Il pensiero economico di Che Guevara
Scheda tesi di laurea triennale
Tesi di laurea di
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Graziella
Carlassare
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Corso di laurea in
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Governo delle
amministrazioni |
Facoltà
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Scienze politiche |
Università
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Università
degli studi di Padova
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Relatore
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prof. Davide
Gualerzi
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Anno accademico |
2011/2012 |
Questo lavoro di tesi tenta di separare l’uomo che si definisce comunista,
idolatrato dal mondo intero come “rivoluzionario”, per studiarlo nel suo solo
pensiero economico. Cerca di conoscere la sua idea di pianificazione socialista,
che rappresenta un’alternativa comunista democratica al modello sovietico. Un
modello economico diverso, che permette di capire il fallimento della politica
economica di paesi definiti “comunisti” e, forse, di dare anche una diversa
risposta alle crisi economiche che hanno segnato la storia del mondo capitalista
negli ultimi vent’anni. Un insieme di concetti e ipotesi che potrebbe permettere
di costruire una diversa economia, una società diversa, un “uomo nuovo”.
Partendo dal pensiero economico del Che si vuole pertanto cercare di capire i
limiti dell’economia comunista dei paesi sovietici o della Cina e conoscerne i
lati positivi per poterli valorizzare in un’economia mista come lo è stata, e lo
è tuttora, la nostra.
Guevara difendeva la pianificazione centrale, contro la
legge del valore e contro le fabbriche autonome regolate dal mercato,
intendendola come l'asse portante del processo di costruzione del socialismo,
capace di liberare «l'essere umano dalla condizione di cosa economica».
Difendeva l'educazione comunista contro le motivazioni monetarie individuali
dettate dal puro egoismo e dalla smania dell’avere, per formare una società dove
valori come solidarietà ed etica sono il risultato della formazione della
coscienza di un “uomo nuovo”.
Un’introduzione al contesto sociopolitico ed economico di Cuba al tempo di
Ernesto Guevara, consente di collocare storicamente le caratteristiche
principali del sistema elaborato dallo stesso Guevara: il sistema budgetario, la
legge del valore, la funzione del denaro e della banca, i prezzi, lo scambio
ineguale, la pianificazione, la formazione dei quadri e dell’uomo “nuovo”, il
lavoro volontario, il sistema salariale, l’incentivo morale, la lotta al
burocratismo, lo sviluppo tecnico e scientifico.
Gli
scritti di Che Guevara, ripresi nelle pubblicazioni dell’economista cubano
Carlos Tablada (Il pensiero economico di Che Guevara, 1987), di Roberto
Massari (Che Guevara. Pensiero e politica dell’utopia, 1987), che
ripercorre la biografia del Che e il suo ruolo nella rivoluzione e nel governo
cubano, e nel più recente lavoro di Vasapollo (2007), permettono di enucleare le
caratteristiche del sistema di finanziamento di bilancio o, come lo definisce
Vasapollo, budgetario. Adottato nel Ministero dell’industria a Cuba nel 1963 (Minind),
tale sistema, che differisce da quello adottato negli altri ministeri cubani
(agricoltura, commercio interno ed estero) e nella stessa Unione Sovietica del
tempo, prevede un budget destinato dal piano alle imprese consolidate.
Le differenze con il
sistema a calcolo economico sono molteplici:
1)
concetto d’impresa. Nel modello del calcolo economico è concepita come un’unità
di produzione, con personalità giuridica propria, mentre per il Che è «un
conglomerato di fabbriche o di unità produttive che hanno una base tecnologica
simile, una comune destinazione della propria produzione» definita impresa
consolidata;
2)
merce. Nel sistema del calcolo economico ogni trasferimento di prodotto tra
un’impresa e l’altra genera una transazione mercantile; nel sistema budgetario è
merce solo quando è nella sfera del consumatore finale;
3)
denaro. Nel modello del calcolo economico il denaro è anche mezzo di pagamento,
mentre nel sistema budgetario ha funzione solo aritmetica e di conto;
4)
banca. Nel sistema del calcolo economico l’impresa ha fondi propri, che gestisce
attraverso la banca, il rapporto che ha con la banca è di natura privatistica,
essa da prestito con interesse; nel sistema budgetario, l’impresa non ha fondi
propri, bensì dei conti attivi e passivi con la banca centrale, dispone di un
budget in base al piano; tutti gli introiti sono trasferiti dalla banca centrale
allo Stato. Essa stessa è un’impresa statale;
5)
controllo di gestione. Nel modello del calcolo economico è concesso un
decentramento spinto, mentre nel sistema budgetario di finanziamento si basa su
un controllo centralizzato dell’attività dell’impresa;
6)
relazioni mercantili. Nel calcolo economico le relazioni di mercato non vengono
a essere compresse, bensì alimentate continuamente; nel sistema budgetario di
finanziamento sono “compresse” dal sistema stesso: tra le imprese consolidate ci
sono semplicemente contratti di consegna e corrispondenti ordini di acquisto
come i rapporti nelle multinazionali;
7)
il lavoro. Nel calcolo economico si preferisce il lavoro a cottimo e gli
incentivi materiali; nel sistema budgetario di finanziamento sono importanti il
lavoro a tempo, gli incentivi morali e, se materiali, collettivi;
8)
legge del valore. Nel sistema budgetario la legge del valore funziona, ma viene
controllata, attraverso il piano: sono fissati prezzi differenti per la
popolazione in base al costo effettivo, aggiustati in più o meno a seconda se
soddisfano bisogni secondari o primari.
