione
di queste fonti primarie – e delle opere biografiche dei leader boliviani
in esilio in territorio argentino – ha permesso di delineare un quadro più
dettagliato e originale delle relazioni politiche tra i due Paesi.
La terza e ultima parte del lavoro è incentrata sui rapporti tra Bolivia e Stati
Uniti dopo il successo della rivoluzione. In questo capitolo ci si sofferma
prima sull’evoluzione della relazione tra Paz Estenssoro e la Casa Bianca, sia
in termini assoluti sia alla luce della ingombrante presenza del peronismo nella
regione. Si tenta, successivamente, di definire il peso assegnato dagli Usa alla
variabile argentina al momento dell’elaborazione della propria strategia in
Bolivia. Infine, ritornando allo spunto inziale dell’intero lavoro, viene
rielaborato il confronto tra le risposte statunitensi alle rivoluzioni di
Guatemala e Bolivia alla luce dell’analisi regionalista sviluppata nei capitoli
precedenti. Viene cioè integrata la variabile del peronismo nelle
interpretazioni fornite dagli storici, tentando di ottenere una più efficace
spiegazione del differente trattamento riservato dagli Stati Uniti ai due Paesi.
Oltre ad
aggiungere un ulteriore tassello all’interpretazione del singolare caso
boliviano, il lavoro propone anche uno spunto di riflessione sul tema più vasto
delle relazioni tra Nord e Sud America. L’analisi fornita, infatti, dimostra che
le variabili interne alla regione abbiano avuto un peso rilevante
nell’elaborazione della politica emisferica degli Stati Uniti e che siano dunque
imprescindibili per la comprensione degli avvenimenti latinoamericani. Omettendo
tali fattori, si corre il rischio di svolgere analisi eccessivamente appiattite
sulla prospettiva statunitense e poco attente al ruolo svolto dai Paesi della
regione nella determinazione delle vicende politiche sudamericane.
Note biografiche sull’autore
Carlo Catapano è
tirocinante trimestrale presso l’Instituto de Iberoamerica de la Universidad de
Salamanca.
Per contattare l’autore:
carlo.catapano@studio.unibo.it