Il filo conduttore del
sistema budgetario è rappresentato dalla pianificazione, nel pensiero del Che la
pianificazione socialista democratica. Obiettivo
primario del sistema della pianificazione è migliorare la capacità di soddisfare
i bisogni degli esseri umani, promuovendoli al grado superiore in modo
progressivo, e tenendo in considerazione che l’insieme dei bisogni non è un
insieme chiuso e definito a priori, ma è in costante evoluzione e rappresenta il
contenuto reale di ciò che chiamiamo processo economico e sociale. La
pianificazione appare lo strumento migliore per perseguire una razionalità
sociale, inclusiva di tutti gli aspetti che tendono al miglioramento della
qualità della vita presente e futura (sanità, istruzione pubblica gratuita,
soddisfacimento dei bisogni primari, mantenimento dell’ambiente e sviluppo
sostenibile), in armonia con la razionalità economica e in contrapposizione
all’anarchia della produzione capitalistica.
Il laissez-faire
affidato alla “mano invisibile” del mercato non soddisfa, infatti, il
raggiungimento automatico dell’equilibrio; l’aumento del Pil registra crescita
economica, ma semina disuguaglianze, aumenta il gap tra regioni ricche e
povere, genera consumismo sfrenato in nome dell’aumento della produzione, e
lascia alle generazioni future un pianeta privo di risorse, inquinato e pieno di
rifiuti.
Inoltre il Pil rappresenta un indicatore limitato, inadeguato ad esprimere un
reale benessere, tanto che molti studiosi hanno costruito degli indicatori di
tipo qualitativo, orientati a far emergere altri aspetti della società oltre
alla sommatoria di reddito, come, ad esempio, il Pil verde, l’Isu, il Gpi.
Prevedendo, oltre a
tutte le fasi della produzione, l’utilizzo delle risorse fisiche, umane e gli
obiettivi sociali da raggiungere, la pianificazione è complessivamente
un’economia in
funzione della società. Attraverso la pianificazione, la policy può
definire gli obiettivi economici, e con essi quelli sociali e culturali di una
società. Ciò potrebbe permettere di perseguire una crescita economica supportata
da investimenti, formazione e ricerca nell’ottica di raggiungere il
miglioramento del tenore di vita di tutti, l’aumento delle esternalità positive
e la diminuzione di quelle negative legate alla produzione tipica del libero
mercato.
Solo attraverso la
pianificazione economica il decisore politico si fa promotore di obiettivi di
sviluppo, di miglioramento qualitativo della vita, getta le basi per una nuova
prospettiva che promuova economia plurale e solidale. Nello stesso tempo il suo
operato rappresenta una “istituzione” che può ridare fiducia alla politica.
Promuovendo il senso civico, il senso della cosa pubblica, non solo si mantiene
il capitale sociale o “assiologico” come definito da Giovanni Sartori, ma anche
lo si alimenta.
L’alleanza tra i popoli
dell’America Latina ed i paesi caraibici (Alba, Alleanza bolivariana per le
Americhe, promossa dal Venezuela e da Cuba, in alternativa all'Alca-Area di
libero commercio delle Americhe promossa dagli Stati Uniti), che, attraverso la
cooperazione politica, sociale ed economica, lotta contro la povertà e
l'esclusione sociale e il commercio equo e solidale (fair trade), il cui
obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, ma la lotta allo
sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche, politiche o sociali,
possono essere considerati esempi di questa tendenza.
La pianificazione risulta quindi uno strumento alternativo di politica economica
per mettere in marcia la strategia dello sviluppo, guidandolo affinché i mercati
e la ricerca del profitto non impongano alla società la loro logica,
consustanziale allo sfruttamento, alla disuguaglianza e alle crisi, ma al
contrario che lo sviluppo della società contribuisca alla crescita economica.
Gli spazi di mercato, e i meccanismi che generano eccedenza, possono servire
agli obiettivi di una crescita stabile, compatibile con l’equità e con la
solidarietà sociale, così come il modello di democrazia partecipativa può
guidare lo sviluppo sostenibile ambientale e sociale.
Note biografiche sull’autrice
Laureata in Scienze politiche all’Università di Padova, lavora presso
un’amministrazione comunale. Si interessa allo studio dell’economia
politico-sociale e aspira a specializzarsi in sociologia economica.
Per contattare l’autrice:
graziellacarl@libero.it